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IL BLOG di Franco Parlavecchio | Quel green pass italico tra esaltazione, critiche e dubbi irrisolti

Si legge “Green Pass”, si traduce “semaforo verde” o per essere più chiari “tana libera tutti”. Lo si vede dall’atteggiamento di chi in questo momento lo sbandiera come se fosse la soluzione di tutti i problemi. Hai il green pass? Allora puoi togliere la mascherina, abbracciare chiunque, stringere le mani che vuoi e fare ammucchiate tutto il giorno.

La decisione sul green pass non mi convince.  Dopo le solite prime fantasie di qualche scienziato urlatore televisivo abbiamo la certezza che chi è vaccinato non è immune e può continuare a contagiare. In che percentuale? Variabile secondo la scienza ufficiale che ha dato almeno dieci versioni diverse. Se fossimo stati veramente immunizzati attraverso il vaccino, allora il green pass mi avrebbe persuaso. Anche il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, un tecnico, afferma “sia il vaccinato che il non vaccinato possono contagiare. Far passare il messaggio che il non vaccinato sia un pericolo pubblico non è corretto”. 

Ma anche l’Europa sembra piuttosto freddina in proposito. Il provvedimento sarebbe stato efficace se almeno fosse stato identico per tutto il Continente. Noi lo applichiamo anche male. Se hai il Green pass puoi metterti seduto nei locali pubblici. Se non lo hai non puoi sederti ma puoi rimanere a consumare il tuo pasto internamente in piedi. Perché magicamente sei contagioso solo se ti siedi.  E se decidessi di sdraiarmi?

Immagino già la vostra faccia… Come si permette di parlare di questo argomento lui che non è scienziato?… Come se i nostri “esperti” avessero azzeccato almeno una previsione. Andate a riguardare tutto quello che hanno affermato da quasi due anni a questa parte. Da chi asseriva che in Italia il Covid non sarebbe mai arrivato (ancora non lo hanno radiato dall’ordine dei medici?...), a quello che ripeteva che non avrebbe provocato vittime, fino a chi ribadiva che sarebbe rimasto al massimo per una sola ondata per poi sparire nel nulla.

Potrei anche tacere sull’argomento perché non ho sufficienti competenze ma allo stesso modo dovrei tacere sul tema dei diritti di qualsiasi minoranza solo perché non faccio parte di una determinata categoria.   Forse sarebbe meglio trattare queste tematiche con un po’ di sana laicità. Aumentare il livello dello scontro sociale dividendo le persone solo tra vaccinati e non vaccinati, con il disprezzo nei confronti di chi fa una scelta diversa rispetto alla propria non giova a nessuno.

Al prossimo che commetterà un omicidio si chiederà: ma lei è vaccinato? Si… allora ha diritto a tutte le attenuanti e ad uno sconto di pena perché ha ucciso due non vaccinati… Eppure sembra sempre più diffusa la convinzione che parlare di diritto e libertà di cura sia qualcosa che dovrebbe essere entrato a pieno titolo nella nostra cultura. Anche il tema dell’eutanasia ci permette di ragionare sul dignitoso fine di vita nella piena libertà di scelta.   Ma così non è se parliamo di vaccinazione.  E allora mi domando perché in Lombardia sono quasi 13 mila gli operatori sanitari che hanno deciso di aspettare. Più di diecimila in Piemonte. Numeri che quantomeno dovrebbero farci riflettere, se ancora ne siamo capaci.

Ora se volete mandatemi al rogo o inseritemi nel girone infernale degli eretici, magari insieme ai due grandi filosofi Cacciari e Agamben, anche loro rei di aver trattato un argomento non alla loro portata. Non si sa mai, dovessero avere bisogno di un portaborse…

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