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L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | Il fantasma di Draghi dopo il 26 settembre...

I passi del nuovo governo saranno resi pesanti da uno straordinario debito pubblico sin qui garantito prevalentemente dalla autorevolezza di Draghi e dalle sue prudenti scelte di governo, dal suo indiscutibile europeismo ed atlantismo

Ormai è conto alla rovescia. Il 25 settembre è vicino. Vincerà il Centro Destra? Probabile. Prevarrà Il Centro Sinistra? Forse. Il terzo Polo sarà determinante? Chissà. Chiunque vincerà dovrà governare una complessità di problemi da far tremare i polsi, resi ancora più intricati da una scellerata campagna elettorale che invece di parlare la lingua della chiarezza, di spiegare agli italiani che i prossimi mesi per le famiglie e le imprese saranno davvero di lacrime e sangue, che si dovrà tutti stringere ancora di più la cinta, che nelle case e nei luoghi di lavoro si vivrà con un po' più di freddo, che all’arrivo delle bollette ci sarà da tremare e non per il freddo, si indugia, e lo fa la sinistra come la destra, a promettere tutto a tutti come se il bengodi sta per arrivare. 

Pensioni per tutti e subito, aumenti di stipendio, contributi a pioggia ad imprenditori, artigiani, agricoltori e famiglie, tasse tagliate, scostamenti di bilancio a gogo e tante altre piacevolezze. Ma chi dal 26 settembre dovrà governare troverà a doversi confrontare con ben altro e lo farà dovendo mettere in conto i traguardi raggiunti dal governo Draghi che, pur licenziato da partiti famelici in evidente stato di astinenza da potere, ha guidato bene il Paese, anzi l’ha riportato in testa all’Europa per PIL, superando perfino la Germania, per autorevolezza, credibilità e serietà. L’Italia ha ottenuto più fondi di tutti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza superando per altro l’antica pigrizia nel favorire, come ci chiese l’Europa, riforme e progetti. Per il nuovo governo che verrà l’eredità di Draghi sarà pesantissima soprattutto per chi si è sempre, pur legittimamente, opposto. Dopo le prime settimane di governo gli italiani cominceranno a chiedere il conto ai nuovi governanti e soprattutto vorranno che siano rispettate le mirabolanti promesse elettorali pur in una contingenza non solo difficile ma perfino drammatica.

I passi del nuovo governo saranno resi pesanti da uno straordinario debito pubblico sin qui garantito prevalentemente dalla autorevolezza di Draghi e dalle sue prudenti scelte di governo, dal suo indiscutibile europeismo ed atlantismo. Con il debito non si scherza perché basta una onda speculativa per travolgere un Paese sia pure importante come il nostro. E se i nuovi governanti non saranno pronti e capaci, con nervi saldi, ma anche uniti e determinati, e questo non è scontato perché le ricette proposte sono diverse, la tempesta potrebbe anche sopraffarci ma soprattutto inizierà tra la gente ad aggirarsi il fantasma di Draghi che dal buen retiro di Città della Pieve inizierà volteggiare per i palazzi del potere ma soprattutto nella testa degli italiani che potrebbero ben presto realizzare che il licenziamento anzitempo di Draghi è stato imprudente ed inopportuno e soprattutto dannoso per il Paese, che le sue proposte, il suo modo di governare apprezzabile e condivisibile in alternativa a quello che farà il nuovo esecutivo.

Ecco il compito impossibile del governo che verrà. Affrontare le emergenze economiche, di approvvigionamento energetico, della guerra, del rilancio produttivo ma anche l’ngombrante ricordo di un governo che ha ben fatto. Se chi sarà scelto per governare risolverà i problemi in agenda e respingerà il fantasma di Draghi, allora nessun timore, saremmo governati da gente capace. Altrimenti avanti un altro o un’altra. Non fa differenza. La farà per l’Italia.

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