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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Attacco alla Siria, in migliaia alla veglia per la Pace: "Siamo in tanti a dire non fatelo"

L'arcivescovo monsignor Gualtiero Bassetti: "Siamo così numerosi questa sera nella chiesa dedicata a Maria Regina della Pace, perché ci rendiamo conto della gravità dell'ora. Ascolta il nostro grido unanime: mai più la guerra, spirale di lutti"

Tantissimi giovani con in mano la corona del rosario, numerose famiglie con bambini sui passeggini e non pochi anziani, ma anche molti parroci e religiosi e religiose dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve hanno partecipato, sabato sera 7 settembre, alla Veglia diocesana voluta dall’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti nella grande chiesa parrocchiale del quartiere perugino di Santa Lucia dedicata a Maria Regina della Pace, accogliendo l’invito di Papa Francesco a pregare e a digiunare per la pace. 

La chiesa era gremita al punto che molti fedeli sono rimasti fuori, raccogliendosi in preghiera sul sacrato. Hanno partecipato alla Veglia anche un vescovo della Chiesa cattolica ucraina e i rappresentati della Chiesa ortodossa romena in Perugia. Hanno fatto pervenire all’arcivescovo messaggi di adesione all’iniziativa della Veglia per la pace la comunità musulmana e i vertici delle Istituzioni civili (Regione, Provincia e Comune) del capoluogo umbro. Sulla facciata di Palazzo Donini, sede della Giunta regionale, è stato collocato un grande striscione dallo sfondo bianco con i colori dell’arcobaleno e con scritto: “Siria: costruiamo la pace”. Perugia ha risposto con una grande partecipazione del popolo di Dio alla “convocazione diocesana” indetta da mons. Bassetti.

All’inizio della Veglia di preghiera con la celebrazione della Parola di Dio e la recita del S. Rosario meditato, secondo le intenzioni di Papa Francesco, mons. Bassetti ha commentato la folta presenza di fedeli con queste parole: «siamo così numerosi questa sera nella chiesa dedicata a Maria Regina della Pace, perché ci rendiamo conto della gravità dell’ora». Proprio oggi - domenica 8 settembre - «L’Osservatore Romano» pubblica (a pagina 4) un articolo dell’arcivescovo di Perugia dal titolo: “Il bene di tutti. La pace supera ogni barriera”, in cui mons. Bassetti sottolinea come «la missione della cristiano nel mondo contemporaneo, a partire dall’impegno incessante per la pace, passa inderogabilmente, come ci ammonisce Papa Francesco, dall’ascolto e da una rinuncia. Prima occorre “sentire cosa ci dice” il Signore e poi bisogna rinunciare a “quello che ci impedisce di seguire da vicino Gesù”.

La giornata di digiuno di oggi assume – conclude il presule – un significato profondissimo che non si esaurisce nel tentativo di cercare una soluzione alla delicatissima questione orientale. Quest’opera di pace, questo anelito di amore verso l’umanità intera non è altro che uno degli innumerevoli tentativi di ricerca appassionata verso l’assoluto. Una ricerca che si rivolge al cuore di ogni uomo e interroga la Chiesa universale nel suo incessante sforzo di rinnovamento e purificazione».

