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Calcio Prepo

Calcio serie B, Castori presenta il suo libro: "Tutto ruota attorno alla passione"

L'evento, in programma da tempo, si è svolto nel tardo pomeriggio di oggi presso l'aula magna della sede del Comitato Regionale Umbro a Prepo. Presenti la dirigenza del Perugia attuale e allenatori e giocatori di ieri

L'evento sarebbe dovuto andare in scena già ad ottobre, ma l'esonero post derby lo ha fatto slittare di qualche mese. Ma l'importante è che tutto sia filato alla perfezione: nella prestigiosa cornice dell'aula magna della sede del Comitato Regionale Umbro, a Prepo, Fabrizio Castori ha potuto finalmente presentare il suo libro intitolato "Fabrizio Castori, la storia di mister promozioni". E' stata sicuramente una serata memorabile: erano presenti molti dei protagonisti che hanno avuto modo di incrociarlo sul loro cammino, con riferimento a dirigenti, tecnici e calciatori del presente e passato biancorosso.

Va sottolineato che l'elaborato, scritto in collaborazione con il giornalista Massimo Boccucci e il genero (ha sposato una delle figlie del tecnico) e sociologo Simone Paolo Ricci, non è da intendersi soltanto come una semplice autobiografia, ma anche e soprattutto come resoconto di una storia personale, fatta di una solidità etica e morale riconosciuta da molti. Dietro questi racconti inoltre trapela l'uomo schietto, sincero e onesto. Non manca infine la durezza, che non è altro che un modo per trasmettere i suoi valori.

"Sono un po' imbarazzato - apre così il diretto interessato - perché non mi piace essere elogiato così tanto. Da ragazzino c'era solo il calcio. Nasco con questa passione quindi, che ho portato avanti negli anni. Io e Paola ci siamo sposati presto e abbiamo messo al mondo una figlia. Presi un diploma da programmatore elettronico e nel frattempo giocavo con la Maceratese e ho detto al presidente che non potevo più continuare. Poi andai a Corridonia, in prima categoria. A 26 anni mi viene chiesto di allenare e persi la prima partita 5-0. Ho preso di petto la situazione e ho stabilito allenamenti tutti i giorni. Abbiamo vinto sette delle ultime otto partite e ci salvammo. Poi me ne andai causa lavoro".

L'ALLENATORE, UN MESTIERE DIVENTATO DIFFICILE - Il tecnico di San Severino rivolge una piccola frecciata al mondo della panchina: "Per gli ex professionisti è più facile allenare, poi però c'era l'esame, dove mi sono giocato tutto: non ho sbagliato nessuna risposta".

PASSAGGI DECISIVI - Ecco quando una carriera nata quasi per caso ha avuto la svolta: "Sono stato contattato dal Lanciano che aveva appena vinto l'eccellenza. Ho conosciuto il presidente Angelucci e mi ha detto che volevo andare in serie B. Gli ho risposto che Lanciano è lontana. Ogni cosa che dicevo mi smontava e non potevo liberarmi finché non avessi dato disponibilità. Abbiamo mangiato una pizza a San Benedetto e mia moglie mi ha detto "perché non ci vai?" E ho detto sì. Ebbene ho vinto l'Interregionale, la serie C2 e poi ho perso la finale col Taranto per andare in B. Senza la spinta di Paola non avrei sicuramente accettato". La ricetta di questo suo straordinario successo è ben precisa: "Mi sono azzerato gli alibi perché dovevo vincere e basta. Responsabilità vuol dire dare risposte non solo a se stessi ma anche alla famiglia. Bisogna essere convinti per essere convincenti".

LA CONCRETEZZA AL POTERE - Castori è stato definito "il becchino del tiki taka" da un'importante rivista internazionale: "In Italia si è voluto scimmiottare il calcio spagnolo. Sono stato coerente con le mie idee, quel tipo di calcio non mi piace. A Carpi facevamo poco possesso palla ma più tiri in porta. Eravamo una macchina da guerra, come fame ed organizzazione. L'artefice era Cristiano Giuntoli, che mi chiamò due volte, e alla seconda andai. Mi disse che questa sarebbe stata la squadra per me, costruita con un intelligenza e logica e da giocatori con fame e idee. Sentivo mia questa squadra ma non pensavo di andare in A. È stato un miracolo ma c'era una logica e un modo di giocare ben preciso. Dicevano saremmo calati ma non è successo". 

