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GRIFONERIE Alvini l’equilibratore: le sue squadre segnano poco e subiscono meno

In 271 partite in panchina quasi identico numero di vittorie, pareggi e sconfitte per l'attuale allenatore del Perugia. E il risultato statistico dei gol è da 1-1 periodico

claudio sampaolo-2Ci siamo chiesti più volte, durante queste prime 18 partite di campionato, chi sia (calcisticamente parlando) Massimiliano Alvini. Si era pensato ad un integralista del 3-4-1-2, ma soprattutto del gioco a tutto campo codificato da Gasperini (e Juric, e Tudor, e Italiano) che non ammette variabili, se non nella fondamentale tecnica di base dei singoli.

Ma l’impressione si è rivelata errata. Il Perugia modellato da Alvini, al di là dei numeri dello schieramento tattico, è una squadra anzitutto equilibrata, che segna molto poco (19 reti) e subisce ancora meno (16, ma togliendo lo scivolone di Como sarebbero 12 in 17 partite), che non porta più i difensori ad appoggiare gli esterni d’attacco, che non cerca più, come enunciato da una famosa intervista postata su YouTube ai tempi della Reggiana, “un sistema per creare parità numerica in attacco anche a costo di accettare l’uno contro uno in difesa”.

Può darsi che l’evoluzione o l’involuzione, fate voi, dipenda dal fatto che a questa squadra manca un bel po’ di tasso tecnico, indispensabile non solo per creare occasioni da rete, ma anche e soprattutto per accorciare i tempi di gioco facendo viaggiare più velocemente la palla, nei cambi da parte a parte e nelle transizioni verticali. Può darsi che la batosta rimediata lo scorso anno a Reggio Emilia (9 vittorie, 7 pareggi, 22 sconfitte; 31 reti segnate, 57 subite) abbia indotto Alvini a rivedere certi suoi “concetti”, a fare di necessità virtù.

Ma può anche darsi che invece si tratti di un trend che l’allenatore ha seguito fin dall’inizio della sua carriera nel calcio professionistico, iniziata in nel 2013 col Tuttocuoio, col quale aveva fatto fuoco e fiamme tra i dilettanti, portando la squadra di San Miniato dalla Promozione alla C2 in 5 stagioni, vincendo tutto quello che c’era da vincere.

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Poi qualcosa è cambiato, basta leggere i numeri. In 8 campionati (2 Tuttocuoio, 1 Pistoiese, 3 Albinoleffe, 2 Reggiana) più le 18 partite col Perugia le sue squadre hanno ottenuto 85 vittorie, 94 pareggi e 91 sconfitte in 271 partite, 285 gol fatti, 274 subiti. Anche senza l’aiuto del calcolatore si arriva ad una conclusione illuminante: 31% (circa) di vittorie, 35% di pareggi e 33% di sconfitte. E, più o meno, un gol fatto e uno subito ogni partita. È l’identikit di una squadra che, in 38 giornate, arriva tranquillamente a metà classifica, diciamo a 48-50 punti, che è l’obiettivo stagionale.

Per capire che cosa significhi dividere quasi equamente, nel corso di una carriera, vittorie, pareggi e sconfitte, nonché i gol (idealmente come se le partite finissero tutte 1-1…) abbiamo dato un’occhiata alle statistiche di alcuni altri allenatori.

Tra i big, Pep Guardiola è senza avversari, col 74% delle partite vinte in 731 in panchina, Allegri ha una statistica del 61%, Ancelotti e Conte del 59%, Gasperini (solo Atalanta) arriva al 55%, Spalletti al 46%, ma chi ha fatto la gavetta dal basso come Pioli e Juric arriva al 38% e 33%, diciamo quasi in “zona Alvini”, grazie alle ultime stagioni in A. Insomma, come sempre nel calcio, la differenza la fanno i bravi calciatori, ancorché ben messi in campo e ben organizzati.

Un ultimo dato sul Perugia di quest’anno lo andiamo a pescare nelle palle-gol, cioè nelle occasioni create ad ogni partita, che, secondo Giani Brera, dovrebbero fornire lo specchio esatto di come si è sviluppato il gioco. 
Bene: il Perugia ha segnato 19 reti da 72 palle-gol costruite, mentre ne ha subite 16 sulle 56 lasciate agli avversari. In pratica, ci sono volute 4 occasioni a partita per segnare un gol, ma, all’opposto, è bastato lasciarne tre agli avversari per subirne uno. Non a caso il Grifo ha il record di pareggi della serie B, 9 su 18.

Più equilibrati di così...

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