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LIBERO PENSIERO Perugia e Progetto BRT. Si annuncia, forse, una nuova voragine economica…

Lecito, dunque, attuare il mega progetto. Ma occorrerebbe fare tesoro di quanto accade altrove e tenere conto delle esperienze effettuate

Progetto BRT. Si annuncia forse una nuova voragine economica… se non si ripensa l’alimentazione.

Potrebbe essere una soluzione, anche se non risolutiva. Lecito, dunque, attuare il mega progetto. Ma occorrerebbe fare tesoro di quanto accade altrove e tenere conto delle esperienze effettuate.

La linea Riccione-Rimini, chiamata METROMARE o Trasporto Rapido Costiero (TRC). Il sistema, in città pianeggianti, con strade ampie e percorsi dedicati, fornisce esiti soddisfacenti. I mezzi transitano in 15 stazioni intermedie. A parere unanime, si tratta di un sistema tecnologico ad elevato valore aggiunto: ecologico, rapido, sicuro.

Elemento non secondario in termini di riduzione di costi ed efficienza è l’alimentazione a rete. Ossia si parla fi sistema FILOTRAMVIARIO.

Insomma: il motore alimentato dalla rete elettrica aerea, come accadeva anche a Perugia con la vecchia Filovia.

Perché non conviene andare a batteria. Inutile portarsi dietro 30 quintali di batterie, una tara inaccettabile. Accumulatori costosissimi, da sostituire dopo un elevato chilometraggio. Senza contare che c’è chi ricorda incendi verificatisi più volte.

La sperimentazione di Bolzano. Qui si sta mettendo a confronto il sistema a batteria, quello ad alimentazione in rete e il diesel (euro 6). Poi si deciderà quale tipo di alimentazione è più performante ed economico.

 Un errore aver imboccato a testa bassa, a Perugia, il sistema a batterie. Per numerosi limiti di carattere economico e gestionale.

La ricarica in rimessa e il carissimo BIBERON. Ci spiegano che la ricarica completa delle batterie potrà avvenire solo in rimessa, durante la notte. Ma le batterie non possono essere efficienti per tutto l’arco orario di servizio, di una quindicina di ore. Da qui l’esigenza di ricariche parziali da effettuare alle singole stazioni di sosta. Si parla di alimentare le batterie attraverso il cosiddetto “biberon”.

Un attrezzino dal costo spaventoso. Ognuno di questi punti costa circa mezzo milione di euro. E ce ne vogliono diversi. Per un impegno complessivo superiore a quello che comporterebbe l’adozione della linea aerea.

Ripristinare le linee aeree per un’alimentazione costante. Ne abbiamo avuta esperienza con la vecchia filovia. Di cui restano ancora visibili, sebbene mozze, alcune torri metalliche in vari punti della città. È una modalità non impattante, né antiestetica. E si approvvigiona alla rete, fornendo poi energia alle vetture.

Attenzione ai costi. Poiché, per l’alimentazione a batterie, si parla di un costo compreso di 6/8 euro al chilometro. Nell’ipotesi minima e massima.

Facciamo un po’ di conti. Considerando che ogni percorso andata-ritorno vale 15 chilometri e che ci sarebbe una corsa ogni 10/13 minuti, per 15 ore di servizio pro-die, si va fuori con lo sballo.

Insomma: la voragine economica è servita. Altro che Minimetro. Come si fa a incassare 25 mila euro pro die, col biglietto a euro 1.50?

C’è poi la questione rendimento. Il filobus rende oltre il 95%, mentre le batterie hanno un resa del 40%. Il che equivale a sprecare e ad inquinare.

E speriamo che ci sia un’utenza robusta. Altrimenti il sistema sarebbe proprio fallimentare. Come è accaduto per il Minimetro, per il quale si era ipotizzata (maliziosamente?) un’utenza di parecchie volte superiore a quella reale.

Dunque, nell’ipotesi della scelta (definitiva?) del sistema a batterie, si prospetta un nuovo debito da caricare sulle spalle delle future generazioni.

Intanto per la realizzazione del sistema partiamo con una spesa da oltre 90 milioni ma potrebbero crescere in itinere. È accaduto qualcosa di analogo col Minimetro.

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