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L'INTERVENTO Halloween? NO, grazie. Una festa che si sovrappone inutilmente alle nostre tradizioni

Grazie, non abbiamo bisogno di Halloween. Una festa che si sovrappone inutilmente alle nostre tradizioni. C’era una volta la zucca terrorizzante… nelle nostre campagne. Quando, da ragazzini, svuotavamo la cucurbitacea, operavamo un taglio per bocca e naso, infilavamo sugli stecchini dei frammenti a simulare i denti e ci accendevamo dentro una candela. E i grandi facevano finta di spaventarsi.

Venne poi Halloween, col suo contorno di morti viventi, zombies terrorizzanti: una carnevalata. E i bambini a offrirci l’alternativa fra dolcetto o scherzetto. Evocando, nella memoria dei più anziani, il carnevalesco “ciccicocco” in cui i piccoli giravano per le case, mascherati alla meglio, chiedendo un uovo o una salsiccia da infilare allo spiedo. Ma i morti non c’entravano nulla. Si trattava del carnevale. Appunto.

Ora, evocando streghe e zombies, non si rende un buon servizio alla memoria dei nostri defunti. Noi perugini, poi, abbiamo la risorsa Capitini, con la sua splendida metafora della convivenza tra morti e viventi, ad evocare una presenza incancellabile nelle menti e nei cuori di chi sta ancora al di qua del muro. Ci basta questo per sentirci in comunione. I nostri liberatori ci hanno colonizzato con chewing-gum e Coca Cola. Ma era il dopoguerra. Ora dobbiamo liberarci dai lacci del conformismo. Specie in materia di memoria dei defunti. Perché – come diceva Totò – i morti sono una cosa seria. Serissima.

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