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GRIFONERIE Al 'catenaccio aggressivo' di Alvini mancano i gol ed un ruolo per Kouan

L'analisi dopo il pareggio senza reti del Perugia sul campo del Lecce: il tecnico del Grifo 'affabula' la stampa salentina

Massimiliano Alvini è indubbiamente un uomo che sa di calcio. E ne sa molto. Ma è pure un uomo di cultura, un grande affabulatore, uno che legge molto (si capisce dalla terminologia che usa) e che, quando le domande degli interlocutori sono troppo nette, incarta l’auditorio con discorsi articolati e spesso complicati. Ai limiti della supercazzola, della quale, da buon toscano (“Amici miei”, no?) ha sicuramente una conoscenza approfondita.

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Nella conferenza stampa post Lecce, un collega salentino ha avuto l’ardire, diciamo così, di accusare Alvini di aver fatto catenaccio e di aver usato pure le maniere forti. Come, lui che ama il bel calcio e “gode durante gli allenamenti per una giocata fatta bene” (citazione di chi se li guarda proprio tutti) ha messo il pullman davanti alla porta? Sacrilegio.

E invece che fa Alvini? Dice che il succitato collega ha ragione, che lì a Lecce sanno cos’è il calcio vero, che a volte non puoi fare quello che vuoi, insomma che il Lecce (“una grande squadra”) li ha schiacciati.

Come dire: l’anno scorso giocando petto in fuori con la mia bella Reggiana me ne avete fatti 11 in due partite. Ora soffrite un po’ anche voi.

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Tirando le somme, diranno i tifosi, qual è il vero Perugia? Quello di Cremona e di Benevento (risultati diversi ma prestazioni identiche) o quello che ha bloccato Frosinone, Brescia e Lecce badando un po’ più a difendersi e meno a dilagare per il campo?

L’uno e l’altro. Anzi, potendo usare un paradosso diremo che il 3-0 di Cremona, visto senza occhiali, potrebbe sembrare come la miglior partita stagionale, non fosse che per aver giocato 50’ in dieci. Ma nel caso dovremo anche aggiungere che quella sera la Cremonese ha avuto più palle-gol del Perugia, due anche sullo 0-0. Diciamo allora che cammin facendo Alvini ha lavorato, e sta ancora lavorando sugli equilibri di squadra, assestando anzitutto la difesa.

La Reggiana che vinse in Lega Pro dopo spareggio col Bari prese 26 reti in 30 partite, playoff compresi. Quella che è retrocessa lo scorso anno 57 reti in 38 gare. Dunque il primo mattone delle fondamenta, da che calcio è calcio (fa eccezione Zeman…) è cercare di prendere meno gol possibili. Non come predicava Papadopulo, per dire, che fu licenziato da Gaucci perché disse queste precise parole dopo uno 0-0 interno: “Io gioco sempre per fare 0-0 e sono a 38 punti finali, uno a partita. Basta vincerne una decina anche per 1-0 e arriviamo in cima”. 

Ecco, scordatevi il buon Papadopulo. Il Perugia delle ultime due partite, volendo definirlo tatticamente, può essere artefice di un “catenaccio aggressivo”, cioè di una difesa a tutto campo, che inizia sulla costruzione degli avversari e termina in area, dove Sgarbi, Angella e Dell’Orco stanno costruendo muri sempre più solidi.

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Dove deve migliorare ancora? Sulla proposizione offensiva, che ha dimostrato di saper fare, massimamente a Benevento, ma anche col Brescia. Cioè riconquista molto alta della palla e via verso la porta, sempre rigorosamente palla a terra. A Lecce, pressati per 45’ dalla prepotenza dell’avversario, ci sono state poche occasioni di ribaltare l’azione verso Gabriel (giusto l’incursione di Kouan e Matos all’82’), con gli attaccanti lasciati soli, con Kouan impegnato a marcare il regista avversario, con Ferrarini e Falzerano quasi sempre appiattiti sulla linea dei difensori.

Che cosa ci si può attendere da qui a Natale? Che De Luca e Matos acquisiscano una forma livellata con gli altri, poi si vedrà se i due, che quasi mai hanno giocato una stagione intera da titolari (De Luca ad Alessandria tre anni fa in Lega Pro, Matos non pervenuto), possono costituire una coppia-gol affidabile o se occorrerà ricorrere al mercato.

Di sicuro, se mettiamo in fila loro due, più Murano, Carretta, Falzerano, Lisi, tutti i centrocampisti ed i difensori, si stenta ad intuire, curricula alla mano, chi potrebbe fare gol in questa squadra. 

L’unico che ha i tempi di inserimento, che va dentro senza paura per cercare il gol sotto misura è Kouan (sua l’unica pall-gol di Lecce, di testa), ma forse va dislocato diversamente. Va liberato ogni tanto dai compiti di marcatura e “sciolto” per il campo, guardando la porta in faccia e non con la schiena.

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