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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Nella provincia di Perugia ci sono 12 siti industriali potenzialmente pericolosi

Sono 1142 su tutto il territorio nazionale, di cui 17 in Umbria, le strutture industriali o i siti di stoccaggio potenzialmente pericolosi secondo il rapporto dell'ISPRA e Ministero dell'Ambiente

Che ne è della condizione degli impianti industriali nelle zone in cui viviamo? Sono pericolose? Potrebbero causare danni alla salute o al territorio?

L’Ispra  - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale-  ha presentato, a tal proposito, il rapporto  “Mappatura dei pericoli di incidente rilevante in Italia 2013” in collaborazione con il Ministero dell’ Ambiente e della tutela del territorio e del Mare. Il documento cerca di far luce su quali siano le industrie potenzialmente pericolose per i cittadini e i territori nei quali sono ubicati.

Questa mappatura è stata pensata per localizzare i siti italiani che rientrano nella direttiva europea, conosciuta come Seveso, che venne emanata dalla CEE nel 1982 per fronteggiare pericoli di eventuali incidenti industriali per il territorio. Infatti la direttiva ampliò enormemente il raggio di azione dell’intervento degli Stati membri, portando l’attenzione anche sulla tutela per le popolazioni e i luoghi che potevano essere potenzialmente minacciati da un incidente industriale, mentre tutte le normative fino allora esistenti si curavano essenzialmente della tutela dei lavoratori. Il nome stesso Seveso non è casuale. Fu infatti sui cieli di questa piccola cittadina della Brianza che nel luglio del 1976 una fuoriuscita di diossina (TCDD), dall’azienda ICMESA nel territorio di Meda, generò una nube tossica andò a posizionarsi per l’appunto su Seveso. In quell’occasione circa 240 persone furono colpite da cloracne, una dermatite portata dall’esposizione al cloro, che provocò nelle vittime lesioni e cisti sebacee.

 Negli anni le direttive “Seveso”, furono ampliate ed estese dal 1999 in poi, fino all’ultima modifica approvata nell’estate scorsa e che entrerà in vigore dal 2015, con le quali si definiscono come siano individuati quei siti industriali potenzialmente pericolosi per la comunità. Elemento caratterizzante è che dato dalla presenza nel sito di sostanze, o categorie di sostanze, potenzialmente pericolose, in quantità tali da superare determinate soglie (sostanze tossiche, infiammabili, esplosive, comburenti).

Si è giunti quindi ad una mappatura del territorio dove sono presenti industrie, stabilimenti e depositi che presentano caratteristiche di “potenziale pericolo” ,  già inserite nell’ “Inventario Nazionale Seveso” stilato dal Ministero dell’Ambiente.

Sono 1.142 i siti industriali e i depositi potenzialmente pericolosi in Italia. Milano è la provincia che a livello nazionale presenta il più alto numero di questi siti, sono ben 69, seguita da Bergamo con 48 e Brescia 45.
In Umbria i siti mappati sono 17, 12 nella provincia di Perugia e 5 in quella di Terni. Nel perugino sono 8 i comuni che ospitano strutture potenzialmente pericolose: Assisi, Foligno, Panicale, Perugia, Piegaro, Spoleto, Torgiano e Todi. In totale questi comuni sono il 13,6% dei comuni totali. Le industrie presenti vanno dai depositi di gas, agli stabilimenti chimici (o petrolchimici), da impianti di distillazione a quelli di galvanotecnica.

È importante sottolineare che nessuna di queste strutture verte in situazioni di pericolo, ma la mappatura si rifà solamente per segnalare quelli che potrebbero essere dei siti a rischio per popolazioni e territorio qualora dovessero avvenire degli incidenti. 

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