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Martedì, 23 Aprile 2024
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Correva l'anno..... di Marco Saioni | Perugia 1916, la prima volta l'ora legale. Una folla si accalca sotto l'orologio del Comune...tra polemiche e multe

Fu vicenda stravagante per i perugini, quelli al sicuro dai cecchini austriaci. Le fasi del conflitto, come un romanzo a puntate, erano offerte dai bollettini di Cadorna, diffusi dai giornali. Perugia, come altre città, lontane dalle macellerie d’alpeggio, si godeva una mite serata di giugno. Intorno alla mezzanotte una folla stregata, si addensò silente, naso all’aria, sotto l’orologio del Comune, riferimento unanime da cui era uso attingere l’ora esatta. Una sorta di fuso orario perenne e indiscusso in omaggio a quel galantuomo del tempo. Tutti gli orologi, chi li possedeva, spuntavano volentieri dal taschino per adeguarsi al suo cospetto, adattando le lancette in caso di discordanza. L’ora laica conviveva senza attrito con l’altra, quella scandita dalle campane che annunciavano il levare e il declino del sole, oltre ai tempi della preghiera.

Quella notte sarebbe tuttavia accaduto. In ossequio ad un Regio Decreto, scoccata la mezzanotte, orologi d’oro, argento, metallo, pendole avrebbero avuto un sussulto per poi sgambettare all’unisono verso l’ora prima del successivo giorno. L’evento si palesò sotto gli occhi degli astanti come la sequenza di un film. Un rapido moto dei meccanismi decretò l’avvento di un’ora fittizia che si sarebbe imposta su quella reale. Il tempo si rivelò come una mera convenzione. Un colpo micidiale che avrebbe incrinato la consolidata nozione di galantuomo. Tutto però si sciolse in un applauso liberatorio quando la mezzanotte si arrese, dissipando in un istante i suoi sessanta minuti successivi, come una puntata d’azzardo al gioco. 

Chi c’era fu consapevole di assistere a un fatto rilevante, seppure in pochi ne cogliessero il senso. D’ora in avanti gli orologi avrebbero segnato l’ora fasulla per oscure ragioni, note solo ai governanti. Il provvedimento, già adottato da altre nazioni europee, nasce in epoca bellica al fine di garantire risparmi in un momento difficile. Economia, dunque, di energia elettrica, carbone, gas, compresi lumi a petrolio e candele, bassa tecnologia per domare il buio ma ancora assai diffusa. Un rito, quello dell’ora legale, che si sarebbe replicato in coincidenza con la stagione estiva chissà per quanto. Finirà invece tre anni dopo, con piena soddisfazione dell’Unione Liberale, da sempre critica sui presunti vantaggi promessi: “Finalmente questa mistificazione dell’ora legale è al suo termine”. Secondo alcune previsioni, un’ora sottratta all’erogazione d’illuminazione pubblica e privata avrebbe infatti generato utili per centocinquanta milioni, anzi no, almeno ottanta di milioni e comunque sì, ci sarebbero stati risparmi notevoli e tanto bastava.

Dopo gli applausi sotto l’orologio trapelarono i dubbi, di cui si accenna in cronaca. Va infatti considerata la totale assenza di efficaci strumenti per la veloce trasmissione di contenuti. Niente radio, per la sua diffusione occorreranno almeno altri dieci anni, giornali letti da una minoranza, la vasta area suburbana esclusa dal flusso delle informazioni. E poi nelle aree rurali era consueto regolarsi con le fasi di sole e luna, quando non presente la meridiana, notoriamente indifferente ai decreti del governo. E il poeta aveva già del resto suggerito con il soffio di un verso che “il suon dell’ore vien col vento”. Per questo, oltre ai prefetti e sindaci, si ricorse anche ai parroci per diffondere e far comprendere i benefici derivati da quella disposizione.

Il giornale, ostile al provvedimento, si esercitò con l’ironia, evocando lo smarrimento dei nottambuli, costretti a rincasare prima, e il cruccio degli ignari giocatori messi alla porta dall’oste, carte in mano, nel mezzo della giocata. Multe salate del resto, dopo mezzanotte, per protrazione abusiva di orario. Mugugni anche per gli incontri saltati, come l’appuntamento agognato o quel treno partito da un’ora che ti lascia inutilmente trafelato. Questo, anche se il gallo resterà sempre fedele al suo annuncio mattutino e la Chiesa adeguerà il coro delle campane, tutte allineate a suonare l’Ave Maria secondo l’ora legale. Gli assidui del pasto a mezzogiorno poi, anche loro si sarebbero adattati sedendosi al tocco del campanone con appetito presumibilmente invariato.

Sì, quella stramba iniziativa, ancorché ritenuta inutile, avrebbe in ogni caso sparso poco sangue e in breve tutto sarebbe filato come prima. Eppure qualcosa non tornava ai perugini più accorti e attenti al soldino. La riflessione trovò spazio nel giornale, da cui la succinta domanda, quella da girare ai gestori del servizio elettrico: considerato il decantato risparmio, dovuto alla ridotta erogazione di energia, per cui la pubblica illuminazione si spegne un’ora prima, è prevista qualche riduzione o i vantaggi sono tutti per loro? Come dire, ma a noi cittadini, cosa viene in tasca?

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