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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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IL RACCONTO BREVE di Ruggero Luzi | In stazione: la valigia, il bacio, il figlio atteso e gli anni della spensieratezza

La stazione si popola di umanità scorrevole come trasportata da un nastro magnetico. Scompaiono i piedi, le braccia e le mani si agitano, gli sguardi si perdono negli orari. Corrono e si fermano bruscamente per poi ripartire con il loro bagaglio. Si sfiorano, si toccano, si ostacolano, si tengono per mano, si baciano, si salutano. Il treno è in orario, ritarda, arriva, riparte. La voce dall'altoparlante ha la stessa inflessione, come se un arrivo fosse uguale ad una partenza e un ritardo lo stesso di un anticipo. Gente triste che osserva il treno fino a perdere l'ultimo vagone ingoiato dalle rotaie dopo la curva, gente felice che scorge la motrice apparire. E' il manico della valigia che rappresenta il viaggio e non il resto dell'oggetto che è solo contenitore, sollevato nell'attimo che precede l'impugnatura stretta e decisa per la partenza, piegato dalla mano che si è aperta dopo che l'ha adagiata per terra nell'atto di essere giunti. 

La valigia richiede pensiero, organizzazione, cura, è la sicurezza che ci accompagna per la continuità da cui ci distacchiamo, è la speranza nella gioia del  ritorno. La donna cammina lentamente, osserva vagone dopo vagone, ogni finestrino o porta aperta. L'uomo con il cappello e la borsa a tracolla corre verso di lei. Si abbracciano, lei non tocca terra avvinghiata al suo collo, il cappello di lui cade e la borsa scivola dalla spalla lungo il braccio. Uniti da un interminabile bacio, si ricompongono, lei raccoglie il cappello e lo sistema sulla sua testa ridendo, lui aggiusta la borsa sulla spalla sinistra e con il braccio destro la avvolge. E’felice di rivederlo perché gli è mancato tanto e lo bacia ancora dopo che lui ha sfiorato con le labbra il suo orecchio sussurrando che ha voglia di lei. L'uomo anziano zoppica sorretto ad un bastone, trascina la gamba destra, osserva gi orari di arrivo, controlla l'orologio della stazione e poi guarda il suo, si trascina fino ad una panchina e si siede. 

Appoggia entrambe le mani sul bastone per dare sollievo alla sua schiena sfinita, guarda le rotaie e nulla lo distrae. Come ogni giorno aspetta di vedere suo figlio scendere dal terzo vagone. Come ogni giorno a fatica si alza e si dirige verso di lui senza più zoppicare. Come ogni giorno prende con la mano libera dal bastone la valigia del figlio che protesta ma poi cede e gli stringe il braccio per sostenerlo. Parlano, sovrapponendo le loro voci nell'unico grido di gioia. Indossano zaini, jeans scoloriti, scarpe da ginnastica slacciate. Un uomo, dall'abito di professore, tiene alto un cartello per non disperdere il gruppo di studenti in gita. Sono felici nello stare insieme, nella condivisione del viaggio, liberi dai genitori, nei primi amori fatti di sguardi, di mani che si sfiorano. 

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