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LIBERO PENSIERO Perugini, umbri: facciamo come quei ragazzi calabresi...

Dal treno storico della Sila ai Frecciarossa

Perugini e Umbri, facciamo come quei ragazzi calabresi… dal treno storico della Sila ai Frecciarossa.

Anche da noi si potrebbero reiterare i successi del gruppo catanzarese. Ha detto e scritto qualcuno: “Se non fosse stato per quella banda di ‘scappati di casa’ del Catanzarese, oggi la Calabria non avrebbe tanti servizi, tantissime informazioni, con importanti novità nel mondo delle ferrovie, sia regionali che nazionali, sia turistiche che commerciali”.

Si chiama Roberto Galati il presidente dell’Associazione (“Ferrovie In Calabria”) che tanto ha fatto per quella regione.

Roberto e i suoi numerosi amici sono tanto appassionati di treno e rotaie da saper leggere e correggere immediatamente perfino gli orari, talvolta così astrusi da somigliare a un rompicapo. Aggiungere fermate, proporre nuovi  servizi, protestare per le troppe coincidenze sbagliate. Sono bravi nel ruolo di contestatori e suggeritori. A loro si deve il treno storico della Sila e perfino l’avvento in Calabria del Frecciarossa, che per molti anni vedevamo fermarsi a Salerno. A loro dobbiamo anche la riuscita dei viaggi dei treni storici di Ferrovie dello Stato.

Questo il succo di quanto si legge in Dieci anni di Ferrovie in Calabria, l’Associazione dei ragazzi innamorati di treni e rotaie, a firma Franco Laratta. Un resoconto di esperienza, a suo modo, esemplare.

Ed ecco come calare quell’esperienza in Umbria. Quei ragazzi hanno proposto una serie di treni freccia che dal nord Italia raggiungessero la Calabria, sia fino all’area tirrenica (Reggio Calabria) che all’area ionica (Sibari e in futuro Crotone in attesa della elettrificazione). In precedenza, questi treni si fermavano a Salerno, imponendo ai viaggiatori calabresi il cambio di treno. O, come si dice in gergo tecnico, la famigerata ed esiziale (in termini di appetitività) “rottura di carico”.

Fummo noi perugini i primi ad indicare al gruppo calabrese che l’unico collegamento ad alta velocità Reggio Calabria-Roma con un Frecciargento potesse proseguire verso Perugia, dopo un’attenta verifica degli orari.

La stessa cosa si poteva fare con il Frecciargento Lecce-Roma.

Ebbene: a Perugia fu celebrato un convegno sulla questione proponendo una ipotesi d’orario fattibile. Fattibilissima e ragionevole. Dovemmo però subire una bocciatura, consistente nel fatto che non un dirigente di Trenitalia venne al convegno perugino. Anche la politica locale non prese in considerazione quelle proposte di buon senso.

Si tese, insomma, a rafforzare la convinzione che l’Umbria si doveva allacciare all’alta velocità in Toscana (Rigutino, Farneta o Chiusi) e nel Lazio (Orte). Come dire che la Locride dovesse prendere l’alta velocità a Paola o peggio ancora a Salerno.

La proposta della politica umbra di rinunciare ad un potenziamento del Frecciarossa perugino (facendolo triplicare e prolungare fino al sud Italia: Roma, Napoli, Salerno, Reggio Calabria e Roma, Napoli, Benevento, Foggia, Bari, Lecce) vuol dire far ritornare questa nostra Regione al passato, quando gli umbri dovevano andare a prendere a Terontola i treni buoni.

L’esempio più calzante – in opposizione – è che i Frecciarossa non si fermano più a Bari, ma proseguono fino a Brindisi e Lecce. Tutto sommato, un bacino, per numero di abitanti, inferiore al nostro: infatti, da Arezzo a Orte passando per Perugia e Terni, il nostro territorio è più abitato (province di Arezzo Perugia Terni Rieti Viterbo).

Che significa tutto questo? Che, assumendo le giuste posizioni, noi cittadini possiamo contribuire a migliorare la situazione trasportistica del nostro territorio.

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