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LE NUVOLE di Antonio Carlo Ponti | La dittatura di facebook

Sempre meglio di quella che subiscono da anni gli amati Russi. Cmq confesso con un po’ di rossore che – meno male che ora ho le gote o guance coperte di peli bianchi alias barba – mi sono convertito anzi votato – con moderazione – al dominio di questa diavoleria che dal 2004 ha invaso il globo terracqueo. Mi ritrovo a letto e
invece di leggere 20 pagine delle 1038 della biografia di Philip Roth – lette 367 – smanetto alla sanfason sul cellulare e metto una manciata di “mi piace” e qualche “commento“ dove infilo un saluto a persone che non sento da decenni. Ogni tanto ci scappano refusi perfino divertenti e mi sento un analfabeta da matita blu e dire che ho scritto un po’ di libri durante la mia lunga vita fortunata. E mi affiora dalla memoria un pensiero di Cicerone a Cassio Longino (mi sembra letto su fb!) che recita: «Tu dici che, quando sei in ozio, leggi delle orazioni, allora sappi che io, quando sono ozioso, le orazioni le scrivo». 

Diavolo di un borioso! e in un subito lampo mnemonico ne ‘vedo’ la morte: «In quel mentre arrivarono il centurione Erennio e il tribuno dei soldati Popilio, il quale, una volta accusato di parricidio, era stato difeso dallo stesso Cicerone […]. Cicerone, accortosi che Erennio arrivava di corsa, ordinò ai suoi servi di fermarsi e deporre la lettiga. Toccandosi il mento come era solito fare, sporse il collo fuori dalla lettiga, fissò in volto i suoi carnefici, sporco di polvere, i capelli arruffati e il viso contratto dall’angoscia. In molti si coprirono gli occhi per non vedere Erennio che lo sgozzava». 

Plutarco prosegue col raccontare che poi il suo capo e le sue mani furono esposti al pubblico ludibrio. La fuga verso Gaeta s’era interrotta. La vendetta di Marco Antonio si era compiuta. La miglior vendetta è il perdono, dicevano un tempo le nonne di paese quando tornavano perdonate e senza peccato dalla Messa mattiniera di tutti giorni della settimana. Bei tempi? Non so lo so davvero. Alla mia età sono ben poche le cose vere che si sanno. Tornando, dopo la digressione dotta e forse
ingombrante o fuori tema, a face book, se me ne vergogno un poco non è per boria d’intellettuale ma perché bisognerebbe pregare un pochino di più, pensare di più all’anima. 

E se poi gli sproloqui, i narcisismi, le confidenze, le confessioni, le esternazioni, i miti e i riti che circolano a miliardi nel gran circo dei social fossero preghiere laiche come per Hegel la lettura mattutina del giornale? Forme di sopravvivenza alla noia o alla disperazione? Ripeto, io non so niente. Ma so che
dopo l’oretta di digitazione non mi resta che darmi alla notte piena di notte.

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