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Mercoledì, 27 Settembre 2023
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INVIATO CITTADINO Tremilatrecento grammi di catalogo raccontano la memorabile mostra del Perugino in Galleria (4 marzo-11 giugno 2023)

Un’opera fondamentale anche in materia di scoperte e attribuzioni

Sugli scaffali Il meglio Maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo, Dario Cimorelli editore, euro 40 (regalato, data la consistenza dell’opera!).

Ideale prosecuzione, a distanza di quasi un ventennio, della pregevole mostra Perugino il divin pittore (2004) a cura di Vittoria Garibaldi.

Una preziosità scientifica e bibliografica. A cura di Marco Pierini e Veruska Picchiarelli. Preceduta da note di Gennaro Sangiuliano, Ilaria Borletti Buitoni, Marco Pierini, Donatella Tesei, Andrea Romizi, Cristina Colaiacovo.

Consta di 600 pagine che portano interventi di Franco Cardini, Marco Pierini, Veruska Picchiarelli, Alberto Olivetti, Franco Farinelli, Alessio Caporali-Emanuela Ferretti, Leonardo Baglioni-Sofia Menconero, Massimo Ferretti, Emanuele Zappasodi, Andrea De Marchi, Cecilia Martelli, Chiara Capulli-Donal Cooper, Alessandro Delpriori, Giacomo Alberto Calogero, Orazio Lovino, Rudolf Hiller von Gaertingen.

Con riproduzioni di rango, su carta patinata ad elevata grammatura, con cucitura a filo di refe, capitelli in cotone, cartonatura pesante: roba di lusso, da collezionisti. Un solo limite è costituito dall’esiguità dei caratteri, evidentemente legata all’esigenza di contenere la già robusta foliazione.

Il ventaglio di temi e argomenti include le tappe della carriera di Pietro, dalla formazione al ritorno in Umbria all’inizio del Cinquecento, con testi introduttivi, volti a descrivere la temperie storico-artistica in cui visse e si espresse il Maestro.

Tante le schede di sicuro interesse. Mi piace soffermarmi su quella alle pagine 402-409 in cui Marco Pierini propone l’attribuzione del ritratto virile “Lorenzo di Credi” a Perugino (quindi “autoritratto”), in opposizione con l’attribuzione a Raffaello.

I criteri di attribuzione passano attraverso il confronto con l’autoritratto del Cambio, sostenendo che sarebbe stato usato lo stesso cartone (con adattamenti direttamente sull’intonaco).  Identica la distanza fra pupilla e pupilla (56 mm) e numerose altre forti analogie. Insomma: una doppia variazione: sull’autore e sul personaggio effigiato. Con riscontro fisionomico, a mio avviso, convincente. Sostenuto anche dalla grafica con ritaglio dei particolari (pagine 406-409).

C’è chi dice che il ritardo nella consegna del catalogo possa essere dipeso anche da certe discusse/discutibili attribuzioni. Non intendo indagare in  tale senso. Anche per non rinfocolare polemiche non infondate ma, a questo punto, perfettamente inutili.

Certo è che questa opera costituisce una pietra miliare del percorso di studi perugineschi. Documentando una mostra che si sarebbe voluta più duratura.

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