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La bella storia di Giorgia, guarita dalla bulimia, che adesso aiuta gli altri via Instagaram

Guarire dai disturbi del comportamento alimentare è possibile: la perugina Giorgia Bellini racconta la sua storia s Today.it e lancia messaggi di sostegno per quanti si trovano nella sua situazione

Arriva da Perugia una bella storia di rinascita. E' quella di Giorgia Bellini, una giovane studentessa di Scienze dell’Alimentazione che, a 23 anni, si è lasciata alle spalle una storia difficile di abbuffate e induzioni al vomito, incomprensioni con i famigliari e schernimenti dei compagni di scuola, tutte situazioni costruite attorno alla mancata accettazione di un corpo "punito" a colpi di privazioni e di scorpacciate senza un senso apparente.

Giorgia ha deciso di raccontare sul suo profilo Instagram la sua vicenda, riportata anche da Today.it per fare coraggio alle tante (tantissime) ragazze che come lei affrontano un drammatico rapporto con il proprio corpo. “Non scegli di entrarci ma puoi decidere di uscirne”, “Non arrenderti”, “Le parole pesano a volte molto più dei corpi”, sono alcuni dei messaggi scritti sullo sfondo di un bel rosa acceso, luminoso come lo sguardo di Giorgia, che oggi si mostra serenamente nei selfie, alternati ai suoi consigli che arrivano dritti agli oltre 14mila utenti della sua pagina. Accanto al suo nome la ragazza ha scritto DCA, sigla che indica i ‘disturbi del comportamento alimentare’.

Come racconta a Today, per otto anni Giorgia ha considerato il cibo come un nemico da combattere, ma anche come un alleato utile per infliggersi un’autodistruzione che fortunatamente non si è mai compiuta: oggi Giorgia è guarita, le patologie che hanno alterato le sue abitudini alimentari inducendola ad ossessionarsi per quelle gambe da nascondere, anche d’estate, anche in spiaggia, sono parte di un passato che ora è utile per aiutare chi come lei è coinvolto in un disturbo alimentare così impattante.

Nell’ultimo anno segnato dalla pandemia, secondo l’ultimo report dell’ADI - Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione clinica, questo tipo di problemi alimentari è aumentato del 30% in bambini e preadolescenti. 

Giorgia Bellini racconta senza timidezza del suo calvario, ma anche del coraggio ritrovato e scoperto per imparare ad amarsi e a tornare a vivere. La ragazza ricorda anche quanto sia importante saper chiedere aiuto.

Come è iniziata la vicenda

“I compagni di scuola che mi prendevano in giro e i miei che discutevano: così è iniziato tutto”.

Giorgia ha iniziato a soffrire di disturbi del comportamento alimentare nei primi anni di adolescenza, con una dieta che aveva eliminato completamente carboidrati e dolci. “Non ero in sovrappeso, ero normale, ma mi vedevo le gambe enormi per cui avevo proprio un complesso: non mettevo mai gonne o pantaloncini e d’estate non mi facevo vedere in costume da bagno. Così sono entrata in quella fase che viene chiamata ‘luna di miele’: si perdono subito dei chili, ti senti forte, spinta a proseguire, e così il disturbo alimentare cresceva. Mangiavo solo frutta e verdura, poi mi abbuffavo e vomitavo”, racconta. “Questa situazione protratta per tanto tempo ha scompensato il mio metabolismo, mi ero gonfiata tantissimo e nonostante mangiassi solo frutta e verdura ero comunque normopeso, se non in leggero sovrappeso. La mia era prevalentemente una bulimia, per quanto oscillassi sempre tra periodi di abbuffate e digiuni totali. Perché poi è facile passare da un eccesso all’atro, tra bulimia e anoressia… Sa che non mi ricordo la prima volta che ho vomitato? La mia mente lo ha rimosso”.

Per Giorgia il cibo era un mezzo per lenire una sofferenza interiore, un modo per non affrontare qualcosa di più profondo e doloroso che aveva origine da diversi contesti, quello famigliare e quello scolastico. “A scuola volevo essere la più brava e c’era chi mi prendeva in giro: risultavo antipatica e si tendeva ad escludermi. A ciò si aggiungeva anche una situazione famigliare non facile, i miei genitori discutevano spesso e si dimenticavano di me. Era complicato per loro rendersi conto che la figlia stava male, era come se non volessero vederlo. Con loro ho parlato dei miei disturbi alimentari solo dopo due anni, perché provavo vergogna, temevo di deluderli. E, infatti, all’inizio non mi credevano, pensavano li prendessi in giro… Mi sono sentita sola”.

