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SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti, Elogio della filosofia che può farsi poesia, e viceversa

Come un assassino torno sul luogo del delitto. Calma. Trattasi di un libro, di quelli che porterei su un isola deserta per non morire di noia e di disperazione.. Noci di cocco, datteri, in abito nudo, sempre natante, e pesce fresco appena pescato dalle acque celesti e smeraldo… e libri: scelti, consunti, slabbrati, amici, sacri. Fra Commedia dantesca e Il buio oltre la siepe, Canti di Leopardi e Amleto, Odissea e Eneide, Saggi di Montaigne e Manzoni e Properzio, e altri 6-7, metterei Come si vince a Waterloo di Michele Federico Sciacca, a cui il 29 ottobre 2020 dedicai una scheggia; a proposito il termine a quo di questi corsivi è il 25 agosto 2020. Un filosofo può scrivere poesia? Il confine, o meglio la distanza, possono esser fragili come una siepe che da tanta parte che dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Il pensatore, siciliano di Giarre, massimo spiritualista cristiano, che ha viaggiato per le terre del mondo e ha inciso parole sublimi in questo libro bellissimo. 

«…La sera è nebbia. Gli alberi non conservano più le antiche canzoni sulle foglie marcite. Così si perde a Waterloo… il silenzio non porta silenzio. Vi sono notti tutte sospese nel buio, che non hanno avuto inizio al tramonto e non avranno fine all’alba. Questa notte è questa: solo notte piena di notte. Gli uccelli insonni randagiano nel cielo appesantito da pezzi di vetro. Pietre. Pietre. Pietre… la notte pesa come la cappa di un camino spento da millenni. Il buio mito ride come un teschio. I sentimenti non cominciano più dal cielo. L’anima scava il suo abisso. Non si ode più la voce che era un mondo, non suona la parola che era cosmica; si è dissolto lo spazio celeste… passa sulla fronte immemore lo squallore di maggio. L’anima vecchia si curva sulla sua tristezza e spinge l’eterna ruota del dolore che macina senza pietà tutti i sogni della vita. Forse è una seconda innocenza non credere in niente, da sempre e per da sempre. La moneta dell’anima è perduta. 

“Ayer es nunca jamás”. Oggi è un altro mondo che aspetta la sua morte… La primavera è mistica come la morte; la morte è fiorita come la primavera. Che
differenza c’è tra un fiore e un teschio? Le parole si cercano e si estenuano in laboriose fatiche, sterili come gli ardori dell’eunuco». Continuerei. Mi fermo. Il
libro è di Marzorati Editore, datato 1963. Forse nei magazzini qualche copia dorme ancora. ?Quién sabe?
 

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