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Città di Castello, ex Ospedale: dopo la Commissione il sindaco scrive alla Regione per la riqualificazione

''Valutare l'opportunità che lo stabile venga immesso nel mercato''

Dalla commissione Assetto del Territorio convocata ieri dal presidente Massimo Minciotti (PD) è venuto il mandato unanime al sindaco Luca Secondi e alla giunta comunale di attivarsi nei confronti della Regione Umbria per sbloccare la situazione dell’ex ospedale. Nel prendere atto che l’invito a partecipare alla seduta rivolto all’assessore regionale al Patrimonio Paola Agabiti non avesse avuto seguito con una partecipazione nemmeno attraverso un collegamento in videconferenza, il sindaco Secondi ha preannunciato che, a seguito della riunione dell’organismo consiliare, invierà alla Regione “una richiesta di una valutazione tecnica sullo stato dell’immobile, alla luce della fatiscenza in cui versa, e sulle azioni a tutela della sicurezza dell’edificio e dell’area che lo circonda”. Il primo cittadino ha anche rinnovato alla Regione a “valutare l’opportunità di mettere sul mercato il complesso con una manifestazione di interesse europea che possa essere ‘scaldata’, in gergo tecnico, dalla disponibilità dei circa 3 milioni di euro per la ristrutturazione post-sisma”.