DICONO DI LUI

Massimo Boccucci (giornalista e autore del libro): "La sua storia è bellissima, per i grandi che seguono il calcio ma soprattutto per i giovani. Penso soprattutto a loro che possono trovare un riferimento. Penso poi a Fabrizio Ravanelli e Serse Cosmi, che hanno sempre creduto in quello che facevano. Dieci promozioni sono tante, ma vincere vuol dire salvare anche una squadra in difficoltà, lo sanno a Trapani e ad Ascoli, dove gli hanno addirittura intitolato una via".

Simone Paolo Ricci (sociologo e autore del libro): "Sono un appassionato di calcio, ma non ci vivo dentro. Ho avuto la possibilità di compiere un viaggio di 42 anni sotto un'altra veste. Il primo concetto è la necessità di una base valoriale per sostenere una carriera lunga, che ti dà opportunità di compiere delle scelte che non sono poi da ritenere discutibili".

Luigi Repace (presidente del Comitato Regionale Umbro): "Questo edificio è la casa del calcio e iniziative del genere sono fondamentali per tornare alla normalità, cosa che credo sia necessaria. Tanta gente può capire quanto sia importante questo movimento, che trasmette passione. Cosa che non si può non riconoscere nel mister. Portare avanti una società malgrado tutte le singolarità dei calciatori è un merito immenso. Le dieci promozioni sono fondamentali nella vita di un allenatore ma la più bella secondo me è aver portato dalla terza alla seconda categoria il San Patrignano. Lo ringrazio per quello che ha fatto".

Serse Cosmi (allenatore): "Ci siamo conosciuti sul campo. Lui era già affermato in ambito dilettantistico. Ho avuto la percezione di trovare una persona che aveva più o meno lo stesso mio trascorso. La sua era una vita normale dove non c'erano i presupposti per diventare ciò che poi è stato. Ci siamo sempre rispettati e c'era amicizia. Mi telefonava su tanti giocatori da portare a Perugia, alcuni dei quali hanno fatto una carriera importante. Il suo calcio non è stato recepito nella maniera giusta perché si diceva che si doveva giocare la palla lunga. Una persona rimane a certi livelli se si rinnova. Di Fabrizio mi piace la determinazione, l'applicazione e una passione, con i quali difficilmente non ottieni il risultato. È stato bravo a capire che proprio senza di questo non ci si salva".

Fabrizio Ravanelli (allenatore ed ex calciatore): "L'ho incontrato quando giocavo in B con il Perugia e ci ha fatto penare, tant'è che ho pareggiato in extremis. Assomiglia alla mia storia perché quando un giocatore ha dietro una famiglia seria che ti inculca valori quali ad esempio l'umiltà tutto diviene più facile. Mi ha colpito vedere i festeggiamenti con la moglie, segno che mette al centro proprio la famiglia. Giusto avere autostima che non deve sfociare in presunzione. È una storia che ricorda la mia: volevo dimostrare che si poteva fare affidamento su di noi. Sarebbe bello portare queste storie all'università. Credo che vedere oggi un Perugia che lotta su ogni passaggio e ogni contrasto è frutto di questo". 

Massimiliano Santopadre (presidente del Perugia): "A me ha colpito il Castori da avversario. Ricordo il suo Carpi che ci fece quattro gol e quando ho avuto l'opportunità di prenderlo ero molto felice. Ho guardato l'uomo ed ero convinto di scegliere bene perché era una persona simile a me, determinata, umile e ambiziosa. Ripetersi per tanti anni non è semplice. Non avevo motivo di leggere il libro perché mi aveva già raccontato tutto. Mi piace stare con lui. Poi ci sono i risultati: ho preso una decisione frettolosa. Recentemente ho voluto ribadirgli la stima perché non mi ha mai mancato di rispetto un solo secondo ed è tornato più forte di prima ed incazzato. Questo credo sia il termine giusto".

Renzo Castagnini (direttore sportivo del Perugia): "Mi riallaccio a quanto ha detto Cosmi, che ha toccato la qualità. cosa di cui parla poco. Posso dire che lui si è formato nel tempo e i risultati non vengono mai per caso. L'ho cercato a Palermo proprio per le idee e le qualità che ha".

Franco Vannini (ex calciatore del Perugia dei Miracoli): "Mi ha fatto piacere conoscere una persona rispettosa dei ruoli e come allenatore non posso certo giudicarlo negativamente. A seconda delle annate si possono esprimere pareri, ma i risultati parlano chiaro. Lui è l'allenatore giusto per questa piazza perché ha portato entusiasmo nei giocatori. Sono rimasto affascinato dalla persona, sana, seria e onesta, e dal fatto che ogni anno inizia un campionato come se fosse il primo".

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