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Omicidio via Ricci, finito l'interrogatorio di Menenti: nessuna confessione piena

Massimo riserbo sull'interrogatorio chiesto ed ottenuto da Riccardo Menenti davanti al Pm Antonella Duchini. Gli avvocati si sono limitati a dire che ha chiarito la sua posizione e quella del figlio. Si parla che abbia indicato un terzo uomo come potenziale killer di Alessandro

Non ha confessato. Non si è assunto la responsabilità diretto dell'omicidio di Alessandro Polizzi. Riccardo Menenti avrebbe cambiato versione ma niente ammissione diretta. Il Pm Antonella Duchini aveva accettato la sua richiesta di interrogatorio dopo il primo in carcere dove Menenti aveva respinto le accuse confermando l'alibi della sua presenza nella casa di Todi insieme alla moglie. Ma cosa abbia detto non è ancora trapelato ufficialmente: gli avvocati Luca Patalini e Massimo Krogh si sono limitati a dire che ha fatto chiarezza "sulla sua posizione e quella del figlio".

Tutto questo nonostante il Dna ritrovato nella casa del delitto ma anche sul suo furgone. Si ipotizza, ma non ci sono conferme, che possa aver Menenti tirato in ballo un potenziale terzo uomo che avrebbe avuto interesse ad uccidere Polizzi o Julia Tosti.  Una strategia per scagionare lui e il figlio. Ma basterà per confutare anche la scientifica? Resta il fatto

LE PROVE DELLA SCIENTIFICA - Nella casa di via Ricci sono state trovate delle macchie di sangue sul pavimento e sulle scale. Le analisi portano al Dna di Riccardo Menenti.

PROVA DELLO STUB - Polvere da sparo rintracciata anche sul furgone bianco di proprietà di Riccardo Menenti.

LE ACCUSE - Valerio Menenti sarebbe considerato il mandante della spedizione punitiva, mentre il padre Riccardo invece l'esecutore materiale. Ecco perchè.

IL PRIMO INTERROGATORIO - Se Valerio è rimasto volutamente silenzioso in carcere, il padre ha ribadito invece la sua presunta innocenza confermando l'alibi della sua presenza a Todi.

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