rotate-mobile
Rubriche

SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Falchi e colombe. Guelfi e Ghibellini. L’eterno ritorno

Esterno notte. Serena. Piena di stelle. Rivotorto. Il monte Subasio è un immenso acrocoro nero. Cimitero di guerra del Commonwealth a due passi dal Santuario del Sacro Tugurio. Sono appena uscito, ore tre di un’alba di luglio del 1983, dal “Corriere dell’Umbria” di cui sono avventuroso e avventato direttore e ho girovagato in macchina a pensare (e a fumare) sul futuro; mi sento a 46 anni un guerriero, e qui sono giunto come attrattovi da ignote calamite. Le 949 colonnine di marmo allineate e schierate come in parata biancheggiano nel buio, sono anime quasi tutte tra i 19 e i 35 anni, cadute per salvare dalla barbarie hitleriana la nostra libertà e la nostra civiltà. Credo che sia perciò che mi spiace l’antiamericanismo di santoni pacifisti sulla pelle altrui, sottili guru dai distinguo sofisticati, pletorici teorici del “però” dispiegato su ogni scibile e su ogni realtà di conflitto.

Per cui predicano un mantra stucchevole e vile: premesso che sappiamo chi è l’aggressore e l’aggredito, l’aggredito deve arrendersi e aiutarlo a difendersi non fa che produrre più morti, come se fosse una guerra “normale” e non un eccidio di inermi civili e la distruzione maligna di intere città, per non parlare del tiro al piccione di Bucha. La massa dei dubitosi, talvolta ahimè involontari paladini di Vladimir il Terribile, spesso no vax convertiti alla geopolitica e alla strategia militare, si nutre di idee di complotto, di cospirazioni e intrighi, così io per una volta me ne confeziono uno su misura: non è strano che il buon Sergej Lavrov, un tempo dignitoso diplomatico, ora lacchè e giullare del suo tiranno, abbia svolto il suo osceno fescennino pieno di menzogne addirittura obbrobriose, guarda caso in una delle tre! Reti televisive del satrapo di Arcore, or non è guari compagnone di bisbocce e saune nevose di chi oggi tiene col fiato in sospeso l’intero mondo terracqueo?

Il Giuseppe Brindisi non dico che abbia alzato un brindisi augurale, ma non è stato puntuto e cazzuto, gli ha permesso il monologo barbaro e vagamente “presa per i fondelli”. Mondo occidentale! udite udite, ora vi dono una lezione di storia vera, di storia sovietica. Wei tempi, quando il Patriarca Kirill era collega di Putin nello spionaggio. Però l’intervista ci stava, ma lo scoop è riuscito a metà, perché se non fai incazzare l’intervistato, il tutto non è che uno spottone, dài! Tornando alle giovani esistenze stroncate che dormono non sulla collina di Spoon River ma nella piana della Valle Spoletana come la chiamava (eia eia alalà) il più santo degli italiani e il più italiano dei santi, mi accorgo che noi italiani o non conosciamo la storia o facciamo finta di non conoscerla, l’adattiamo a nostro uso e consumo, pro domo nostra, senza vergogna. Che galleria di mostri scorre come un fiume carsico sui teleschermi, nel magma un po’ mentecatto e un po’ eccitante dell’universo della rete, come lo racconta da genio della scrittura l’amico Filippo Ceccarelli nel suo scoppiettante sublime “Lì dentro. Gli italiani nei social” (Feltrinelli). L’altro giorno, il 2, a casa di mia sorella Carla che compiva, lucida di testa e bella, 90 anni, ho scoperto e giocato con “Alexa” che, gentile e compita, mi ha recitato “L’Infinito”: «Sempre caro fu quest’ermo colle, / e questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude…». Alexa, più umana della spia venuta dal freddo e dalla Russia con dis- amore. E che ci farà anche battere i denti. Maudit! 
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

SCHEGGE di Antonio Carlo Ponti | Falchi e colombe. Guelfi e Ghibellini. L’eterno ritorno

PerugiaToday è in caricamento