Il dibattito 

Il dibattito, al quale hanno presenziato anche il consigliere regionale Michele Bettarelli e alcuni assessori della giunta comunale, è stato aperto dal presidente Minciotti ricordando la prima richiesta di convocazione della commissione depositata dal consigliere Valerio Mancini (Lega) e le successive istanze del sindaco Secondi. Proprio il sindaco Secondi, con il vice sindaco Giuseppe Stefano Bernicchi a fianco, ha ricordato le tappe storiche della vicenda dell’ex ospedale, chiarendo che “il Comune non è mai stato inerte sulla riqualificazione di un bene che è di proprietà della Regione e ha presentato più proposte, che erano sfociate nel protocollo d’intesa con la giunta regionale del 2019, formalizzato in una delibera dell’esecutivo, che era stato preceduto nel 2018 da una deliberazione dell’assemblea legislativa”. “Per le note vicende di sanitopoli poi non è stato dato seguito al protocollo dalla precedente giunta regionale e non è più stato preso in considerazione dall’esecutivo attualmente in carica”, ha precisato il primo cittadino. “La proposta del Comune all’epoca – ha ricordato Secondi - era di riqualificare circa 3 mila metri dell’intera superficie per la casa della salute, con circa 10 milioni di euro, tra le risorse del lascito Mariani (3,7 milioni), i fondi del sisma (3 milioni) e un muto dell’Usl Umbria 1 da 2,5 milioni”. Il sindaco ha quindi ricordato che uno dei primi atti dopo l’insediamento della giunta nel 2021 sia stato quello di richiedere alla Regione di utilizzare le risorse del PNRR per il vecchio ospedale, anche in questo caso senza che la proposta abbia avuto seguito. “E’ venuto il momento che questa amministrazione comunale prenda un impegno operativo per risolvere la questione”, ha sostenuto il consigliere Valerio Mancini (Lega), ricordando come i sopralluoghi effettuati in prima persona abbiano evidenziato “il grave degrado dell’immobile e lo stato di abbandono delle testimonianze storico artistiche che contiene”. “Dobbiamo diventare protagonisti delle iniziative che portino al recupero dell’ex ospedale”, ha esortato il rappresentante della minoranza, che ha ricondotto le responsabilità della situazione attuale “per il 70 per cento alle giunte regionali di Centrosinistra, che già dagli anni 90 dovevano pensare a cosa fare dell’edificio, e per il 30 all’attuale”. “Tutte le occasioni che sono maturate sono state praticamente ignorate, tutti i tentativi di imprenditori seri, che potevano e volevano investire in questa struttura, sono stati ignorati”, ha ricordato Mancini che ha ammonito il sindaco: “se cade la prima tegola, voglio vedere le impalcature lì, dietro una sua ordinanza di messa in sicurezza alla proprietaria di quell’edificio che è la Regione”. Nel condividere la presa di posizione del sindaco, la consigliera del PD Maria Grazia Giorgi ha rimarcato le “responsabilità di chi è proprietario del complesso, quindi della Regione”, e ha invitato il primo cittadino a “fare un’ordinanza di messa in sicurezza dell’immobile, se non dovesse andare avanti la proposta di metterlo sul mercato, procedendo anche con una denuncia penale alla Regione per omessa tutela avanzata di beni giuridici primari, qualora non adempiesse ai suoi obblighi”. Il capogruppo di Castello Civica Andrea Lignani Marchesani è intervenuto per ricordare che “la Regione a guida di Centrosinistra per 18 anni sia stata inerte”, evidenziando che “il lascito Mariani, messo dal Comune nella disponibilità dell’Usl Umbria 1, quindi della Sanità, non possa essere utilizzato per il Patrimonio”. “Di fronte al degrado avanzato della struttura ci vogliono atti conseguenti”, ha riconosciuto il capogruppo di Castello Civica Lignani, che ha richiamato l’attenzione sulla “mozione di FDI presentata in consiglio regionale per chiedere di utilizzare i 3 milioni per la ricostruzione post sisma per la messa in sicurezza dell’immobile, a dimostrazione della volontà di affrontare la situazione”. A deplorare “l’assenza alla commissione della Regione, che manca di rispetto a questo consiglio comunale e ai cittadini della quarta città dell’Umbria” è stato il capogruppo del PD Gionata Gatticchi, che ha affermato: “diamo mandato al sindaco e all’amministrazione di dare seguito a un’azione più incisiva nei confronti della Regione nell’interesse della nostra città, di fronte a una situazione non più sostenibile”.  Nel puntualizzare che il Comune di Città di Castello non abbia risparmiato critiche nemmeno alle giunte regionali di Centrosinistra, l’esponente della maggioranza ha sostenuto: “il dato politico è che a un certo punto le risorse erano state trovate e un progetto era stato fatto”. “L’attuale giunta regionale però non ha la più pallida idea delle esigenza di Città di Castello e dopo questa occasione – ha osservato Gatticchi - ha perso anche quella del PNRR, dove il vecchio ospedale era stato incluso in prima istanza e poi escluso perché non era più di interesse sanitario”. “La manifestazione di interesse pubblica può essere una strada, ma il fatto grave è che non sappiamo cosa la Regione intenda fare di questo immobile”, ha concluso. Nel riconoscere al sindaco Secondi “una ineccepibile ricostruzione della vicenda dell’ex ospedale”, il presidente del consiglio Luciano Bacchetta (PSI) ha ricordato che “per 10 anni dopo il trasferimento dell’ospedale non si era parlato più di cosa fare del vecchio, fino a