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L'INTERVENTO Quando l’architettura crea il benessere e la qualità del lavoro

Due opere esemplari di David Chipperfield

Troppo spesso si ritiene che l’architettura non abbia rilevanza sociale e che, per questo, non diventerà mai una priorità politica. Personalmente ho un’opinione diversa. Sono infatti convinto che l’architettura debba avere rilevanza politica proprio perché può contribuire in modo decisivo al miglioramento della nostra vita, creando i presupposti del benessere non soltanto fisico, ma anche psichico. Soprattutto nei luoghi del lavoro, dove i progettisti tendono a trascurare il punto di vista degli utenti. Spesso, ma non sempre. Così come dimostrano due opere esemplari dell’architetto britannico David Chipperfield, insignito ai primi di marzo con il “Pritzker Prize 2023” (un riconoscimento prestigioso, che in architettura equivale al “Premio Nobel”) e autore di progetti e opere disseminate in tutto il mondo, dall’ampliamento del “Neues Musem” a Berlino (2009) al “Museo di Storia Naturale” di Zhejiang (2018) fino al “Morland Mixité Capitale” a Parigi (2022). Mi riferisco al “Sanatorium Dr. Barner” a Braunlage (2017), nella Bassa Sassonia, e alla “Cittadella Giudiziaria” a Salerno (2018), in Campania.  

FOTO - Due opere esemplari di David Chipperfield

Nel caso del “Sanatorium Dr. Barner” di Braunlage, il progetto di Chipperfield è consistito in un vero e proprio intervento di restauro, vincolato dalla prescrizione imposta dalla soprintendenza locale di rispettare le caratteristiche stilistiche dell’edificio preesistente, realizzato nel 1913 su progetto dell’architetto-artista Albin Müller, e orientato dall’aspirazione manifestata dalla committenza di adeguare la struttura sanitaria ai principi della “healing architecture”. Una prescrizione e un’aspirazione più che condivisibili, visto che l’edificio costituisce un prezioso campione di Jugendstil e visto che il recupero psico-fisico risulta sensibilmente accelerato nelle strutture ospedaliere caratterizzate non soltanto da qualità ambientali canoniche come la luminosità, l’insonorizzazione, la salubrità e la naturalità, ma anche da qualità ambientali meno canoniche come la facilità di orientamento e la piacevolezza dell’arredamento. E Chipperfield, da par suo, è riuscito a conciliare le opposte istanze: sia coniugando mirabilmente conservazione e innovazione tanto all’esterno quanto all’interno (dove gli arredi erano già concepiti come parte integrante delle cure psicoterapiche) sia organizzando l’attività cantieristica in più fasi (per procedere alacremente con i lavori senza interrompere le attività sanitarie correnti). 

Mentre, nel caso della “Cittadella Giudiziaria” di Salerno, il progetto di Chipperfield, risultato vincitore di un concorso internazionale a inviti e presentato nella “8. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia”, s’inserisce in un'area industriale dismessa fronte-mare, individuata dal masterplan messo a punto dall’architetto spagnolo Oriol Bohigas sia perché facilmente accessibile sia perché strategica per la riqualificazione urbana. Il concept del progetto è stato ispirato da due obiettivi prioritari: ottimizzare la funzionalità dei percorsi favorendo la flessibilità d’uso e restituire un complesso edilizio accogliente comunicando un’idea di giustizia piuttosto che di autorità. Da qui le ragioni per cui, contrapponendosi alla tipologia consolidata degli edifici in cui si amministra la giustizia, caratterizzati per lo più da un imponente volume stereometrico segnato da un grande porticato posizionato in corrispondenza dell’ingresso principale (come ad esempio nel caso dei palazzi di giustizia di Milano e Palermo), il progetto ha perseguito l’effetto-città, presentandosi verso l’intorno urbano con il “Faro della Giustizia”, una monumentale opera scultorea firmata da Ben Jakober e Yannich Vu, e soprattutto frammentando la monoliticità del modello istituzionale in una composizione di volumi elementari di ridotta dimensione, connessi internamente da una sequenza di giardini e di corti porticate che garantiscono la continuità pedonale e la varietà spaziale.

Due opere esemplari in cui risalta la sobrietà compositiva di David Chipperfield: un grande architetto che, rispetto alla gran parte delle cosiddette archistar, vanta un portfolio qualificato non soltanto da opere progettate “ex novo”, ma anche da prestigiosi edifici storici restaurati. Due opere realizzate in città europee intermedie paragonabili con Perugia. Due opere che non sono a Perugia, ma che potrebbero essere a Perugia se si restituisse alla cultura del progetto di architettura la dovuta centralità.

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