Vittime di violenza, ecco come uscire dal tunnel: un protocollo d'intesa per ridare vita e dignità alle donne
Un aiuto per l'inserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza: l'obbiettivo è quello di favorire le donne attraverso un percorso che privilegi innanzitutto il lavoro
Si parte dal lavoro e dall’inserimento sociale, due chiavi di volta per aiutare il difficile percorso di chi è stato vittima di violenza fisica e psicologica. L’obbiettivo è quello di favorire le donne attraverso un percorso che privilegi innanzitutto il lavoro. Ed è proprio questo il progetto messo in campo dalla Regione Umbria, grazie ad un protocollo d’intesa firmato dal Centro Pari Opportunità della Regione Umbria, dalle Consigliere di Parità della Regione e delle Provincie di Perugia e Terni, e dalle rappresentanti di ANCI Umbria e delle Associazioni Liberamente Donna e L’Albero di Antonia.
Il protocollo si propone di sensibilizzare i diversi soggetti interessati sul tema della violenza di genere e sull’importanza del lavoro come strumento fondamentale per ridefinire percorsi autonomi di vita, così da consentire la fuoriuscita dal ciclo della violenza subìta ed affrancarsi da condizioni di ricatto economico e di dipendenza.
E’ inoltre prevista l’attivazione, nell’ambito della programmazione regionale delle politiche attive per il lavoro, di strumenti ed azioni finalizzati all’inserimento o reinserimento di donne vittime di violenza, che verranno strutturate dai Centri per l’impiego, in collaborazione con i Centri Anti Violenza, anche attraverso attività di accoglienza e orientamento per le donne vittime di violenza. Ciascuno dei soggetti firmatari si è impegnato a mettere in atto specifiche azioni e misure funzionali a dare piena attuazione al Protocollo e a mantenere sulle questioni un dialogo costante con le parti sociali e le associazioni professionali.
“La firma di oggi – ha detto la presidente Marini – è un ulteriore tassello di un lavoro costruito partendo dal basso. Siamo riusciti a mettere insieme le esperienze delle associazioni, delle istituzioni e dei servizi per strutturare un percorso che, partendo dalle esperienze dirette delle donne è servito a costruire politiche utili per le donne stesse e anche per i bambini che, sempre più spesso, vengono presi in carico”.