rotate-mobile
Rubriche

SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Vi spiego come dimenticar coi libri la guerra (ecco quali)

A esorcizzare, a elaborare l’angoscia che la guerra rasputin-iana in corso mi mette addosso: gente in fuga, morti innumerevoli, mucchi di cadaveri
insepolti o in fosse comuni, città sventrate, e tutta la scia di sofferenze (Zelensky verrà ricordato come Leonida alle Termopili o meglio l’eroe di
Leopoli, e il russo come un sanguinario erede di Pol Pot), in un pomeriggio di bruma e di freddo (che di botto si fa soleggiato) mi metto a
scartabellare tra gli scaffali gonfi di libri e scartoffie e trovo “Amicizie” di Gianfranco Contini (1912- 1990), sommo filologo e critico letterario, librino (edito da Vanni Sheiwiller) come formato ma di 200 pagine, con fotografie bn., un tesoretto di ritratti, ricordi, testimonianze, rinvii. 

L’avevo perso di vista ma ne ricordavo non solo il medaglione di Aldo Capitini (accanto a Riccardo Bacchelli, Giuseppe Ungaretti, Carlo Emilio Gadda, Aldo Palazzeschi e altri), ma pure l’immagine in piazza IV Novembre di lui accanto a Capitini e Alberto Apponi (1906-1977), magistrato umanista, da Luigi M: Reale e da me inserito fra gli autori nell’antologia in due volumi “Poeti umbri del Novecento” (2008), con introduzione di Pasquale
Tuscano. Mi piace citarne la strofa che chiude “Lamento di un albero”: «L’alba già viene. Pregar più non posso/ or che straniero senz’anima mi
desto, / tra le cose del mondo che ascoltar non sanno. / Come un piccolo fiore dischiuso nei prati, /nella sera chinare potessi i miei rami, / sentirmi nulla in quest’umile dono/ o morte, e per l’eterno in te, muto e immoto». 

Mentre cucinavamo, Gaetano Tamborrino Orsini e io, dopo quella sui carabinieri, l’antologia “Storie di poliziotti raccontate dagli scrittori italiani” (1991), chiedemmo al professor Contini il consenso a pubblicarvi “Antonio Pizzuto, investigatore”, sullo scrittore-questore da lui scoperto e osannato, uscito su “Leggere”, e lui rispose con garbo che sì, aggiungendo che – il generale dei CC Gaetano abitava alla Piaggia Colombata – l’aveva cara quando dal Liceo Mariotti dove insegnava, la scendeva verso la stazione di Fontivegge. Mi accorgo ora che il testo presente in “Amicizie” è il medesimo che appare nel nostro, tanto per far rima, volumotto sul poliziotto. E c’è un altro umbro nell’aureo libello di Gianfranco Contini da Domodossola; si tratta di Luigi Pompilj da Spoleto (1893-1975), fine letterato che tradusse il celeberrimo ai suoi dì “Corinna o l’Italia” di Madame de Staël, e a cui si devono la raccolta di memorie cittadine “a Spoleto tra ottocento e novecento” e il divertente e arricchente “Pareggi. Appunti e testimonianze 1930-1973”, con una nota di Lionello Leonardi, fratello del meraviglioso scultore Leoncillo. 

Se uno si mette a sfogliar libri e a connettere rimandi e corrispondenze d’amorosi sensi, non si finirebbe mai, i libri chiamano libri, con echi infiniti. Ma come pensare, con animo lieto o pieno di speranza, all’eterna dicotomia fra Male e Bene, mentre migliaia e migliaia di biblioteche sono state in Ucraìna, ormai nostra Patria, rese cenere, e milioni di libri seppelliti sotto la cieca furia del satrapo forgiato nel buio cavernoso del Kgb, eppur nato nella terra di Ivan Turgenev e di Isaac Babel’, di Marina Čaetaeva e di Ivan Bunin. Mi è andato a noia dir sempre di Dostoevskij e di Tolstoj. Povere anime pure che nei loro sepolcri radiosi di gloria rabbrividiscono.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Vi spiego come dimenticar coi libri la guerra (ecco quali)

PerugiaToday è in caricamento