La svolta nel momento in cui ha chiesto aiuto

In seguito al momento più buio della sua esistenza, è arrivata per Giorgia la svolta: “Ho deciso di chiedere aiuto quella volta che ho toccato il fondo, quando mi sono stufata di trascorrere le mie giornate ad abbuffarmi e a vomitare, a stare chiusa in casa, senza stimoli” ricorda Giorgia, addentrandosi poi nel racconto più doloroso segnato da due tentativi di suicidio. “Andavo a scuola, tornavo e dormivo. Poi mangiavo e vomitavo, questa era la mia routine. A un certo punto volevo anche abbandonare la scuola. Anche i miei genitori sembrava che si fossero abituati alla situazione. Io non volevo vivere più e così ho tentato il suicidio: ho preso delle pasticche, volevo attirare la loro attenzione e sono finita in ospedale per tre giorni. Ma tornata a casa, mi sono accorta che la situazione era la stessa, e allora ho ripreso quelle pasticche e di nuovo sono finita in ospedale, stavolta per 15 giorni”.

Quella notte in ospedale, la promessa a se stessa: “Mentre soffrivo per i dolori lancinanti giurai a me stessa che non mi sarei più fatta del male. Avevo 19 anni. Uscita dall’ospedale, io stessa, da sola, sono andata al Centro di Todi, Palazzo Francisci, in Umbria, (struttura che cura i DCA, dove di recente è stato ambientato la docu-serie 'Fame d’Amore' condotta da Francesca Fialdini, ndr) per chiedere aiuto. E’ stato lì che ho capito che il cibo era l’ultima delle cose da dover risolvere”.

I social per aiutare gli altri

Adesso Giorgia, completamente guarita da i suoi problemi, trasmette sicurezza e forza a chi si rivolge a lei ritrovandosi soffrendo per la stessa causa. La scelta di aprire un account Instagram è stata  dettata dalla constatazione di quanta ignoranza persista ancora su un argomento così delicato eppur banalizzato: “Mi rendevo conto che quando parlavo di disturbi alimentari le persone commentavano dicendo ‘quella ragazzina è anoressica, non mangia perché vuole fare la dieta, vuole sentirsi bella’”, spiega: “Molte ragazze mi scrivono che non sanno come dirlo ai genitori, che provano vergogna che non vogliono deluderli. Poi c’è anche chi mi dice che vorrebbe intraprendere un percorso ma non ha i soldi per rivolgersi a uno psicologo o a un nutrizionista. Purtroppo in Italia ci sono poche strutture non a pagamento che forniscono questo tipo di servizio e quelle che ci sono hanno lunghissime liste d’attesa”.

I problemi con l'alimentazione “Sono legati a problemi di identità, chi ne soffre non ha alcuna sicurezza sul futuro, per cui in questo periodo di incertezza collettiva tendono ad aumentare”, osserva: “Poi restare in casa aumenta il disagio per chi già ha problemi in famiglia”. Il consiglio che Giorgia sente di dare a famigliari, amici, parenti di qualcuno silenziosamente sofferente è di fare attenzione ai segnali: “Se la persona tende ad isolarsi, ad inventare delle scuse quando è a tavola sostenendo di aver già mangiato o di aver male alla pancia… Sono tutti elementi che dovrebbero fare allarmare. Spingeteli a chiedere aiuto e non giudicateli, non dite loro che basta un po’ di forza di volontà e che i problemi ce li hanno tutti, non banalizzate il problema. Ascolto e comprensione sono fondamentali”.

Guarire dai disturbi alimentari è possibile

Giorgia oggi con entusiasmo si dice guarita e lancia un messaggio di speranza: guarire è possibile, bisogna prima di tutto volerlo. “Da un anno e mezzo non vomito né mi abbuffo più. Per guarire da un disturbo alimentare servono circa due anni e, infatti, quando sono uscita dal Centro di Todi in cui sono stata ricoverata ho proseguito un percorso. Ma la voglia di guarire deve partire da te”.

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