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Venerdì, 26 Aprile 2024
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SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Buon Natale anche agli evasori fiscali che stagione dopo stagione riescono a farla franca

Mazzarò è un mezzadro diventato ricchissimo derubando e lasciando al barone suo padrone soltanto gli occhi per piangere. L’eroe della novella omonima di Giovanni Verga diventa così avaro e avido che sentendosi vicino a morire e non potendoli portare con sé stermina a bastonate gli animali del podere al grido disperato: «Roba mia, vientene con me».

Eh già, la roba, accanto alla sete di potere la molla di ogni male, l’ingrediente numero uno nel vaso di Pandora. Leggasi il racconto di Italo Calvino intitolato «Il paese dei ladri» con quell’incipit scultoreo: «C’era un paese dove erano tutti ladri» ma il grande scrittore non pensava mica alla sua amata Italia. Non c’è andito, anfratto, fessura dove non si annidi il verme dell’illegalità, della furbizia, del gioco delle tre carte, angolo sociale o politico dove non manipolino le regole manipoli e schiere e di cerretani e scherani e manutengoli. Non sto a elencarle le recenti pietre dello scandalo: cito solo l’Unione Europea sempre più confusa e divisa, sempre più fragile e debole in una realtà mondiale vieppiù pericolosa. Il 10% dei cittadini della terra detengono il “restante” 90% delle ricchezza.

Si muore tuttora di fame e di sete e di freddo. Wow! Papa Francesco fatti in là tu e il tuo ginocchio dolorante, non rompere gli zebedei, come si fa a stare con gli invasi anziché cogli invasori? Lascia che una minoranza con all’interno alte percentuali di farabutti affami e inquini, trasporti valigiate di sterco del diavolo dall’ovest all’est e dal nord al sud, nei paradisi fiscali e nei caveau stracolmi di diamanti e di opere d’parete non di rado strappate a musei e a palazzi nobiliari e a chiese. W la baraonda. Io, per esempio sono indignato, speravo in un Cash di almeno 20.000 euro, non nei miserevoli 5.000; che ci faccio? Non mi sento al sicuro senza 20.000 in tasca quando esco di casa la mattina.

E se decido di comprare un compare o un Rolex da regalare o un rubino per la sua signora, ma che devo lasciare tracce? Io tutto nero sono, mi correggo tutto in nero pago. Ma basta con le angherie di sua maestà il fisco che non so neppure che faccia abbia. C’ è libertà o no? uomini o caporali? cittadini o tartassati? C’era un re che ogni cosa toccasse si trasformava in oro. Un metallo come un altro nella Tavola di Mendeleev, sono che, a differenza della pietra serena, resiste agli acidi e luccica. Uno che si dà un sacco di arie. Ma te lo puoi portare che so nell’urna cineraria, ma non tri resuscita. Buon Natale a lettrici e lettori. Pensate a Socrate che dopo una visita al mercato se ne tornò dai suoi discepoli: «Maestro, che hai da dirci?». «Di quante cose non ho bisogno!», rispose giulivo. Ma aggiungo in extremis un vecchio motto umbro: «Chi rubba c’ià la robba, chi sgobba c’ià la gobba». Come volevasi dimostrare.

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