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Schegge di Antonio Carlo Ponti | In ricordo di Roberto Calasso, coraggioso capitano di Adelphi

In un mio libriccino del 1997 mettevo in esergo un aforisma di Karl Kraus tratto da Detti e contraddetti, Adelphi, 1992, a cura di Roberto Colasso – mettevo in nota – e Roberto Abbondanza mi fece notare che andava scritto Roberto Calasso e aggiunse che il padre, Francesco Calasso, era stato suo maestro di diritto comune all’Università di Firenze. Ora Roberto Calasso (Firenze 30 maggio 1941-Milano 28 luglio 2021), il principe degli editori alla pari di Giulio Einaudi ma anche scrittore e saggista di portata europea, non c’è più, asceso nei mondi dello spirito da lui studiati in libri memorabili come “Le nozze di Cadmo e Armonia”, la scaturigine sponsale dei miti greci entro un lirico intreccio di storia, pensiero e letteratura.

Un testo che sembra dire che la scrittura è tutto il mondo che è intorno a noi e dentro di noi. Un pozzo di scienza si diceva una volta, un erudito dal fascino del divo, lungi dall’aria un po’ rattrappita dei topi d’archivio e di biblioteca, un’intelligenza che volava lassù, nel cielo pieno di nuvole e insieme limpido della poesia. Mentre scrivo mi alzo e cerco il libro ma non lo trovo e mi dico che è meglio così, meglio un ricordo sbiadito a volte del nero su bianco, lasciati andare nella corrente mi dico.

Roberto Calasso: un coraggioso capitano al timone di Adelphi, in greco fratelli, il cui logo è un cinese noto dal 1000 a.C. come “pittogramma della luna nuova” ossia due figurine sopra uno spicchio di luna; e una casa editrice che guardava alle religioni orientale e nel contempo alla mitteleuropa di Nietzsche e di Kafka, di Musil e di Svevo. Roberto era sposato in seconde nozze con la scrittrice Fleur Jaeggy. Gran merito di Calasso, è un mio pallino, è di aver rispolverato gli aforismi reazionari e aristocratici e un po’ snob del grande pensatore colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913- 1994): «Quando tutti vogliono essere qualcosa, l’unica
scelta dignitosa è non esser nulla». Non la pensavano certo così Roberto Calasso e il poeta Josif Brodskij, suo grande sodale. Che hanno ottenuto tutto nell’impervio territorio della poesia. Riposano a Venezia nel cimitero di San Michele.

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