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Correva l'Anno... di Marco Saioni | Perugia 1910, la malattia del gioco in osteria costa sangue: "Alfredo mi ha sbudellato”

Probabilmente in difetto di anticorpi contro la dabbenaggine, Alessandro Capoccia e figlio, avventori dell’osteria di Piazza d’Armi, accettarono una partita a morra con due sconosciuti. Mossa avventata, poiché la coppia esibiva fucile e revolver. Argomenti di una certa consistenza, comunque in grado di suggerire qualche cautela. No, dopo qualche lancio il Capoccia s’intignò su un punto conteso ed esaurito il repertorio, ancorché esteso, di rauche grida blasfeme, il confronto precipitò nell’esito prevedibile. La replica dello sconosciuto passò con disinvoltura alla pistola e la pallottola produsse una sgradita presa d’aria nel palmo della mano dell’incauto Alessandro. La reazione istintiva del figlio approdò anch’essa a esiti insalubri, ottenendo per sé una rude carezza in faccia con il calcio del fucile. 

Quindici giorni di prognosi per entrambi, latitanza fulminea per gli altri. Analogo il fatto nella rivendita di vino in Piazza Grimana,morra-2 dove si presero a male parole due giovani, Silvio Occhiucci, bracciante di ventitré anni e il coetaneo muratore Astorre Piccilocchi. Questioni di morra, anche qui. Invitati a uscire dal locale, l’oste non gradiva l’intervento delle guardie, il muratore
mollò un ceffone al rivale. Sembrò morta lì e ognuno per la sua strada. Solo che lo schiaffeggiato non la mandò giù e si diresse in casa, lì nei pressi. Tornò con una falce e bava alla bocca ma non trovò l’avversario. Incrociò invece il quarantenne Domenico, anche anch’esso coinvolto in qualche modo nella morra. Dovette parere brutto riporre l’arnese e rincasare, così si avventò sul malcapitato menando fendenti secondo lo schema “ndo cojo cojo”. Referto di venti giorni per il ferito e fuga verso il precipizio del Bulagaio per lo sfalciatore.

“Alfredo mi ha sbudellato” gridò invece Ettore, portandosi le mani al ventre. Aveva appena ricevuto due coltellate maligne, tali da provocarne la morte nelle ore successive. Diverbi originati da un rifiuto, quello di negare un altro giro di morra. Un fattaccio brutto, che sconvolse Castelgiorgio, anche per la giovanissima età della vittima, diciassette anni, e i futili motivi che indussero l’omicida a mettere mano alla lama. Scena del crimine, ancora una rivendita di vino. Gioco antichissimo e diffuso la morra, sebbene vietato già nell’antica Roma, la “micatio” era infatti assimilata ai giochi d’azzardo e ritenuta causa di zuffe dagli esiti drammatici. Anche i divieti in età moderna traevano motivo da ragioni di ordine pubblico. Il gioco si svolgeva con certa frequenza nelle osterie o in locali con mescita di vino. Lo stato di alterazione etilica agevolava quindi smodati alterchi dai risvolti violenti e talvolta, come si è visto, letali.

morra2-2Presente fin dalle più remote fasi dell’evoluzione umana, il gioco rappresenta un’attività esercitata per puro svago. Esso si avvale di un sistema di regole condivise e uno scopo, la vincita di una posta. Entro questa cornice coesistono varie tipologie, la morra e il ruzzolone, in particolare erano largamente praticati dalle “classi infime” locali, come precisa il quotidiano conservatore, accanito avversario del disco di legno. Del resto, le coltellate per la morra riguardavano solo i giocatori ma una ruota di legno lanciata tra le gambe dei passanti era altra storia.

Di aspetto e dimensione assimilabile a una forma di pecorino, il ruzzolone poteva pesare qualche chilo. Si lanciava tramite una cinghia arrotolata che ne amplificava la spinta, mantenendo la traiettoria impostata. Era consentito solo in certe strade, come quella che da Fontivegge arrivava a Pila, fuori porta S. Angelo per Ponte d’Oddi, Rimbocchi-San Marco, strada del cimitero verso Ponte Valleceppi, la Pallotta, ma l’osservanza rigorosa del precetto stentava ad attecchire. Spesso si giocava anche in zone proibite, magari insieme alle guardie che dovevano controllare, tanto il gioco era diffuso. Innumerevoli pertanto le proteste per l’inosservanza della normativa al riguardo da parte di cittadini, cui il giornale dava voce. Non proprio immotivate le preoccupazioni di quanti ne rimarcavano la pericolosità, dati gli incidenti e le immancabili liti. Valga per tutti quello occorso alla signora ottantenne fuori Porta San Pietro, centrata alla gamba da un lancio dissennato. Una settimana dopo subì l’amputazione.

Nonostante tutto l’Istituto per l’educazione fisica produsse una delibera volta a sollecitare l’amministrazione della Provinciaruzzolone-2 circa l’opportunità di abolire i divieti vigenti poiché sano gioco popolare che andava invece incoraggiato. Una disfatta per i benpensanti lettori dell’Unione liberale, che reagì con sarcasmo: “Sembra che il ruzzolone serva ottimamente alla educazione fisica, anche quando rompe la testa e le gambe a pacifici viandanti”. Ma lo sapevano o no questi signori dell’Istituto come si svolge tale gioco? E dopo aver ricordato il rischio sanitario si evoca il disastro ambientale dovuto alla rimozione di ostacoli dalla traiettoria di lancio, per cui: “si sappia che i giocatori si portano appresso picconi e zappe con le quali abbattono siepi, rompono scarpate stradali…”. Per non parlare della deriva morale cui sono soggetti i giocatori. Tutti sanno che tra una partita e l’altra si fa sosta alle osterie. Insomma, oltre a denunciare i rischi reali per l’incolumità altrui, la campagna contro il ruzzolone si caricò di contenuti classisti giacché attività esclusiva di contadini e operai, ovviamente tutti in odore di socialismo. 

Del resto le classi lavoratrici tendevano a disertare i tornei di carte ai Filedoni. In ogni caso non furono le guardie ad arrestare le fughe impetuose del disco di legno in ambito urbano quanto l’intensificarsi progressivo e inesorabile del traffico automobilistico. Ora è annoverato tra gli sport e praticato con entusiasmo e partecipazione, specialmente in Umbria, dove sono attive piste dedicate. I campionati si sono svolti regolarmente fino all’impatto della pandemia che imponendo misure di contenimento ha messo in standby anche i vorticosi legni rotolanti. Ma c’è chi confida nella speranza di un inserimento tra le discipline olimpiche.

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