quando l’amministrazione comunale di cui sono stato sindaco non ha fatto una proposta”. Bacchetta ha quindi ricordato “i circa 10 milioni di euro che erano stati individuati per il progetto della casa della salute, con cui sarebbero stati accorpati tutti gli uffici dell’Usl Umbria 1 suddivisi in tre edifici, con aggravio di spese ma anche di difficoltà per i cittadini”. “Arrivammo anche a firmare una convenzione con la presidente Tesei per trasferire all’Usl Umbria 1 le risorse del lascito Mariani in modo che fossero finalizzate alla casa della salute”, ha ricordato l’ex sindaco, che ha aggiunto: “la giunta regionale in carica però non solo non ha investito un soldo del lascito Mariani sul vecchio ospedale, ma anche sottratto i circa 3 milioni del terremoto dal bilancio finalizzato a Città di Castello, un fatto gravissimo”. “C’erano 10 milioni veri e non li hanno usati, sono stati scandalosi”, ha concluso Bacchetta, appellandosi anche ai consiglieri regionali in carica perché lavorino a una soluzione. A parlare di “ricostruzioni tutte vere della vicenda, ma ognuna con omissioni” è stata la capogruppo di Castello Cambia Emanuela Arcaleni, che ha sostenuto: “le responsabilità sono sulle spalle di tutti coloro che hanno governato in Regione finora”. “Qualcosa non ha funzionato però nella relazione con il Comune, se è vero che siamo arrivati a un progetto dopo 18 anni mentre in altre città gli ex ospedali sono stati riqualificati”, ha osservato la consigliera, che ha puntualizzato: “la verità è che i soldi del lascito Mariani non potevano essere utilizzati per la ristrutturazione, cioè per i muri, ma solo per i servizi, quindi non c’erano”. “Ci vuole un’idea di cosa serve alla città”, ha affermato Arcaleni nell’auspicare che “l’azione congiunta di Sinistra e Destra che emerge dal dibattito possa portare a fare un passo avanti” e che “il sindaco chieda un sopralluogo per verificare le condizioni di sicurezza dell’edificio”. “Purtroppo con il PNRR è stata persa una grandissima occasione e la manifestazione di interesse potrebbe essere una soluzione, ma darlo al privato significherebbe sottrarre il bene all’opportunità di rivitalizzare il centro storico di cui si dovrebbe far carico il Comune”. Nel rimarcare che “non possono essere messe sullo stesso piano responsabilità per un ritardo di 18 anni delle passate giunte regionali e per un ritardo di due anni dell’attuale, che ha affrontato la pandemia”, la consigliera Elda Rossi (FDI) ha espresso rammarico per il fatto che “nel PRG non sia mai stata indicata una destinazione d’uso chiara, mentre a Gubbio e Foligno le soluzioni sono state trovate”. L’esponente della minoranza ha poi auspicato che l’amministrazione comunale insista con la Regione “perché la proposta di FDI di utilizzare la risorse della ricostruzione post sisma per la messa in sicurezza dell’immobile venga portata avanti”. Dal consigliere Filippo Schiattelli (Unione Civica Tiferno) è venuto l’invito a ricostruire correttamente i fatti e l’auspicio di “trovare tutti insieme la soluzione più opportuna”. “Pensiamo a risolvere i problemi, anziché distribuire le colpe”, ha aggiunto l’esponente della minoranza, invitando il sindaco a “valutare tutti i processi che ci permettano di arrivare concretamente a  una soluzione, compresa la richiesta ai tecnici della Regione di valutare le questioni della sicurezza”. Il consigliere del PD Domenico Duranti ha quindi preso la parola per chiarire: “c’era un progetto dell’amministrazione comunale già nel 2004 quando partimmo con il Contratto di Quartiere”. “Il fatto è che poi erano stati stanziati quasi 10 milioni, che l’attuale giunta regionale ha di fatto eliminato, togliendo il recupero dell’ex ospedale anche dal PNRR”. “Il Comune non può fare niente su un bene che non gli appartiene”, ha rimarcato Duranti, che ha ricordato come la Regione, invece, abbia “bocciato anche la proposta della casa della salute sostenuta in ultimo a una mozione nell’assemblea legislativa presentata nel febbraio 2020 dal consigliere Bettarelli”. “Mi interessa che vengano messe a disposizione le risorse che c’erano, i 10 milioni”, ha detto l’esponente della maggioranza che ha affermato: “questa città viene tralasciata completamente da una giunta regionale che non ha interesse a garantire i suoi diritti”. Nel dibattito è intervenuto anche il consigliere Riccardo Leveque (FDI), che ha richiamato l’attenzione sulle “responsabilità di chi, anche da questi banchi, non ha fatto niente per 18 anni”. “Il tetto dell’ex ospedale già  cedeva nel 2008, non prendiamo in giro i cittadini”, ha evidenziato il rappresentante della minoranza, che ha concluso: “siamo chiamati a risolvere il problema e noi abbiamo presentato una mozione in consiglio regionale per mettere in sicurezza lo stabile che è fatiscente, una responsabilità che si devono prendere tutti”. In conclusione, il presidente della commissione Massimo Minciotti (PD) ha espresso “forte preoccupazione per la gestione dei servizi sanitari e anche del patrimonio sanitario da parte della Regione”. “Non ci sono soldi per le prestazioni più elementari, quindi non capisco come la Regione possa investire in un immobile come il vecchio ospedale”, ha osservato Minciotti, che ha ritenuto più opportuno che “la casa della salute venga realizzata nell’attuale ospedale e il vecchio venga demolito”.

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