rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Rubriche

Correva l'anno di Marco Saioni | Perugia, 1868 - Rimedi per ogni malanno, disponibili nelle migliori farmacie cittadine, illustrate dalla pubblicità

Mai più imperfezioni della bocca o dolore di denti. Suonava così l’annuncio apparso su “La Gazzetta dell’Umbria” nel giugno 1868. A Perugia era arrivata madame Esther Noel Vidali, acclamata dentista, la quale si avvaleva del “sistema monoplastico americano” qualunque cosa significasse, per confezionare dentiere “senza uncini o legature”. L’esimia garantiva inoltre sollievo dal dolore “senza estrazione”. Una sola medicazione per liberarsi dalla carie e in virtù del nuovo metodo, i denti neri diventavano bianchi e preservati da future infezioni. Un vero portento, asseverato da una nota in calce firmata niente meno che dal prof. Giuseppe Severini, eccelso patologo dell’università perugina.

Affrettarsi, tuttavia, poiché la stessa si sarebbe presto trasferita a Firenze ma, vista la stima dimostratale e per grande richiesta, avrebbe deciso di estendere di un mese la sua permanenza in città. Gabinetto in Borgo S.Pietro n.55, secondo piano. La prima risposta alla crescente domanda di
manutenzione del sorriso da parte dei perugini più abbienti. Quella delle inserzioni pubblicitarie, tradizionalmente inserite nelle ultime pagine dei giornali, costituisce un’intrigante lettura, in grado di restituire il clima di un’epoca, non meno dei resoconti di cronaca. Tali appaiono le inserzioni, particolarmente frequenti, volte a divulgare gli effetti benefici di sostanze, panacee per ogni malanno, in massima parte ancora di origine vegetale.

Talvolta anche la cronaca, nel raccontare un fatto, in questo caso il suicidio di una donna, riferisce di una consuetudine: “la povera Santina faceva uso per prescrizione medica del Ferro China Bisleri, medicinale che adoperano i nostri campagnoli, solo se la salute è davvero ridotta in stato
deplorevole”. Non è chiaro se si tratti di humor nero da parte del cronista ma, in effetti, la bevanda era presentata come efficace tonico, oltre a rappresentare un presidio valido contro la malaria, grazie al principio attivo della China. Una raccomandazione: “si beve preferibilmente prima dei pasti o all’ora del vermouth”. Ricette diverse, dunque, per chi è alla canna del gas e per quelli che gradiscono aperitivi e digestivi. Un vero affare quello dei ricostituenti, diffusamente presenti nella pubblicità e in vendita nelle farmacie perugine. Contrastavano la debolezza, l’affaticamento, l’anemia, ma come si vedrà, ogni tipo di patologia, giacché ritenuti rigeneranti e depurativi del sangue. L’ esuberanza di ferro e vari eccitanti potevano effettivamente garantire qualche sollievo dalle infermità, la cui natura traeva spesso origine, sul finire dell’Ottocento, dalla diffusa malnutrizione e condizioni malsane.

Al top c’era l’Ischirogeno, rigenerante per tutto. Efficace, si assicurava, nel diabete, in “alcune forme di paralisi” nell’impotenza e in svariate altre afflizioni. La bottiglietta andava a ruba, un ordigno liquido caricato a chinina pura, coca, fosforo e stricnina. Altro che i nostri energy drink, quello sì che ti metteva le ali. Non era da meno l’Iperbiotina Malesci, “rimedio universale scevro di veleno”, recitava l’etichetta. Forse per questo in grado di “prolungare la vita fino al limite massimo”. Oltre a debellare le malattie già coperte dall’Ischirogeno, l’annuncio osava di più, fino a garantire efficacia nei confronti della tubercolosi.

Tali preparati contenevano eccitanti come la coca, allora sostanza consentita. Il merito fu anche di un chimico corso, Angelo Mariani, che nel 1863 intese mettere a frutto i suoi studi sulle foglie della pianta. Ebbe l’idea di farle macerare nel vino, ottenendo una bevanda brevettata, il vin Mariani, che fece il botto in tutta Europa. Persino Papa Leone XIII ne fu estimatore e chissà se l’assaggiò a Perugia durante il suo lungo e difficile episcopato, dovendo convivere con il nuovo assetto impresso dai moti risorgimentali. Un tonico di quel genere ci stava. Di certo ne apprezzò il valore, tanto da insignire con medaglia d’oro lo scaltro chimico, ormai assurto a benefattore dell’umanità. Il successo di quel drink indusse inoltre la concorrenza a immettere sul mercato svariati prodotti analoghi. Vent’anni dopo sarà un farmacista di Atlanta a emulare la formula per la bevanda analcolica più famosa del mondo.

Che dire della strombazzata Revalenta arabica, raccomandata per ogni sofferenza e in grado, grazie allo straordinario potere nutritivo, di “prolungare la vita umana da venti a trent’anni” Un nome esotico, pura invenzione semantica per esigenze di marketing, che nascondeva la reale composizione del prodotto, una semplice farina di lenticchie, magari nutriente ma non esattamente un elisir per l’eterna giovinezza.

revalenta-2-2pariglina-2-3

A Perugia c’era sì necessità di ricostituenti ma erano largamente diffuse anche le malattie veneree, prova ne sia l’istituzione nel 1868 di un Sifilicomio, associato al carcere femminile. Solo loro erano forzatamente recluse per motivi igienici. Niente di meglio, dunque, per i maschi infetti ma liberi, che l’assunzione del liquore depurativo di Pariglina, copyright del professore eugubino Pio Mazzolini. Campo d’azione, le malattie sifilitiche, artriti croniche, tisi incipiente. Diffidare dalle imitazioni, così numerose, sembra, che neanche la Settimana enigmistica. Sempre in tema, ricorrevano le pubblicità dei preservativi, magari relegate in piccoli box. Tutte le novità in gomma, formula Goodyear o l’ecosostenibile vescica di pesce, riusabili. Massima segretezza nelle consegne.

Davvero sublime, anche per le illustrazioni promesse, doveva essere il manuale sulle “Colpe giovanili” che dispensava consigli agli afflitti da impotenza “ed altre tristi conseguenze di eccessi ed abusi sessuali”. L’etilismo, altra piaga sociale, alquanto diffusa, trovava risposta nell’acclamata Polvere Coza, da versare nel bicchiere all’insaputa del bevitore da parte della “moglie, sorella o figlia e senza che egli venga a sapere quale fu la vera causa della sua guarigione”. Una riedizione dell’acquetta perugina ma a fin di bene. Disponibile nelle migliori farmacie di Perugia.

Soluzioni a portata di mano anche nei confronti della calvizie con l’Acqua di A.Migone, di buona fragranza, capace di arrestare immediatamente la caduta dei capelli e, neanche a dirlo, la forfora. Da associare con l’Acqua anticanizie che non è tintura, si badi bene, ma in grado di restituire il colore naturale, poiché “agisce sulla radice dei capelli”. Strepitosi, in ambo i casi, i disegni e le vignette a supporto del messaggio pubblicitario.

capelli2-3coza2-2-2

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Correva l'anno di Marco Saioni | Perugia, 1868 - Rimedi per ogni malanno, disponibili nelle migliori farmacie cittadine, illustrate dalla pubblicità

PerugiaToday è in caricamento