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Calcio, la retrocessione del Perugia ha radici lontane. Tutte le tappe del disastro

Dall'addio improvviso di Alvini all'inutile vittoria di ieri sera. Quale futuro in vista?

Soltanto un anno fa ci si giocava la possibilità di andare in semifinale dei playoff e magari il sogno sarebbe anche potuto avversarsi se arbitri e var avessero fatto in pieno il proprio dovere non mettendosi di traverso. Invece, dopo quel disgraziatissimo 2020, è di nuovo tempo di tornare a fare i conti con l'amara realtà. Oggi, 20 maggio 2023, la città si è risvegliata attonita e sotto la solita pioggerella fastidiosa che oramai da settimane non dà tregua dopo la seconda retrocessione in tre anni. Non ci sono alternative: il Perugia giocherà la stagione 2023/24 in serie C, un inferno da cui sarà veramente difficile uscire. Per un curioso scherzo del destino a contribuire a questo verdetto negativo è ancora volta il Brescia, che con il pari in rimonta di Palermo potrà disputare i playout. Non c'è che dire, un vero disastro che ha radici lontane. Proviamo a ripercorrerne le tappe e ad individuarne le cause, compito quest'ultimo sempre molto difficile.

Primi scricchiolii

Già l'8 giugno dello scorso anno qualche pensiero non positivo aveva iniziato ad aleggiare dalle parti di Pian Di Massiano. Massimiliano Alvini, principale artefice dell'ottavo posto della passata stagione, lascia ufficialmente il Perugia nonostante un rinnovo di contratto già firmato. Troppo grande, per chi ha fatto una gavetta alquanto faticosa, il richiamo della serie A. Ma non è da escludere che nel periodo intercorso tra l'accordo siglato e i primi di giugno il tecnico di Fucecchio non fosse più convinto della programmazione, il vero tallone d'achille di questo club. Morale della favola si dovrà iniziare nuovamente da zero: per la sostituzione si parla di una volata a due tra Moreno Longo e Fabrizio Castori e a vincerla è il tecnico di San Severino Marche, poichè si pensa possa valorizzare la difesa a tre che era stata tra le migliori dello scorso campionato. 

Il mercato a singhiozzo

Lo stesso giorno viene presentato Castori mentre il 4 luglio inizia la nuova stagione. Le difficoltà sono evidenti sin dall'inizio: squadra partita per il ritiro con l'organico ridotto all'osso ed infarcito di giovani della Primavera e giocatori che arrivano alla spicciolata e che, come il campo dimostrerà, non si dimostrano pronti per una B che si dimostrerà tra le più difficili degli ultimi anni. A parziale scusante del tecnico dunque il fatto che quest'ultimo, durante la preparazione, non abbia potuto trovare la giusta quadra e questo inficerà non poco l'inizio del campionato. Fanno discutere anche alcune partenze, come quella di D'Urso, preso a gennaio, che magari avrebbe potuto portare una qualità che durante la stagione si vedrà molto ma molto raramente, e alcuni arrivi mancati come ad esempio Moncini e Gondo, sfuggiti proprio quando sembravano aver preso la strada di Pian Di Massiano.

Avvio difficile

Il sorteggio del calendario è tutt'altro che benevolo: alla prima giornata bisogna andare a Palermo e finisce con un 2-0 che accende subito un campanello d'allarme. ll tecnico ci mette del suo schierando Lisi "sottopunta", con la squadra che quasi si consegna all'avversario. Poi un buono 0-0 con il Parma, tra le candidate alla vittoria finale, e una nuova sconfitta interna per 3-1 contro il Bari, partita condizionata anche da un rigore sbagliato. Alla quarta altro ko, stavolta a Brescia, che induce la società alle prime riflessioni sulla panchina. Le nubi sembrano diradarsi alla quinta, quando il Grifo si impone di misura sull'Ascoli, che fino ad allora non aveva mai perso; il derby è il primo spartiacque negativo, con Di Carmine che fallisce il penalty del vantaggio e Partipilo che castiga i biancorossi, che non reagiscono.

