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Perugia, arrivano le prime critiche a tecnico e squadra. Ma è ancora presto

Perdere a Pescara, contro una formazione vogliosa di rialzarsi dopo la scoppola subita a Livorno, poteva anche accadere, così come vincere al debutto con un Como neopromosso e ridotto ai minimi termini appariva doveroso nei confronti dei 10mila del "Curi"

La vita dell’allenatore è dura, dalla A alle serie dilettantistiche, e a questa verità non può certo sfuggire il tecnico del Perugia Pierpaolo Bisoli. La sconfitta nell’anticipo della seconda giornata di B contro il Pescara lascia diversi dubbi, benché si sia solo all’inizio di un lungo cammino che durerà almeno fino a maggio del prossimo anno.

La sensazione del déjà vu si sta già insinuando nella testa dei tifosi perugini: la squadra non è completa, non può competere ai massimi livelli. Per carità, ci sono ottimi elementi, Volta è un difensore che offre sicurezza, Salifu macina chilometri e combatte a centrocampo, e Di Carmine ha mostrato di poter aiutare Ardemagni in fase realizzativa, ma manca qualcuno in grado di dettare i tempi, manca ancora un’idea di gioco.

In sostanza è questo il sentire che accomuna buona parte dei supporter biancorossi. Ma è troppo presto per giungere a una sentenza, la fretta di portare a casa dei risultati rischia di compromettere un lavoro che richiede tempo. Bisoli aveva dichiarato già alla prima conferenza stampa che le proprie squadre all’inizio fanno un po’ di fatica ad ingranare: allenamenti pesanti, schemi tattici diversi, intensità differente durante la partita. La società di Massimiliano Santopadre ha fatto una scelta precisa assumendo l’ex centrocampista bolognese: meno possesso palla, meno calcio spettacolare (che, a dire il vero, l’anno scorso si è visto solo a brevi tratti), più solidità e maggiore cattiveria in campo. Pazienza se il bel gioco non arriva, non è la serie B la categoria giusta per farlo e i complimenti degli osservatori esterni fanno piacere, certo, ma non regalano punti.

Se la dirigenza ha deciso di percorrere questa strada, bisogna solo andare avanti e saper aspettare. Ci sono dei giocatori che non convincono e starà a Bisoli capire quale potrà essere il loro destino: Fabinho non ha continuità, perde troppi palloni e non salta più l’uomo come faceva due anni fa; Mancini non è ancora pronto per essere schierato in difesa, soffre troppo la pressione e a un difensore questo non può succedere; Lanzafame, in assenza di un vero regista, è chiamato a fare molti ruoli contemporaneamente e rischia di perdersi per strada. In più c’è necessità di vedere il gruppo al completo: sulla sinistra manca Alhassan, da tempo fermo ai box, a centrocampo si attende che Della Rocca acquisisca uno stato di forma sufficiente per poter partire da titolare e, si spera, dare una maggiore continuità in fase di impostazione del gioco.

Perdere a Pescara, contro una formazione vogliosa di rialzarsi dopo la scoppola subita a Livorno, poteva anche accadere, così come vincere al debutto con un Como neopromosso e ridotto ai minimi termini appariva doveroso nei confronti dei 10mila del “Curi”. Quel che è certo è che il 2-1 di venerdì ha immediatamente dimostrato quello che ai più sembrava evidente: il Perugia non è una corazzata, è una buona squadra che imparerà a lottare su qualunque campo. In B di schiacciasassi se ne sono viste veramente poche, basta chiedere al Cagliari, beffato ieri a Terni al 95’, o al Bologna della passata stagione, costruito con esborsi economici degni della massima serie, e promosso solo al termine di mille patimenti. Non è arrivato ancora il momento per essere pessimisti: sabato pomeriggio si torna in campo, si rientra in Umbria per affrontare il Crotone, con la voglia di scoprire qual è il vero volto di questo Perugia. 

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