rotate-mobile
Rubriche Panicale

IL RACCONTO BREVE di Ruggero Luzi | Chiara e Francesco

Lacrime scivolano sul mio viso in mille rivoli, solcati dal tempo, inumidendo le labbra salate. Gocce di pioggia sul tuo viso giovane, i neri capelli bagnati, le mani protese come a volersene riempire e l’acqua che scivola tra le tue dita e tu ridevi, si ridevi e saltellavi come a voler schivare il fiume che dall’alto ti inondava. Il mio nome,  il cuore impazzito, sempre più veloce, correre, scappare e tu ridevi, ridevi, fino a non sentirti più, stremata, il viso sulla terra bagnata, il fresco profumo dell’erba, il mio nome, il mio nome, la prima volta, l’unica volta, come non fosse mio, come non mi appartenesse, Chiara gridavi. Chiara, la tua voce nelle notti insonni, cullata dal soffio delle tue parole, stremata mi abbandono nell’attesa di un sogno.

Ricordi, di un tempo mai perduto, amico mio, più non è permesso, più non permetti. Sfiorarti, non toccarti, vederti non guardarti, ed è subito ricordo, l’emozione del ricordo, sublime, chiaro, come ieri, come oggi. Ricordi, di un affetto custodito nel mio cuore, scrigno di un tesoro prezioso. Fuggevole come le nuvole, impalpabile come l’aria, scivolavi via e ti perdevi nell’infinito cielo, stella luminosa nel sereno dell’anima mia. Ricordi, accompagnano un brivido che percorre il mio corpo stanco.

Le mani tremolanti sulle gambe piegate, ombre del vigore di un tempo. Ricordi, lontani nei colori del giardino che muta al mio sguardo appannato eppure chiari nitidi, come ieri, come oggi, come l’ultimo battito di palpebra. Dolci ricordi di un tempo mai perduto nel tempo che scorre riportandomi a te, Francesco, in ogni attimo della mia esistenza. Lo sguardo smarrito le mani al cielo, i piedi nudi, il tuo corpo più non ti appartiene è in me nel ricordo. Quel giorno, quel triste giorno, una carezza, il mio nome e venne la notte.

Chiara, sorella mia, accarezza il mio viso, asciuga il pianto.
Chiara, sorella mia, stringi la mia mano fino all’ultimo respiro.
Padre mio, accogli questo tuo figlio prigioniero del suo corpo.
Padre mio, permetti che le calde mani chiudano gli occhi per vedere la tua luce. Sorella mia, tienimi stretto a te, parlami del tempo passato, accompagnami con il  sorriso, sfiorami con il respiro, fino a che l’angelo del cielo mi condurrà dal Padre mio per essere perdonato. 

 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

IL RACCONTO BREVE di Ruggero Luzi | Chiara e Francesco

PerugiaToday è in caricamento