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Venerdì, 19 Aprile 2024
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GRIFONERIE – Playoff targati Alvini, ma questa è anche la rivincita di Santopadre

La mano dell’allenatore s’è di nuovo rivista contro il Monza, automatismi ed aggressività che nessuno in B è riuscito a frenare. E il presidente, dopo due stagioni di successi, meriterebbe se non una stretta di mano quantomeno una moratoria nelle critiche

sampaolo-2Si possono fare mille discorsi sul raggiungimento dei playoff, per qualcuno a sorpresa, per altri un approdo “mirato” da tempo e ben meritato, anche al di là dei tanti scivoloni interni, peraltro compensati da quelli ben più pesanti del Frosinone. E francamente non vale nemmeno la pena, arrivati a questo punto, guardarsi troppo indietro per rileggere dichiarazioni e post, per capire chi ha avuto torto e chi ragione. Certo, detto col cuore, i disfattisti in servizio permanente effettivo che davano il Monza vincente perché, tutto sommato, al Perugia sarebbe convenuto per lucrare vantaggi che potremmo definire “vari”, potrebbero andare tranquillamente a nascondersi. E qui consentiteci di aprire una parentesi, anzi tre: tonda, quadra e graffa. Questa storia che essere promossi in A “non conviene” è una stupidaggine e basterà fare due cifre: solo dai diritti audiovisivi le peggio messe in classifica di serie A viaggiano tra 30 e 35 milioni di euro. In più, ove retrocedessero, avrebbero in dote un “paracadute” che va dai 10 ai 25 milioni. Dunque di cosa stiamo parlando? Perché un club dovrebbe “barattare” la propria promozione o rinunciarci scientemente?

Stiamo elencando cifre spropositatamente più grandi di quelle che entrano in serie B ed una società seria, ben gestita come il Perugia, salendo in A non solo avrebbe le risorse per mettere mano, finalmente, allo stadio, ma anche per allestire una squadra competitiva, esattamente come quest’anno, fatta di giocatori buoni e non di figurine. Chiuso il capitolo torniamo a noi, all’entusiasmante partita col Monza, che il Perugia ha dominato tornando a giocare come sa, aggredendo botta per botta i giocatori di Stroppa, incapaci di reagire, annichiliti dal pressing di Falzerano, Matos, Santoro e Segre e dalle geometrie di Burrai, fatti prigionieri da Sgarbi, Curado e Dell’Orco, tenuti sempre in allarme dai cross millimetrici di Beghetto e dalla presenza ossessiva di De Luca, fino all’assist di D’Urso (il ragazzo ha i piedi giusti per fare queste giocate e si vede) e al destro di Ferrarini, più glaciale sotto porta dei suoi compagni attaccanti. Il tutto condito dai timbri di Leandro Chichizola (“PARATO”), che ha chiuso giocando tutte e 38 le partite (3420’ più gli spiccioli dei recuperi), sbagliando, sì e no, cinque parate complessive.

Non sappiamo se quella col Monza possa essere definita la miglior partita della stagione. Per il peso specifico, il momento in cui è arrivata e la tensione palpabile certamente sì. Ma la mano di Alvini, quella mano che gira la chiavetta per azionare il motore, che tutti conoscono e quasi nessuno è riuscito a disinnescare (Stroppa in primis, sentitevi l’intervista della vigilia) aveva già fatto cose simili: a Benevento e Lecce, a Brescia, Monza e Cremona, col Frosinone, nel primo tempo del derby di andata, col Pisa. Cioè con tutte le squadra che stanno davanti o appaiate. E questo, al di là del rovescio della medaglia dei punti presi (persi dovremmo dire) con le squadre che stanno sotto dovrebbe voler dire due cose fondamentali per il futuro:
1) che il Perugia è ormai “impastato” del gioco di Alvini e può giocarsi alla pari con tutti i playoff per andare in A. A partire da Brescia.
2) Dovesse andare male, la base per ripartire con qualche ambizione in più è pronta. A partire dalla formidabile difesa. Un dato su tutti: togliendo via i 4 gol presi a Como ed i 3 con l’Ascoli, Chichizola ha subito 25 reti in 36 partite, meglio, se ci è consentito un paragone, di Milan, Inter e Napoli, che guidano questa speciale classifica in serie A. Ed è ovvio che il merito non è tutto del fenomenale portiere argentino. Chiudiamo con un inciso su Massimiliano Santopadre, che, specifichiamo, non abbiamo il piacere di conoscere. La nostra analisi è fatta freddamente sui fatti, sui numeri.

Dunque, a due anni dalla retrocessione in C, arrivata dopo errori gestionali in serie (non solo suoi), pensiamo che l’immediata promozione con Caserta, la scelta di Giannitti, Comotto e Alvini, la costruzione di una squadra col terzultimo budget del campionato ed il raggiungimento dei playoff meritino, se non una stretta di mano o un attestato di stima, quantomeno una moratoria nelle critiche. In fondo con Santopadre il Perugia non è mai fallito né è stato costretto a giocare in serie D. E questo dovrà pur contare qualcosa. Cambiare idea non è un errore, è un segno di intelligenza.

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