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IL BLOG di Franco Parlavecchio | Scuola chiusa per Ramadan: tradito il senso dell'integrazione e la laicità dell'insegnamento

Giorni di polemiche per aver disposto la chiusura della scuola di Pioltello, nell’hinterland milanese, per il prossimo 10 aprile in coincidenza della fine del Ramadan, il periodo di digiuno secondo la pratica islamica.

Nelle prese di posizione contro ed a favore, sempre nella nefasta logica italiana del tifo ultrà, nessuno ha considerato un dato fondamentale: la scuola italiana è un’istituzione laica della società civile, un servizio pubblico dello Stato che non può e non deve piegarsi alle usanze religiose.

Qualcuno obietterà che le nostre chiusure scolastiche spesso sono collegate alle ricorrenze cattoliche ma è anche vero che, a parte casi prettamente laici come, ad esempio, il 25 aprile, il primo maggio o il due giugno, il resto è più collegato alle nostre tradizioni nazional popolari che non ha senso rimettere in discussione.

Qualcuno ha voluto porre in evidenza il pragmatismo di questa decisione assunta dalla scuola di Pioltello, in alcuni casi supportata anche dalle istituzioni religiose cattoliche locali, solo per una presunta maggioranza in termini di percentuali di presenza, poiché il 40 per cento degli oltre 1.200 alunni è di famiglia e religione musulmana, come se fosse la logica della maggioranza a diventare prevalente anche a dispetto delle minoranze.Se la prevalenza applicasse una pratica barbara come quella dell’infibulazione, quale sarebbe la reazione?

Integrazione non vuol dire sottomissione alla cultura degli altri, bensì trovare un punto d’incontro, mischiarsi, confrontarsi.Fare sempre un passo indietro significa solo disintegrare il nostro tessuto culturale per una sorta di falso ed arrendevole buonismo che non porta alcuna crescita ma solo l’esordio di uno scontro sociale su punti di vista completamente differenti.Ben diverso sarebbe stato far coincidere la fine del Ramadan come la giornata per il confronto tra culture e religioni diverse anche per far capire il valore della diversità.

Così, in una scuola italiana già deflagrata per una serie di decisioni che per anni hanno completamente svilito il ruolo dell’insegnante, si perde completamente l’identità scolastica sempre prona ad accettare scelte al ribasso.Esiste un calendario scolastico regionale che va rispettato anche per ragioni di integrazione verso etnie non sempre propense ad adattarsi alla cultura del Paese che hanno scelto di vivere, perché alla fine dell’anno sarà il risultato formativo ad essere fortemente compromesso.

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