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IL BLOG di Franco Parlavecchio | Lo zoo politico italiano: il centrodestra autolesionista, Di Maio e la sindrome della poltrona, la mancetta di 200 euro del Migliore

Prendi un po’’ di arroganza, ci aggiungi una dose di superbia, concludi con un pizzico di dilettantismo e ti spieghi in poche parole la sconfitta del centro destra alle ultime elezioni amministrative. L’esempio più incredibile è stato quello di Verona, città bellissima, spesso utilizzata come simbolo di buon governo.  Il neosindaco Tommasi, calciatore esempio di correttezza, ma completamente orfano di qualsiasi esperienza politica, quasi non ha creduto ai propri occhi; ha approfittato degli errori ed orrori dei litigiosi avversari risultando molto più rassicurante per gli elettori.

Corsi e ricorsi storici, è stata ripercorsa perfettamente la parabola del centro sinistra che per qualche tornata elettorale ha visto cadere molte delle storiche roccaforti per colpa soprattutto della solita presunzione mista a distacco dalla realtà popolare. Ora il problema si è spostato dall’altro lato e non certo perché in molte città il centro destra si è presentato diviso. Questa è solo la valutazione di chi non vuole realizzare che ha sbagliato delle semplici scelte. Perché in politica uno più uno non fa due.

Quando cominci ad essere allergico al contatto con la gente pensando che la tua elezione sia solo divina, allora inizia il grande declino. Ne sono la prova lampante i 5 Stelle: nel momento in cui hanno deciso di siglare l’intesa con il Partito Democratico hanno sentito la forza dell’abbraccio mortale. Sono stati fagocitati dal pesce più grande perdendo anche le ultime briciole di credibilità. Prima hanno ceduto Roma, poi Torino, infine la loro autonomia, quella che avrebbe lasciato un minimo di dignità.  Se poi pensiamo che uno come di Maio si sia costruito il suo partitino da solo per farsi rieleggere in Parlamento, allora il quadro risulta ancora più chiaro.

Sarà un’altra costola del centro sinistra pronta ed elemosinare qualche poltrona in Parlamento. Pur sapendo che il famoso “campo largo” prospettato da Enrico Letta è solo un’invenzione romantica per qualche articolo di giornale. Tutto va avanti in modo piatto perché il Governo di tutti, senza opposizione, si dimostra sempre più inodore e incolore, pronto a conservare le logiche della distribuzione di regalie una tantum (vedi i 200 euro), incapace di intervenire in modo strutturale sullo sviluppo del Paese. E così ci stiamo avvicinando a grandi passi verso nuove elezioni politiche che si prospettano sempre più come una guerra tra classi politiche che si assomigliano nella loro pochezza, con l’unico scopo di riuscire ad autoconservarsi. Dei narcisi riflessi in specchi deformanti che si aggrappano a tutto pur di non cadere mai nel fiume del dimenticatoio.

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