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Venerdì, 19 Aprile 2024
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SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Patria, Nazione, Costituzione, Resistenza, Kesselring e Piero Calamandrei nel paese delle banane

Ok. Mi si dirà che sono di sinistra, ma voglio smorzare l’impatto usando una litote: non sono di destra. Mi ha preceduto la quotidiana vignetta di Giannelli sul “Corsera”, fin troppo facile. Giorgia Meloni fruttivendola davanti a un banchetto ricolmo di meloni afferma orgogliosamente nella lingua della Nazione italica: «Non siamo la Repubblica delle banane». Una caduta di stile nella più volgare e usurata locuzione della politica italica. Un governo il suo che farà rispettare le norme e le regole, infliggendo fino a 6 anni di carcere ai partecipanti a un rave e promuovendo come eroi i medici no vax che hanno ridotto in cenere il giuramento di Ippocrate, dunque va da sé meritevoli. Abbasso i fessi che hanno rischiato da cavie la primissima pionieristica vaccinazione. Ma sul governo di destra – la cui unica buona novità è una donna al comando, e a cominciare dal ministro della difesa è di alto profilo – nulla quaestio. 

Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie. E a proposito di poesia, il mio chiodo fisso, cerco una notizia in un mio pamphlet (“Cosa farò da grande?”, 2018, p. 150) e m’imbatto nella risposta di Piero Calamandrei ( uno degli estensori della Costituzione) – resa immortale anche perché incisa su decine di lapidi pubbliche – all’arroganza criminale di Albert Kesselring, capo delle forze naziste in Italia, che ebbe l’impudenza di dichiarare che noi italiani gli avremmo dovuto innalzare un monumento altro che condannarlo a morte e poi graziato.

«Lo avrai / camerata Kesselring / il monumento che pretendi da noi italiani / ma con che pietra si costruirà / lo decideremo noi. / Non coi sassi affumicati / dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio / non colla terra dei cimiteri /dove i nostri compagni giovinetti / riposano in serenità / non colla neve inviolata delle montagne /che per due inverni ti sfidarono / non colla primavera di queste valli / che ti videro fuggire. / Ma soltanto col silenzio dei torturati / più duro d’ogni macigno / soltanto con la roccia di questo patto / giurato fra uomini liberi / che volontari si adunarono / per dignità e non per odio / decisi a riscattare / la
vergogna e il terrore del mondo. / Su queste strade se vorrai tornare / ai nostri posti ci ritroverai / morti e vivi collo stesso impegno / popolo serrato intorno al monumento / che si chiama /ora e sempre / RESISTENZA». Ho sentito il dovere di far conoscere queste parole, pesanti e forti come macigni, ai lettori e alle lettrici che non le conoscessero o che volessero rileggerle. In esse è l’essenza della Nazione, il vero patriottismo e non il vacuo nazionalismo retorico e di visceri.

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