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IL RACCONTO BREVE di Ruggero Luzi | Il Pollaio... c'è del marcio!

Piangi, lacrime di sangue, maledetta veggente con i calzini di lana e gli scarponi da uomo che non impedisci il destino al figlio prediletto che ancora dorme e sogna il mare in tempesta sulla barca con il timone spezzato. Miserabile son io, prigioniero nell’uovo marcio, vestito di stracci a sognare  la gallinella ingoiata dal mare in tempesta che si fa sbattere dal gallo narcisista. Miserabile sono io, con la barba lunga fino alle ginocchia, i capelli radi sparsi sulla fronte rugosa scolpita  dal vento di prua che sfida le onde.  Misero me, prigioniero della maga lurida e sconcia camuffata da contadinella zoppa con i calzini di lana e gli scarponi da uomo che alza la gonna e mostra le gambe varicose ballando la tarantella al suono del tango. Olè! C'è vento di scirocco che soffia sul volto del soldato ferito che cerca l'ultimo respiro muovendo la bocca come il pesce appena pescato con l'amo infilzato sul groppone e il soldato nello sforzo disperato di togliere la baionetta che brucia grida alla madre di pregare per lui. Odi, o dio dell'universo, il lamento del figlio prediletto abbandonato al suo destino che ha perduto l’orizzonte nel mare schiumoso per gli sputi dei pescecani  che inseguono il sangue rancido che sgorga dalle sue vene indurite. 

Vola gabbiano dalle piume arruffate per l'ultima lotta alla caccia del verme che striscia  verso la tana e i compagni disperati ormai in salvo gli gridano”dai che ce la fai ” Miserabile il destino nelle carte della maga col sudore che gli cola dalla fronte e gli occhi infuocati che fissano il nulla e dice che il pulcino è imputridito nell’uovo abbandonato dalla gallinella spiritosa e ha perduto la speranza di essere gallo. Il colore del mare si perde con quello del cielo all'orizzonte, ultima visione del soldato nel rantolo finale.  Il verme non ha speranza e il gabbiano  lo trasporta con il becco nel nido atteso dalle bocche fameliche dei piccoli spelacchiati tinti di rosa. La pelle del figlio prediletto  abbandonato dalla veggente al suo destino si consuma staccandosi dalle ossa, i pescecani si azzannano per accaparrarsi la carne rugosa mentre la nave continua a scalare le onde e la maga urla”Miserabile miserabile” e ride soddisfatta della sua profezia di morte. 

Potevo essere gallo se la gallinella spiritosa non mi avesse abbandonato, con la cresta rossa come un re a sbattermi le gallinelle una ad una e cantare alla contadinella zoppa “ Sono il re del pollaio, questo il mio harem e tu la serva che mi lustra le piume, trallalà trallalero”.  Potevo essere gallo, se la maga travestita da contadinella zoppa con i calzini di lana e gli scarponi da uomo si fosse presa cura del figlio prediletto abbandonato dalla gallinella spiritosa nel mare in tempesta, nel pollaio dove tutto muore. “ Gallinelle, gallinelle belle, venite dalla contadinella a prendere il premio per l'ovetto e tu gallo impertinente stai alla larga e aspetta il tuo turno”.

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