Altrettanto significativo è quanto ha detto mons. Bassetti durante l’omelia della Veglia di preghiera (il testo integrale è consultabile sui siti www.chiesainumbria.it e www.diocesi.perugia.it), iniziata ricordando le parole pronunciate dal Santo Padre durante l’Angelus di domenica scorsa e rivolte al mondo intero. Ha proseguito leggendo uno stralcio della bella lettera delle Sorelle Trappiste di Siria, pubblicata da «Avvenire» dal titolo: “C’è un giudizio di Dio”. «Non affrettiamoci a liquidare questa frase pensando a coloro che hanno usato le armi chimiche, chiunque essi siano – scrivono le religiose –. Anche chi ha fatto a pezzi i cadaveri, e ha gettato la carne dei morti ai cani ha passato la linea rossa. Anche chi stupra, chi uccide i bambini sulle ginocchia dei genitori, chi massacra con disprezzo, in Siria e altrove. Chi fa, con la guerra i propri interessi, chi la usa per affermare la sua politica… Ma anche chi fa a pezzi i bambini nelle nostre cliniche dell’aborto, chi elimina gli "inutili" e gli anziani, chi perseguita la libertà di coscienza. È la stessa logica: ne stiamo passando tante, di linee rosse. Su tutto questo, “c’è un giudizio di Dio”… Non affrettiamoci a far giustizia, se non siamo disposti a cominciare da noi stessi… L’invito del Papa è un invito per la pace, ma è una vera e propria battaglia, fino all’ultimo sangue, il nostro, però, non quello altrui. È la lotta contro il nostro orgoglio, la sete del dominio, l’uso della violenza per sentirci grandi. Per questo il Papa ci ha invitati tutti, credenti e non credenti: è una lotta contro il Male, è in gioco la nostra umanità. E le nostre "armi bianche" sono il digiuno e la preghiera. Perché il digiuno? Per solidarietà con chi è nel bisogno. Per penitenza, cioè per chiedere a Dio il dono della pace, con umiltà e con la coscienza del nostro peccato…».

Mons. Bassetti si è poi soffermato sul «grande frutto dello Spirito Santo», che è «la pace: “vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace è il dono del risorto, il dono della Pentecoste, la grande eredità per tutti i credenti e per tutti gli uomini di buona volontà. E’ questa pace, innanzitutto, come dono e frutto dello Spirito, che stasera noi chiediamo con umiltà ed insistenza al Signore risorto. La vocazione degli uomini e delle donne di tutta la terra di ogni razza e religione, è quella di poter formare una sola famiglia: la grande famiglia umana. Soltanto se tutti gli uomini con l’aiuto di Dio si ameranno gli uni e gli altri vi sarà vera pace nel mondo e tutti i bimbi potranno vivere senza l’orrore della guerra. Signore, stasera noi siamo tanti, ti supplichiamo: allontana dal cuore degli uomini ciò che può mettere in pericolo la pace, confermaci tutti nella verità, nella giustizia, nell’amore ai fratelli. Ascolta il nostro grido unanime: mai più la guerra, spirale di lutti e di violenze, minaccia per tutte le tue creature».

Avviandosi alla conclusione, l’arcivescovo ha detto: «Ricordo e mi martellano dentro e soprattutto nel cuore le parole di Giorgio La Pira ad un convegno di giuristi del 1951, citando san Giovanni Crisostomo egli diceva: “‘Iddio chiederà conto di tutto il mondo a te’. Penso alle mie responsabilità, alle responsabilità dei politici che invece di ripiegarsi sui propri interessi dovrebbero sempre ricercare il bene comune. Penso alla responsabilità dei sacerdoti, dei genitori, di tutti gli educatori: ‘Iddio chiederà conto di tutto il mondo a te!’”. Se è Gesù che dona la pace, pregare per la pace significa aprire il nostro cuore all’irruzione della potenza innovatrice di Dio. Egli con la forza edificante della sua grazia può creare aperture per la pace là dove sembra che vi siano soltanto ostacoli e chiusure; può rafforzare e allargare la solidarietà della famiglia umana nonostante la lunga storia di divisioni e di lotte.

Pace, veglia di preghiera a Perugia contro attacco Siria

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace”. La pace è una risposta che deve cominciare dal quotidiano: dobbiamo investire i gesti quotidiani di un significato nuovo di pace e fratellanza, di stare al proprio posto, di fare con dedizione il proprio dovere. Il nostro lavoro di ogni giorno, la vita in famiglia con i vicini e con ogni prossimo, può assumere una sfumatura nuova di pacificazione e accoglienza, di intesa e di comprensione reciproca. Con la forza della fede e con l’aiuto del Signore si possono compiere grandi cose a favore della pace. Beati gli operatori di pace, beati quei piccoli gesti quotidiani di affetto, di accoglienza e di amicizia che sono profezia di pace. Beato chi è fedele nel poco, perché lo sarà anche nel molto. Se disgraziatamente la guerra è entrata nelle nostre case, ossia nel nostro quotidiano, è allora ancor più urgente che parta proprio dalle nostre case l’opera di pacificazione e di umanizzazione delle relazioni sociali».

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