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Il blog di Franco Parlavecchio | Centrodestra e comunali, gli effetti collaterali da ubriacatura da sondaggi: divisioni e candidati inadeguati

In un momento servono candidati rappresentativi per le città o comunque meno impresentabili degli altri

Cronaca di una morte annunciata. Così potremmo definire il percorso che ha portato tutto il centro destra italiano ad un suicidio programmato. A forza di vedere sondaggi che li pongono al primo posto per un futuro governo politico, i leader nazionali hanno avuto la presunzione di candidare chiunque alle elezioni ammnistrative più rappresentative convinti di poter vincere a mani basse con la logica di quell’onda così impetuosa che mentre la stai cavalcando rischia di travolgerti senza salvagente.

Non hanno tenuto conto che, nonostante qualche errore degli avversari, in questo momento storico la possibilità di vincere con Topolino Paperino e Pluto è poco più che un’utopia. Le persone che vanno a votare sono sempre meno e chi lo fa tende a farlo in modo più o meno consapevole, sia per ragioni di convinzione che di convenienza. Ecco perché servono candidati rappresentativi per le città o comunque meno impresentabili degli altri. Come nel caso di Roma, città che sta andando ad un ballottaggio probabilmente perdente. Nonostante il PD abbia fatto di tutto per suicidarsi non sostenendo l’unica persona che li avrebbe fatti vincere al primo turno: Calenda.

E se Calenda fosse stato appoggiato dal centro destra come consigliato sibillinamente dal Ministro Giorgetti?  Se avessero abbracciato la sua candidatura, nei tempi corretti, avrebbero vinto tre volte: conquistato Roma, fatto un torto al PD e forse governato la capitale con un candidato credibile. Con un grande difetto, Calenda non sarebbe stato mai controllabile, cioè Il maggior pregio per un governo corretto della capitale. Lo specchio è lo stesso della situazione che si è verificata in Umbria. Molte divisioni, un po’ di supponenza condita con un incomprensibile immobilismo politico con l’unica fortuna di trovarsi di fronte ad un’opposizione che si sta talmente innamorando del suo ruolo che si sta impegnando per rimanerci.

Troppo impegnata a manifestare per la rimozione dei fasci littori al Mercato Coperto con l’obiettivo del richiamo della foresta per i nostalgici ma senza la percezione di trovarsi sempre più lontana dalla dura realtà di tutti i giorni. Ma l’aspetto più interessante dell’ultima tornata elettorale sta nel disamore nei confronti delle liste di partito a vantaggio delle liste civiche.  Effetto figlio dell’influenza del Governo nazionale. Un premier non politico sostenuto da una maggioranza eterogenea politica provoca un ulteriore allontanamento dai partiti.

In questo triste scenario quella che poteva essere l’alternativa, i 5 Stelle, ormai sono irrimediabilmente in rampa di lancio per la definitiva meritata autoestinzione. Il tutto è rimandato ai prossimi ballottaggi ma soprattutto alle prossime elezioni politiche perché sarà la vera partita ancora da giocare

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