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IL RICORDO di Antonio Carlo Ponti | Era umbro Umberto Brunetti l’inventore del "giornale dei giornali"

C’è stato un tempo (lontano) nella mia vita che aspettavo con ansia l’uscita in edicola (l’abbonamento non ha questa magia) di due mensili: “Poesia” di Nicola
Crocetti e “Prima Comunicazione”, il giornale dei giornali appunto, fondato da Umberto Brunetti nel 1973, una goduria, pieno di notizie e perfino di gossip nel ventre
del giornalismo nazionale e regionale, con uscite anche all’estero. Un corposo libro mastro o giornale di bordo, con alla fine l’indice dei nomi, cime si fa con un libro, e io mi trovai lì citato con tanto di foto prima e dopo l’avventura al cardiopalma della prima direzione “Corriere dell’Umbria”. 

Un sancta santorum non solo di notizie sul terreno accidentato del giornalismo scritto, ma pieno di saggi e di chicche e di scoop, ma esempio diinformazione onesta e equilibrata. Una lettura affascinante, i due mensili, da una parte la poesia e dall’altra il giornalismo, due amori forse abbastanza corrisposti. Dopo la aurea in filosofia, una carriera di insegnante nei licei, dà vita, a Milano, a una rivista del tutto nuova e necessaria; ricordo per esempio le statistiche, i dati di diffusione e di vendita di tutti i periodici, insomma Umberto inventò uno strumento eccezionale, seguendo la sua vocazione, o anche missione, al giornalismo, che è innanzi tutto un meraviglioso mestiere che sfiora appunto l’evangelizzazione, o almeno un tempo era così, come è stato scritto nel ‘coccodrillo’ in sua morte a 90 anni. 

Era nato a Gualdo Tadino nel 1921, e iniziò in due stanzette con accanto la moglie Alessandra Rivetta e due giovani redattori, espandendosi in un vera editrice e allargando a decine di miglia di copie la vendita, e a un prezzo di copertina piuttosto alto. Ho caro il numero da collezione per i 45 anni (1973-2018), 10 euro, che ha all’interno della copertina le 500 copertine. Schivo, modesto, riservato rilasciò una sola intervista. Ha scritto Stefano Lorenzetto: «Riuscii a vincere la sua ritrosia. Era un uomo contorto come gli ulivi della sua Umbria, ma la spremitura era da urlo. Inventò un genere».
 

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