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GRIFONERIE Perugia con metà salvezza in tasca, ma serve qualità a centrocampo

L'analisi di Claudio Sampaolo dopo il pari del Perugia al 'Tardini' contro il Parma nel match valido per la 17ª giornata di Serie B

claudio sampaolo-2Ci si chiede dove potrà magari arrivare una squadra che ha pareggiato a Pisa, Lecce, Benevento, Frosinone, Parma (1-1 in rimonta al 'Tardini' con Sgarbi a infilare Buffon) e vinto a Cremona, ha battuto il Brescia a pareggiato col Cittadella. Sette risultati positivi con le cosiddette “grandi”, cinque dei quali in trasferta. 

Beh, nel vecchio calcio mandato in soffitta con le nuove leve degli allenatori, che ormai giocano quasi tutti per vincere, ma soprattutto nell’era dei cinque cambi, ormai la differenza tra partite interne ed esterne è quasi del tutto sparita. Dunque converrà fare due discorsi diversi, se vogliamo due binari paralleli che forse potrebbero anche ricongiungersi in fondo al campionato, ma converrà andare coi piedi di piombo.

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Primo binario: raggiungere in fretta la salvezza. Si è detto da più parti che servono 50 punti, ma si tratta di una quota molto, ma molto alta, almeno alla luce di quello che è successo negli ultimi campionati. Tre anni fa il Livorno si salvo con 39 punti, la stagione successiva Perugia e Pescara andarono allo spareggio playout con 45 punti (Cosenza salvo a 46), mentre  l’anno scorso all’Ascoli sono bastati 44 punti per salvarsi.

In questo momento,dopo 17 giornate, il Perugia ha 9 punti di vantaggio sulla quintultima (Alessandria) e considerando che in basso vanno molto piano potrebbe trattarsi di uno scalino difficilmente colmabile. Per dire: se nelle 21 partite restanti il Perugia pareggiasse sempre arriverebbe a 47.

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Secondo binario: con questo passo (26 punti in 17 partite) il Perugia chiuderebbe a 58 punti. Negli ultimi tre campionati sono stati sufficienti per arrivare anche in alto nei playoff (due volte al quarto posto, una al sesto). Dunque si può essere anche ottimisti? E come si potrebbero incontrare i due binari, diciamo verso marzo? Acquistando un po’ di qualità, questo è il punto, per indovinare maledettamente l’ultimo passaggio, per mettere piedi buoni sulla trequarti e non sprecare ripartenze in superiorità numerica, occasionate dall’aggressività di squadra. Come a Benevento, come nel finale di Frosinone e Lecce, come a Parma.

Alvini, al quale nessuno ha chiesto di centrare i playoff, anche domenica sera si è focalizzato su questo aspetto, ma ben conoscendo la psiche dei suoi calciatori (il calciomercato è ben lontano) ha puntato tutto sulla “qualità di palleggio in crescita”. Traduzione: io questi ho e vedo piccoli miglioramenti. Beato lui. Noi vediamo sempre gli stessi errori e chi li commette non ha proprio la qualità che manca, non ce l’ha nel suo dna calcistico. E non parliamo solo di Kouan, che a 22 anni ancora viene considerato un  “giovane da svezzare”, ma di tutti i centrocampisti in generale, compreso Murgia che è scomparso dai radar. Anzi non è mai apparso.

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Perché delle due l’una: o si punta sul lavoro dello staff per far migliorare tutti, ma non si chiede nulla di più a questa squadra, oppure, se davvero si vogliono far incrociare i due binari a primavera, occorrerà fare uno sforzo, soprattutto di immaginazione. Abbiamo detto e scritto che servirebbe uno come Verre, come Barack, o Pessina, o Pasalic o Bajrami. Non uno di loro, non uno di serie A, chiaramente. Semplicemente un centrocampista che abbia i tempi per andare in area a segnare ed i piedi per disegnare assist per gli attaccanti (De Luca senza munizioni è da depressione). E siccome Giannitti e Comotto hanno dimostrato di saperci fare, di conoscere i  giocatori, chissà che non peschino in Lega Pro quello che serve.
 

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