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Martedì, 16 Aprile 2024
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LIBERO PENSIERO 'Dopo di noi'. Così stanno le cose

Soldi spesi, non spesi, e ancora da spendere, per il progetto socio-sanitario

Regione dell’Umbria e disabilità. Soldi spesi, non spesi, e ancora da spendere, per il progetto socio-sanitario “Dopo di noi”. Ecco come stanno le cose.

Interrogazione a risposta immediata della consigliera Peppucci al fine di “conoscere la situazione aggiornata della Regione Umbria, rispetto l’attuazione della legge n. 112/2016”. Anche allo scopo di “sapere quali interventi nell’ambito delle proprie competenze si intenda adottare al fine di rimediare ad eventuali mancate erogazioni del fondo statale sul ‘Dopo di noi’”.

Eccoci a ricordare che la legge n. 112 (Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare) ha istituito il Fondo per il “Dopo di noi” al fine di prevedere misure di assistenza, cura e protezione delle persone con disabilità grave, prive di sostegno familiare o perché non hanno entrambi i genitori o perché gli stessi genitori non sono in grado di fornire un adeguato sostegno.

Insomma: occorre corrispondere alle esigenze vitali di persone fragili e, per giunta, rimaste prive di familiari o parenti in grado di provvedere al loro accudimento.

Soldi non trasferiti alle Regioni che non sono state in grado di spenderli. Sembra un paradosso, ma è proprio così.

Dall’analisi della Corte dei conti è emerso che dei circa 446 milioni di euro stanziati tra il 2016 e il 2022, soltanto 240 milioni di euro sono stati effettivamente trasferiti alle Regioni perché le stesse non hanno provveduto a rendicontare l’effettiva attribuzione delle risorse ai destinatari.

Solo 8.424 persone con disabilità grave, rispetto a una platea stimata tra le 100.000 e le 150.000 persone, hanno usufruito degli interventi finanziati con il Fondo per il “Dopo di noi”.

Insomma: come dire che ci sono file di pane e che c’è chi soffre la fame per la pigrizia di non aprire il cassetto.

La Corte dei conti evidenzia un’applicazione della legge ancora molto limitata ed estremamente eterogenea a livello territoriale; una situazione che mette in luce sia l’urgenza di dover determinare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) da garantire alle persone con disabilità, sia la necessità di controlli idonei a verificare, su tutto il territorio nazionale, la corretta e completa attuazione della legge n. 112/2016, istitutiva del Fondo.

Ma esistono anche regioni che hanno utilizzato proficuamente i fondi disponibili. Virtuose? No: fanno semplicemente il loro dovere.

I virtuosi sono Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Piemonte e Toscana. I soli ad aver ricevuto tutte le somme complessivamente assegnate.

La protesta delle famiglie. Naturalmente gli aspiranti beneficiari avevano denunciato ritardi nell’attuazione della legge in parola.

Questo il senso complessivo dell’interrogazione Peppucci. Che, come suol dirsi, mette il dito nella piaga. A fondo.

L’assessore Luca Coletto ha risposto che “le risorse trasferite alla Regione ammontano complessivamente a 4 milioni 623mila euro. Ad oggi, le risorse sulle quali si deve rendicontare sono pari ad 1 milione 924mila 500 euro (annualità 2016-2017-2018). Le risorse riferite al 2019-2020 sono state trasferite alla Regione a dicembre 2022 e a loro volta sono stati liquidati i Comuni capofila di zona sociale. I comuni capofila sono stati invitati a pubblicare gli avvisi pubblici al fine di consentire alle persone con disabilità, destinatari dell’intervento, di presentare la relativa richiesta. In fase attuativa sono state rilevate criticità”.

Di chi la colpa? La pandemia – si dice – ha inciso in maniera preponderante nella costituzione del co-housing ed ha determinato la chiusura di quelli che si erano costituiti in zone particolarmente virtuose. I Comuni capofila hanno rappresentato la difficoltà e le resistenze riscontrate dalle persone e dalle famiglie nel progettare percorsi del ‘dopo di noi’, tipo co-housing. La parcellizzazione percentuale in fase di programmazione delle risorse regionali costituisce un limite ed un rallentamento all’attuazione della misura”.

La regione non poteva fungere da stimolo? Si risponde che “la Regione ha, nel tempo, cercato di facilitare i percorsi di avvicinamento delle persone e delle famiglie accompagnando i Comuni capofila nel sostenere l’attuazione. A seguito di incontri ministeriali bilaterali con tutte le Regioni, nello scorso febbraio, ci sono stati incontri con due Comuni capofila tesi a sollecitare un’adeguata risposta in termini di tempistica rispetto all’attuazione della misura. I Comuni capofila sono stati sollecitati a produrre l’intera rendicontazione delle risorse riferite al 2016, 2017 entro il prossimo mese di giugno. A produrre anche una proposta di rimodulazione delle risorse non spese riferite al 2018 che dovrà essere approvata dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali”.

Ci risulta che da noi di co-housing ce ne sia uno a Perugia. Poi nebbia fitta.

In merito alla programmazione futura delle risorse destinate all’Umbria, “al fine di apportare correttivi che rispondano alle persone con disabilità e alle loro famiglie, in questi giorni sono stati fatti incontri con 12 Comuni capofila e con gli Uffici ministeriali finalizzati ad individuare modalità ed elementi risolutivi delle criticità riscontrate”. E va benissimo. Ma occorre accelerare.

Nella replica, Peppucci ha ringraziato la Giunta e l’Assessore “per l’attenzione che state prestando verso questo tema”. Auspicando un impegno costante vista la ‘fame’ di risorse per questo ambito. “Non possiamo più permettere che risorse assegnate all’Umbria poi tornino indietro”. 

Condivisibili le conclusioni dell’interrogante circa il “non più permettere che risorse assegnate all’Umbria poi tornino indietro”. Omissioni, ritardi, lentezze, pigrizie, mancanza di progettualità dei soggetti coinvolti. E risorse inutilizzate. Rinviate in conto resti.

Al peggio non c’è fine. Al cronista sia consentito di osservare che parlare di “attenzione a questo tema” è quanto meno risibile.

Allora, perché non pensare a spalmare questi fondi “residui” (più della metà) su progetti personalizzati per la disabilità? Ma anche a favore del “vecchio” Dopo di Noi (Turco) che non rientra nella nuova configurazione?

Soldi non spesi equivale a servizi non resi. E a noi non sembra una buona cosa.

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