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Incidenti stradali

"Giornate delle vittime della strade": in Umbria alto tasso di mortalità giovanile. Siamo tutti colpevoli: automobilisti e amministratori

Il maggior numero di incidenti si è consumato sulle strade urbane, ben 1.126, mentre 275 sulle statali. La Polizia: "I nostri controlli e la nostra prevenzione senza l'aiuto concreto di chi si mette alla guida... non bastano"

Dovrebbe far riflettere tutti gli umbri e i politici (dai sindaci alla Provincia fino alla Regione) questa domenica di fine novembre che coincide con  la "Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada". Riflettere per poi agire (ognuno per le sue competenze) per arrivare a strade con sempre meno lutti, con sempre meno incidenti altamente invalidanti. La piccola Umbria, senza grandi infrastrutture, è una delle regioni ad alto rischio incolumità sulle strade. Colpa di chi? Di strade senza manutenzione, vecchie e non adeguate. Colpa del vizio di correre troppo come dimostra la prima voce delle violazioni del codice della strada. Riflettere, oggi 21 novembre, perchè secondo l'Istat l’Umbria risulta essere la terza regione in Italia per tasso di mortalità giovanile (15-34 anni), causata da incidenti stradali. 

E neanche il ridimensionamento dei flussi dei traffici del periodo pandemico ha arginato questo dato terribile che è leggermente calato ma resta in linea con gli ultimi tre anni: nel 2020 hanno perso la vita 45 persone, di cui 36 in provincia di Perugia e 9 in quella di Terni, a fronte dei 51 totali del 2019 e i 48 del 2018. Il tasso di mortalità sulle strade dell’Umbria si attesta al 5,2 su 100mila abitanti; a livello nazionale l’indice è 4. Molto sopra la media.  Il maggior numero di incidenti si è consumato sulle strade urbane, ben 1.126, mentre 275 sulle statali, 86 sulle provinciali, 77 sulle extraurbane, 72 sulle regionali e 63 su raccordi e autostrade. 

La Polizia dell'Umbria è in prima linea per arginare questa mattanza: aumento delle pattuglie, ritiro delle patenti, ma anche prevenzione con corsi nelle scuole e campagne informative per tutti. Ma gli agenti della Questura ammettono che senza la complicità degli automobilisti la situazione è destinata a non mutare: "Ma gli incidenti stradali sono causati nella maggior parte dei casi dai comportamenti sbagliati dei conducenti e dal mancato rispetto del codice della strada. E’ una questione di responsabilità individuale poiché i controlli di polizia, da soli, non potranno mai essere sufficienti se, contemporaneamente, chi si mette alla guida non mostra attenzione, con la propria condotta, al rispetto della vita propria ed altrui". Purtroppo però tutti gli indicatori su incidenti in strada mettono in luce l'altra faccia della luna: i pochi fondi a disposizione di comuni e province per migliorare segnaletica e manto stradale, mancanza di infrastrutture per contenere un flusso di traffico ormai più alto rispetto agli standard del passato e la diffusione incontrollata di animali selvatici (dai cinghiali al capriolo) che meriterebbe dissuasori e abbattimenti selettivi... ad oggi pochi e poco incisivi. 

Comunque, le iniziative dedicate all’educazione stradale sono indirizzate non solo agli automobilisti, ma anche ai giovani, futuri conducenti del domani, attraverso la diffusione nelle scuole della cultura della legalità, della prevenzione e la promozione dei corretti stili di vita, favorendo la partecipazione di insegnanti, studenti e genitori alle attività organizzate, consolidando il rapporto di cooperazione in tema di sicurezza della mobilità, di riduzione dell’incidentalità, di prevenzione e promozione di comportamenti più responsabili.  "La cultura della guida sicura - hanno scritto dalla Questura di Perugia - è un valore comune ed un impegno corale perché la strada è di tutti e tutti dobbiamo fare la nostra parte per sentirci coinvolti, adottando e pretendendo dagli altri condotte di guida corrette". 

La sicurezza stradale è e resta una delle maggiori criticità che i Paesi Europei devono affrontare, e l’impegno di tutti è quello di azzerare il numero delle vittime della strada entro il 2050, nonché nel 2030 di ridurre del 50% il numero sia delle vittime che dei feriti gravi. Il raggiungimento di questi obiettivi non può e non deve essere utopico, non solo perché ce lo chiede l’Europa, ma soprattutto per dare dignità  "a quelle tante famiglie che piangono i loro congiunti, vittime di condotte di guida imprudenti".

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