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Crisi Grifo, il presidente all'attacco contro Gufi e la squadra: "Adesso servono le palle"

Il presidente Santopadre in conferenza stampa ne ha per tutti: giornalisti, squadra, ambiente intorno al Grifo. Senza di lui il Grifo non sarebbe mai tornato nel calcio che conta...

È un Massimiliano Santopadre letteralmente infuriato quello che si è presentato oggi in conferenza stampa. E ne ha per tutti: giornalisti, squadra, ambiente intorno al Grifo. “Dopo tre anni c’è qualcuno che comincia a credere in ciò che faccio, ma basta un periodo di difficoltà e vengo subito attaccato”: chiaro il riferimento a ciò che è stato detto e scritto  dopo le sei partite senza vittorie.

Ma il presidente aggiunge: “Alcune di queste cose mi hanno fatto male, ma io non mollo, anzi, rilancio. E voglio mettere in chiaro una cosa: chi intende riprendersi i soldi dell’abbonamento può farlo, domani i botteghini saranno aperti. Abbiamo sottoscritto 3700 tessere prima dell’inizio del campionato e 3500 dopo le prime  vittorie. Ma l’incasso di 1 milione e 700mila euro che ho visto sul Giornale dell’Umbria è sbagliato, perché una parte degli abbonamenti erano omaggio o per i ragazzi del settore giovanile. Alla fine sono rimasti 800mila euro che sommati ai 2 milioni e 600mila euro della Lega di serie B fanno 3 milioni e 400mila. Soldi spesi prima che chiudesse la campagna abbonamenti e credetemi, la squadra costa molto di più”. 

Poi una notizia shock: “Il Perugia a settembre era fallito a causa dei lavori delle strutture del settore giovanile iniziati dalle gestioni precedenti prima che venissero confermati dal credito sportivo, e che dovevano essere ancora pagati, perché poi il credito sportivo fu bloccato. E non si parla di 10 o 20mila euro, ma di più di 1 milione, che ho messo di tasca mia”.

Caso Goretti: “Credo che sia toccare il fondo pensare che il Perugia abbia questo periodo di flessione per via del direttore sportivo, una persona che ci ha condotto dove siamo. La società deve portare rispetto a Goretti per quello che ha fatto e non credo che la squadra possa risentire di un brutto momento del tutto personale. Mi dicono: mettici la faccia! Ce lo 
sempre messa, la faccia, ogni giorno, nel bene e nel male”.

Si passa alla questione punte: “Ammesso e non concesso che abbiamo sbagliato, le nostre punte costano quanto quelle di tutte le altre squadre di alta classifica di B. Sono tre attaccanti di livello, come quelli che hanno gli altri. Non mi pare che gli attuali capocannonieri siano stati nominati ad inizio stagione”. Ma Santopadre è un fiume in piena: “L’anno scorso di questo periodo ci stavate linciando. Noi abbiamo vinto il campionato, noi, l’armata Brancaleone, come ci avete chiamato. E 
vorrei aggiungere che il Perugia calcio paga gli stipendi di tutti i calciatori, solo per due giocatori ci sono dei team di serie A che ne pagano il 30%”. 

Il presidente compie un nuovo affondo nei confronti dei giornalisti, ma non si risparmia neanche nei confronti dei biancorossi: “È il terzo anno che siamo costretti a fare questo tipo di conferenza stampa. Il Perugia è rientrato nel calcio che conta dopo nove anni perché siamo rimasti tutti uniti, perché abbiamo schiacciato chi criticava la squadra e la società. Non venite allo stadio, non abbiamo bisogno di chi critica solo. Questo non significa che io non ce l’abbia con la squadra: io sono avvelenato con loro e con l’allenatore e, se hanno le ‘palle’, così come si sono messi in questa situazione, così devono uscirne”.

“Il Perugia è entrato in un’apatia eccezionale, pensando che tutto stesse andando bene, compreso me. L’anno scorso è stato uguale: dopo la straordinaria prestazione di Lecce, fu un’ecatombe. Può capitare a tutti, anche ai giornalisti e ai tifosi sentirsi appagati, ma bisogna reagire”. 

Il dirigente non trova giustificazioni ai suoi: “Non cerco alibi anche se abbiamo vissuto un periodo difficilissimo tra infortuni e squalificati e non ne siamo ancora usciti. La verità è che questa squadra non deve pensare: nel momento in cui pensa va in difficoltà. Dobbiamo fare 50 punti, dopodiché comincerà il nuovo campionato del Perugia. Il resto non mi interessa, il Perugia è stato in C per 9 anni”. 

Santopadre spiega la sua formula per ripartire: “Nel calcio è come in guerra: non bisogna pensare al risultato finale, bisogna coprire il proprio compagno. Se si gioca uno a 50 metri dall’altro non c’è modulo che tenga. Questa è l’unica cultura che bisogna portare avanti”. A chi gli chiede se è deluso dai membri di maggior esperienza del gruppo, il numero uno biancorosso risponde in questo modo: “Quando c’è un periodo così lungo di appannamento abbiamo tutti la colpa: gli esperti hanno la loro parte, come gli altri. Dobbiamo resettarci e ripartire dall’inizio. Noi siamo neo promossi e dobbiamo pensare prima di tutto alla salvezza”.

In settimana tanto si è parlato della lontananza, anche fisica, di Santopadre dal Perugia: “Sono andato in Uruguay per lavoro, ma anche per vedere come funziona una paese che esporta così tanti giocatori nonostante abbia solo 3 milioni di abitanti. Non c’è nulla da fare, hanno voglia di emergere sebbene abbiano strutture vecchissime e ritiri fatiscenti. Ne abbiamo parlato oggi con i ragazzi e mi dispiace perché alcuni di loro vengono da quel tipo di realtà, ma a volte ci si può dimenticare da dove si proviene. Per il momento non ci sono movimenti, ma sicuramente seguiremo il mercato uruguaiano, perché abbiamo visto che è interessante. Questo viaggio era programmato mesi fa, per questo motivo non abbiano potuto rimandare. Ci aspettavano delle persone che non stanno ai comodi del Perugia. Ecco perché dico che ci metto la faccia, io sto sempre qua”. 

Sabato arriva l’Entella. Se dovesse andar male potrebbe essere la fine dell’avventura di Camplone sulla panchina dei Grifoni? “Andrea Camplone è e resta l’allenatore del Perugia, perché non abbandono chi è in difficoltà. Ma deve stare attento quando la squadra va bene, più che quando va male. Non lo ripeterò più, solo nel caso in cui non lo faccia, allora rischierà”.

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