Prima scossa ma inutile

Il 19 settembre Castori viene allontanato dalla guida tecnica della squadra. Decisiva non tanto la sconfitta nella straregionale, ma l'atteggiamento in campo, con la squadra che fatica a reagire dopo il gol subito. Al suo posto subentra Silvio Baldini, che subito manifesta il proposito di lottare per la serie A. Tutto questo finisce per rivelarsi un boomerang: i biancorossi perdono tre partite di fila, con uno spettacolo se possibile peggiore del precedente, e l'allenatore non può che dare le dimissioni. Dopo l'1-2 con il Sudtirol, con match winner l'ex Carretta, si scatena la prima pesante contestazione dei tifosi che iniziano a temere il peggio.

Ritorno al passato e l'illusione di una svolta

Il giorno dopo la debacle viene richiamato al capezzale di un Grifo profondamente malato Fabrizio Castori, il cui ritorno produce degli scossoni inattesi. Via il direttore sportivo Marco Giannitti (rimpiazzato da Renzo Castagnini), tra i maggiori artefici della promozione del 2021 e l'ottavo posto dell'anno successivo, e senatori come Angella e Rosi che terminano fuori rosa. La squadra inizia a risalire la china con il blitz di Reggio Calabria e il pareggio di Modena (intervallati dallo 0-2 casalingo con il Cittadella), propedeutico alla vittoria contro il Genoa. Gli ultimi due successi del 2022 contro Venezia e Benevento, uniti ad un inizio di girone di ritorno complessivamente buono (spicca anche il ritorno alla vittoria nel derby in casa che non accadeva da quasi sette anni), catapultano i Grifoni fuori dalla zona playout. Il tutto malgrado un mercato di gennaio nettamente insufficiente ma per certi versi obbligato (per esempio alcuni giocatori come Di Carmine non erano trasferibili in quanto aveva già giocato con la Cremonese ad inizio stagione e si è dovuto di fatto scegliere di cedere Strizzolo e Melchiorri dato il reparto offensivo extralarge). Le speranze apparivano concrete con il successo di Cittadella.

Il crollo

La data che i tifosi del Grifo non dimenticheranno mai è quella del 5 aprile, in cui viene recuperata Perugia - Reggina. Tutto sembra andare bene con Di Serio che concretizza una superiorità netta, ma proprio allo scadere accadrà qualcosa che cambierà il destino di questa squadra. Gori si fa passare sotto la pancia una punizione inesistente di Rivas ed è 1-1. La frittata avviene ad inizio ripresa: il portiere di Brescia, sugli sviluppi di un altro calcio piazzato, si porta la palla dentro la linea di porta e viene poi sostituito con Furlan. Una mossa a quanto pare non presa bene da alcuni giocatori che verranno nuovamente messi da parte nelle settimane successive e che di fatto causerà lo scollamento definitivo. Da allora è un susseguirsi di sconfitte, a parte la lieve ripresa di Ferrara, e la retrocessione diviene inevitabile.

Cause e futuro incerto

Tutti dunque devono essere messi sul banco degli imputati, in primis la società, incapace di costruire un organico all'altezza della categoria. Poi i giocatori, che evidentemente non hanno fatto gruppo nei momenti difficili, ed infine l'allenatore, fedele con tutte le attenuanti del caso soltanto ad un'idea di gioco e autore di scelte non sempre condivisibili. In tanti si chiederanno se la dirigenza cambierà o meno. A questo punto, data la frattuta insanabile con la tifoseria, una soluzione deve giocoforza essere trovata. Giocare in C non sarà facile e bisogna assolutamente ritrovare il giusto entusiasmo, cosa obbiettivamente impossibile in queste condizioni. Ma chi va via e chi resta? Scontato l'addio di Castori, è necessario andare su un allenatore giovane e con idee. Non è infine difficile immaginare una diaspora, con la rosa che cambierà radicalmente. Sarà una lunga estate. 

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