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Schegge di Antonio Carlo Ponti | Rigorismi e dintorni: il calcio di rigore una grande metafora dei giorni nostri

Per me con tutto il rispetto Gareth Southgate è scemo. Ironia della sorte il suo prenome Gareth è di matrice cavalleresca dei tempi di re Artù, il suo cognome significa alla lettera cancello a sud, o meridionale, e ha trovato davanti una cancellata fortificata alta 196 cm. che si chiama Gigio Donnarumma. Altra ironia, o nemesi, fu Gareth a sbagliare il rigore decisivo agli Europei 1996 fatti in casa. La vulgata dice che i rigori sono una lotteria, ma qui non è il caso dell’estrazione del biglietto nella mano di una bambina bendata, o della pallina bianca che gira sul piatto rosso e nero della roulette, o la pallottola nel tamburo nella roulette russa come ci è stata narrata nel 1978 ne Il cacciatore di Michael Cimino. 

Il calcio di rigore: penalty in inglese, penal in spagnolo, tir au but in francese, in tedesco elftmeter è croce per chi lo sbaglia e delizia per chi lo trasforma. E è una pena per chi lo subisce, specie se è invenzione dell’arbitro o del var, sublime truffa quando è un tuffo senza contatto. Da cartellino rosso. E è una metafora della vita grondante verità o menzogna, diritto o torto, sogno o reale. Rigore significa dirittura, senza stranianti curve o autoassoluzioni. Quanti di noi abbiamo subito ingiusti calci di rigore, o calci in faccia. Quanti erano in finale con la vita e si son visti sbattere in faccia il fischietto che assegnava il rigore all’avversario o al concorrente. 

Noi italiani avremmo bisogno di una politica di rigore, economico, etico, sociale. E rigore o flessibilità per uscire dalla pandemia. Perseguiamo la criminalità con il massimo rigore. Più rigore! Ma in quella ditta non c’è neppure rigore contabile. Il rigore del tempo non ci permette la gita così intensamente desiderata. La sua casa era stata costruita con rigore progettuale. Pasta De Cecco? rigorosamente esclama la brava e bella Claudia Gerini. Uno potrebbe andare avanti ancora un po’, ma ne vale il penalty? Gareth, per usare una litote, non è
un’aquila. Ha mandato allo sbaraglio tre rigoristi di seguito per gli ultimi tre rigori, giovanissimi e teneri e di colore, mentre ha fatto tirare i primi due a due altezzosi bianchi anglo-sassoni protestanti.

Provocando una campagna non solo web di violento delirante ottuso duro razzismo. Ecco a che cosa è servito l’inginocchiarsi dei calciatori in campo. Mettiamoci in capo che la stupidità armata è peggio dei lanciafiamme. Caro Gareth: hai perso due volte. Pèntiti per i penalty perduti e tirane un migliaio in una porta senza portiere.

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