Recuperare il complesso peschiera di San Matteo. Mission impossible. Da far grattare la testa agli imprevidenti distruttori
Recuperare il complesso peschiera di San Matteo. Mission impossible. Da far grattare la testa agli imprevidenti distruttori.
Se prima si guasta, poi è difficile, se non impossibile, la restitutio ad integrum.
Accade che – qualche anno fa – si decida di intervenire massicciamente su un’opera di alto valore storico-antiquario, sulla quale si era addirittura tenuto un interessante convegno volto alla sua valorizzazione.
Sta di fatto che il canale di deflusso che collegava la vasca coi punti di raccolta del pesce sia stato di fatto annullato. Difatti è stato coperto da un blocco di materiali che costituiscono l’attuale “palcoscenico” sul quale si tengono concerti ed eventi di vario genere.
Insomma: obliterato, coperto, sommerso da uno strato di materiali cementizi.
Quando si accorse della scellerata operazione, prima che l’insano proposito venisse condotto a termine, l’Inviato Cittadino si recò sul posto, accompagnato dal poeta e intellettuale Francesco Curto col quale documentò, anche fotograficamente, l’ultima testimonianza visibile di quel manufatto (in gallery alcuni di quegli scatti).
Si tratta di una “zainella” in travertino lungo la quale scivolava il pesce quando veniva aperta la piccola paratia della vasca, in modo che defluisse nel vasconcino di raccolta a valle. Dove lo si raccoglieva con le mani.
Ora gran parte di quel manufatto non è più visibile. Annegato nel cemento.
Per riportarlo alla luce, e renderlo apprezzabile, occorre restituire integrità all’insieme.
Si demolirà la superfetazione costruitagli sopra?
Certo che è un bel problema.
Tanto più adesso che si intendono spendere (si spera proficuamente) quegli 11.150 euro, finanziati da diversi mecenati.
Dello scempio ci lamentammo e ne scrivemmo (San Matteo degli Armeni, peschiera storica dimenticata). Inascoltati. Ora ci dicono che rimetteranno a posto. Troppo tardi.
