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Quale futuro per la chiesa del Gesù a Perugia? La lettera di un nostro lettore

Preoccupato per il destino della bella chiesa ubicata in piazza Matteotti, il nostro lettore auspica una riapertura alle funzioni liturgiche di un edificio dal grande valore storico e artistico

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, preoccupato per la chiusura della chiesa perugina del Gesù, avvenuta ormai alcuni mesi fa, e della quale non giungono notizie di una prossima riapertura al culto.

L'autore della lettera, Vincenzo Silvestrelli, ricorda inoltre la gloriosa storia della presenza dei padri barnabiti nella città di Perugia.

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I Barnabiti se ne sono andati da Perugia dopo 413 anni di felice permanenza nella città. Furono chiamati in città dal grande vescovo Napoleone Comitoli che nel 1607 assegnò loro la Chiesa di Sant’Ercolano e regalò i beni necessari al loro mantenimento futuro. La missione del loro ordine era di aiutare il vescovo nella diffusione del Vangelo, attraverso la fattiva collaborazione basata sulla celebrazione dei sacramenti a cui si aggiunse presto l’insegnamento anche dei ragazzi poveri. Fra le glorie della presenza dei Barnabiti a Sant’Ercolano che portarono una copia della Sindone di Torino.

Nel 1774, con la soppressione dei Gesuiti, il Vescovo di Perugia del tempo assegnò all’ordine la Chiesa del Gesù dove i padri si trasferirono insieme al collegio che avevano fondato. L’attuale sistemazione della facciata si deve a loro. Con le varie soppressioni, prima la napoleonica poi quella post-unitaria, i barnabiti furono costretti a dolorosi pellegrinaggi presso diverse sedi pur mantenendo, con umiltà e discrezione, l’ufficiatura della Chiesa del Gesù dove si trovava sempre un padre disposto ad ascoltare le confessioni come è avvenuto fino ad ora.

Il servizio continuo e umile dei padri barnabiti, sempre scevro da ostentazioni, è stato un bene che ha reso migliore la città nel segreto delle coscienze delle tante persone che nei secoli hanno frequentato le chiese loro affidate. Oggi purtroppo quest’ordine, per la crisi delle vocazioni, non può più continuarlo.

I perugini devono però rassegnarsi alla desertificazione spirituale della città? Dobbiamo vedere questa chiesa e i suoi oratori ridursi ad un museo che, come un cadavere inanimato, ci ricorda il passato ma non apre al futuro?

La storia ci ha insegnato che, nonostante le vicissitudini, l’eroico e umile impegno quotidiano degli uomini che hanno servito Cristo ha mantenuto questa presenza grazie anche alla volontà e all’aiuto di tanti perugini che comprendevano il bene rappresentato da una chiesa frequentata, motore spirituale di tante iniziative.

Ci auguriamo perciò che la Diocesi prenda tutte le iniziative necessarie per continuare questa storia, nonostante le difficoltà attuali e che i cittadini di Perugia e le istituzioni collaborino fattivamente come è avvenuto nel passato.

Il Gesù è stato recentemente ben restaurato dopo varie vicissitudini. Una chiesa ridotta a museo può forse conservare per un po' le forme esteriori. Occorre però avere a cuore anche il restauro dei significati che il luogo esprime attraverso il mantenimento della sua funzione. È interesse di Perugia non far avanzare il deserto spirituale che priva le persone di un bene essenziale e della speranza.

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