#FerroGommaShow - Dio salvi gli automobilisti tra strade colabrodo, carburanti alle stelle e ciclisti “irredenti”
Il Comune di Perugia ha da poco aderito ai progetti di finanziamento europeo per le cosiddette “Zone 30”
Motorizzazione privata. L’automobilista e, in second’ordine il motociclista, sembrano essere tra i migliori candidati a vittime sacrificali del post covid. A livello nazionale l’aumento del prezzo del petrolio, gli adeguamenti di prezzo operati da fornitori e rivenditori per recuperare i mancati introiti del biennio di pandemia, e la conseguente crisi energetica e dei prodotti petrolchimici che si staglia all’orizzonte, sono dinamiche che accomunano tutti gli utenti della motorizzazione privata lungo lo stivale. A quanto sopra si potrebbe aggiungere anche il probabile aumento del prezzo delle revisioni auto e moto (ma anche camion e mezzi pesanti).
A questo panorama preoccupante, gli automobilisti umbri devono aggiungere anche infrastrutture stradali e viarie affette da croniche carenze strutturali e manutentive, un aumento del prezzo del metano più elevato che nel resto d’Italia, le decisioni politiche di enti locali e infine una inedita iniziativa dal sapore “irredentista” che suona come una sorta di chiamata alle armi per i ciclisti militanti.
Iniziando dall’aumento del prezzo del metano per autotrazione, esso sarebbe stato inspiegabilmente leggermente più alto in Umbria rispetto alla media nazionale. Anche due o tre centesimi in più sembrerebbe. Certo, dopo il trauma del rialzo di prezzo da meno di un euro al metro cubo a sforare i due euro al metro cubo, parlare di pochi centesimi sembra ridicolo. Ma quei pochi centesimi suonano come una ulteriore beffa per chi ha scelto l’auto a metano per ridurre i costi di gestione e rispettare l’ambiente. Basti dire che ad oggi gli automobilisti tipici che scelgono la motorizzazione a metano sono ragazzi e ragazze spesso afflitti da stipendi sottopagati e lavori saltuari, o con contratti a termine, a cui si uniscono le spese familiari e domestiche, per i quali anche 1 centesimo al metro cubo a fine anno può fare la differenza.
Passando alle infrastrutture stradali, il capoluogo umbro è da sempre la cartina di tornasole del resto della regione. Il Comune di Perugia ha da poco aderito ai progetti di finanziamento europeo per le cosiddette “Zone 30”. Iniziativa lodevole. Ma a cosa servono queste zone in cui il limite di velocità dovrebbe passare a soli 30 chilometri l’ora? Zone residenziali urbane e sub urbane caratterizzate da elevati e palesi pericoli per i pedoni, i ciclisti e per gli stessi automobilisti. A cosa servono questi soldi? Non a mettere cartelli con su scritto 30 e autovelox per fare cassa, ma a costruire marciapiedi, piste ciclabili, ad allargare le carreggiate e, qualora necessario, alla costruzione di nuove strade a una sola corsia e un solo senso di marcia, sul modello di quanto sta venendo implementato in Spagna, Francia ed altre realtà europee. La riduzione delle velocità è infatti finalizzata all’aumento della sicurezza e a incentivare l’uso del mezzo pubblico (oggetto di politiche parallele e collegate) o della mobilità green (bicicletta, monopattino, ecc…). A Perugia le Zone 30 sono già state adottate, ma non grazie ai fondi europei. Gli automobilisti, già vittime di code interminabili e traffico sulle carenti infrastrutture viarie, potranno ringraziare la scarsa manutenzione stradale per poter passare ancora più tempo incolonnati in mezzo al traffico. La decisone del Comune di Perugia ha riguardato via Benedetto Croce, e altre strade di Prepo e Madonna Alta. Non si tratta di semplici buche e crateri venuti alla luce a seguito di forti piogge, o di traffico da mezzi pesanti. La causa (oltre a buche e crateri) sono le radici degli alberi che negli anni sono cresciuti lentamente giorno per giorno sotto al manto stradale fino a creare dei piccoli dossi irregolari estremamente pericolosi per qualsiasi veicolo a ruote. Era veramente necessario giungere a ciò? Non si poteva intervenire prima? Ma soprattutto la riduzione del limite di velocità è solo temporanea, in attesa di una manutenzione da eseguire a breve? Oppure sarà la panacea (si spera sempre temporanea) in attesa di mettere mano al piano per la manutenzione stradale programmata? Domande che, si spera, vedranno risposte nei prossimi mesi.
Ma nella Perugia capoluogo di regione, in assoluto la città umbra maggiormente afflitta da carenza di mezzi pubblici in proporzione al numero di abitanti, esistono valide alternative all’auto privata?
Questa è la domanda che da anni si pongono cittadini perugini quali Paolo Festi e Michele Guaitini, rappresentanti della nota associazione ciclistica e per la mobilità alternativa denominata Fiab Perugia Pedala. Ma non sono solo domande. Spesso vengono fornite anche risposte e proposte che possono piacere o meno. In questo senso la più recente proposta è venuta proprio da Michele Guaitini che ha lanciato la sua personale campagna sulla mobilità via social. “Non supero i trenta orari in macchina. Andando in giro sembravo “mamma chioccia”. Una lunga fila di auto si era creata alle mie spalle” – ha scritto sui social Guaitini affermando che tale esperimento, volto a sensibilizzare sul tema della sicurezza, sarebbe iniziato già da lunedì della scorsa settimana. Agli automobilisti invece ha lanciato una sfida che ha il sapore di una stilettata. “In bicicletta invece sto abbastanza in mezzo alla corsia. Quindi mettetevi l’anima in pace. Mi supererete se è quando avrete spazio. Tanto vi risupererò al primo intoppo”- è la posizione di Guaitini. Quest’ultima però sembrerebbe cozzare con il codice della strada che afferma che “i veicoli sono tenuti a tenere la destra stando quanto più vicini al margine destro della carreggiata”, mentre “i veicoli sprovvisti di motore devono essere condotti il più vicino possibile al margine destro della carreggiata”. Posizione irredentista del Guaitini sembra cozzare proprio con il principio di sicurezza (oltre che con le normative stradali). Tuttavia il suo messaggio, affidato ai social, e poi ripreso anche dalla stampa, e da vari mezzi di informazione, potrebbero creare presto un fenomeno emulativo tra i ciclisti.
Buche da schivare, infrastrutture carenti, balzelli e costi in aumento, poche alternative di trasporti pubblici, e il guanto di sfida lanciato da ciclisti militanti: gli automobilisti umbri possono solo sperare nell’intervento divino.