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VISTI PER VOI Al Cucinelli la fiaba futuribile ‘Turandot.com’

Cosa non si farebbe per un like

Al Cucinelli la fiaba futuribile ‘Turandot.com’. Un piccolo gioiello uscito dalla mente vulcanica e innovativa di Raffaele Sargenti.

Cosa non si farebbe per un like!

D’accordo: Puccini è solo un pretesto e il plot lo richiama solo qua e là. Ma l’insieme è fortemente innovativo.

La regia di Tony Contartese, che cura anche scene e costumi, è di notevole efficacia. Scenografia spoglia, ma ricca di suggestioni, ottenute mediante l’uso di semplici cornici/bastoni e diversi monitor.

Il soprano Chiara Franceschelli (Liù, studentessa di coding) insiste sul “lavorare-implementare”, adeguatamente sorretta dal tenore Tommaso Costarelli (Calaf, giovane gamer) e dal baritono Diego Savini (Timur, nonno di Calaf).

Veronica Marinelli (venditrice online), prima con l’orchestra e poi sul palco, fornisce un supporto sofisticato.

L’Ensemble da Camera di Città di Castello è rodato, così come il coro di voci bianche dell’Associazione Octava Aurea, il Coro Voci Bianche Felciniane (di Chiara Franceschelli),  in sinergia con l’Istituto Comprensivo Alberto Burri di Trestina, con Mario Cecchetti alla bacchetta.

Fa piacere notare le preparatrici Klara Luznik e Catharina Sharp, con la pianista Mailis Põld che, dalla prima fila, seguono i loro pupilli con affettuosa trepidazione.

Nel racconto, la principessa cinese di ghiaccio Turandot è immersa nel mondo del web. Sonorità irrituali fanno da tessuto cromatico a una visione tecnologica che tocca punte di comicità. Tutto è .com, bit, byte, mega, giga e tera. E, forse, anche un po’ intelligenza… naturale.

Monitor a go-go propongono immagini digitali, giocate sul filo dell’ironia. Chissà se Puccini avrebbe gradito.

D’altronde non c’è un Toscanini a declinare la morte del Maestro. Ma c’è un direttore che spreme i musicisti fino al midollo. E loro spendono, con tecnica magistrale, una convinta complicità, seminata non con la mano ma col sacco.

Foto Al Cucinelli la fiaba futuribile ‘Turandot.com’

(Foto esclusive Sandro Allegrini) 

L’Inviato Cittadino è rimasto impressionato dall’aria “Sulla Luna” che contiene universi.

Fly me to the moon, che un tempo si chiamava  In Other Words. Ed è un mondo “altro”, quello in cui ci ha portato ‘Turandot.com’.

Non c’era la voce stentorea del vecchio Frank ‘blue eyes’. Ma al Cucinelli ce l’hanno detto In Other Words, “In altre parole". E ci è piaciuto.

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