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IL BLOG di Franco Parlavecchio | La vittoria di Lula in Brasile non è la nuova via per la sinistra mondiale ma una minestra riscaldata

I nostri grandi giornali nazionali riescono sempre ad offrire un’immagine pseudo romantica degli eventi locali ed internazionali in uno strano mix tra il surreale ed il platealmente falso.  E’ successo anche con le elezioni in Brasile.Che Bolsonaro fosse un candidato impresentabile forse lo sapeva lo stesso Bolsonaro, nonostante avesse ricevuto un mandato pieno da Presidente, legittimamente eletto.  Dall’altra parte della barricata si è optato per una minestra riscaldata, il già due volte presidente Lula (Luiz Inácio Lula da Silva), ex sindacalista, presentato come una sorta di salvatore, un eroe pronto ad immolarsi per il bene pubblico.

La realtà: Il Brasile è uscito dalle elezioni come un Paese spaccato perfettamente in due parti, profondamente diviso. Per vincere Lula è stato costretto a fare un accordo politico con il centro destra moderato che comunque condizionerà il suo mandato presidenziale. Su questo punto, un silenzio preoccupante. Senza questa intesa, Lula non avrebbe mai vinto. I guai giudiziari del rieletto per la terza volta Presidente sono stati forse costruiti ad arte ma sicuramente qualcuno si è facilmente sostituito ai giudici brasiliani per assolvere comunque Lula come se fosse l’unica vittima di un Paese tra i più corrotti del mondo.

La posizione di Lula sul conflitto russo – ucraino è stata abilmente celata. La realtà è che si manifestato assolutamente neutrale, tendente al filorusso, come dimostrato dagli aperti complimenti di Putin per la sua recentissima vittoria. Ora speriamo solo che Bolsonaro ed i suoi alleati riconoscano la sconfitta e che il Brasile ritrovi la sua strada democratica; in questa crisi internazionale ne abbiamo tutti bisogno.  

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