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GRIFONERIE Alvini inventa lo schema 8-7-9 e prova a rivoluzionare il calcio

L'analisi di Claudio Sampaolo dopo il successo del Perugia al 'Moccagatta' di Alessandria, dove il tecnico ha 'stravolto' l'undici titolare come aveva già fatto a Cosenza e contro la Cremonese

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Il titolo può anche apparire provocatorio, eccessivo, ma questo è. Al di là di come finirà una stagione partita molto opportunamente a fari spenti (ma di giorno…), Massimiliano Alvini sta facendo cose che noi calciofili non avevamo mai nemmeno pensato. E se anche fosse successo avevamo subito scartato l’idea. Cambiare 8 giocatori della squadra che aveva strapazzato il Frosinone per giocare a Cosenza? Fatto. Prendere la formazione di Cosenza e sostituirne 7 per affrontare la Cremonese, prima in classifica e miglior attacco del campionato? Fatto. Andare ad Alessandria,tre giorni dopo, e ribaltare di nuovo la squadra, con 9 innesti? Fatto.

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Ripetiamo quello che ci è già capitato di sottolineare: mai nessun allenatore, a memoria nostra, si è buttato a testa bassa dentro le difficoltà insite in una simile strategia. Quantomeno non in campionato. I turnover o avvicendamenti, si fanno, solitamente, nelle amichevoli e nei primi turni di Coppa Italia, con gli allenatori che (mentendo) li spiegano più o meno così: “voglio dare una opportunità a chi ha giocato di meno e mi aspetto risposte convincenti”. Che non arrivano mai, tanto è vero che poi, anche in via confidenziale, il commento dei succitati allenatori è più o meno il seguente: “non hanno dimostrato di voler rubare il posto ai titolari”. Punto e a capo.

Ma c’è di più: Alvini sta andando nettamente contro la logica di chi considera un rischio cambiare troppo (e noi la pensiamo ancora così, tanto per essere chiari, ma forse vale solo per i grandi club che puntano allo scudetto...) perché si perdono gli automatismi, perché le caratteristiche dei giocatori più importanti condizionano anche chi gli sta vicino e nonostante gli allenamenti settimanali non sempre il mix riesce. Esempio: il centrocampista X sa fare lanci a lunga gittata ed ha bisogno di attaccanti che si buttano con tempismo negli spazi, l’altro (Y) invece vuole che gli si venga incontro per scaricare subito la palla. E potremmo continuare all’infinito.

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Col Perugia delle ultime quattro partite non è mai successo di vedere situazioni di “disagio tecnico”, chiunque abbia giocato ha messo le sue caratteristiche personali al servizio della squadra, seguendo lo spartito consegnato a tutti lo scorso luglio. Oppure, dovremmo forse dire che Alvini e il suo staff hanno composto gli ultimi 4 mosaici calibrando bene ogni inserimento. Costruendo un puzzle su misura. Possibilissimo,visto che ad Alessandria, senza De Luca, i lanci partiti da dietro sono stati tutti o quasi sugli esterni per lanciare Carretta e Olivieri, mai alti per cercare chi non c’era.

Infine una terza cosa: chi cambia la squadra base, anche di poco (visto l’Inter senza Brozovic?) di solito ci rimette le penne. Il Perugia ha fatto dieci punti in 4 partite.

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Come finirà questo embrione di rivoluzione non lo sappiamo. Di certo, però, Alvini ora sa di avere qualche certezza in più sui suoi giocatori (tranne Murgia e Gyabuaa che sembrano fuori dal progetto), ha avuto la conferma che Curado è un ottimo vice-Angella (e non solo), che le coppie sugli esterni sono intercambiabili e possono fare staffetta anche nello stesso incontro, che D’Urso è davvero quello che mancava per mandare i compagni in gol con un ultimo passaggio, preciso e in verticale, come ha fatto ad Alessandria almeno in quattro occasioni, che delle seconde punte a disposizione Olivieri è quello che ha più il senso del gol, altrimenti non si segnano due reti con la sicurezza, la destrezza e la precisione dimostrata. Infine che, magicamente, in questo tourbillon, hanno cominciato a segnare i centrocampisti (Lisi, ancorché su punizione, D’Urso e Falzerano).

Conclusione: ci stiamo divertendo non poco e semmai è strano il fragoroso silenzio che c’è attorno a questa piccola “rivoluzione” di provincia, che nessuno ha portato alla ribalta sui media nazionali. Ma questo, per come la pensa la società, è solo un bene. Che dire? Contenti loro...

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