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IL BLOG di Franco Parlavecchio | Fasci e restauri, la storia non si cancella, si racconta per evitare gli errori passati

Troviamo sempre un motivo per fare polemiche, anche senza una reale ragione. E’ diventato l’unico modo per prendersi la scena ed avere quei cinque minuti di visibilità senza applausi. Questa volta è toccato al restauro dei fasci littori davanti al Mercato Coperto di Perugia. Qualche benpensante ha proposto di rimuoverli, magarli per tenerli dentro casa come un trofeo, dopo una battuta di caccia alle streghe. In alternativa desidererebbe fossero distrutti perché simboli di un periodo buio della nostra storia. Un po’ come hanno fatto i talebani con le statue a loro non gradite. Forse in quanti inneggiano alla cancellazione sommaria del passato alberga una recondita nostalgia di ciò che è stato, in una sorta di feticismo per quei simboli che hanno rappresentato un momento molto cupo della nostra storia. Un rigurgito di stampo autoritaristico ammantato dal fascino culturale esercitato da regimi solo in apparenza avversati ma allo stesso tempo profondamente desiderati, che per fortuna non abbiamo più vissuto se non in maniera indiretta o velata.  

E allora perché eliminare qualcosa che deve essere spiegato soprattutto alle future generazioni? In Italia è pieno di simboli che richiamano al fascismo. Vogliamo abbattere il quartiere dell’Eur a Roma, nonostante sia diventato un’attrazione per la capitale, un pezzo di storia architettonica unica nel suo genere? E così di seguito tutti gli altri edifici, tra cui decine di scuole presenti sul territorio? Poi possiamo anche dedicarci a cancellare le tracce di tutti gli strumenti di tortura che ancora appaiono nel cuore della città. Sterili polemiche estive dedicate all’ingresso di un punto simbolo di Perugia, un luogo popolare come il mercato coperto.

Non ci sarà bisogno di metterci sopra delle candele o tantomeno di soffermarci per una foto. Basterà una semplice spiegazione di ciò che è stato. Meglio restaurare e conservare a beneficio di tutti. Abbiamo bisogno di quella memoria per capirla: abbiamo bisogno di sapere da dove proveniamo per comprendere quali strade percorrere e soprattutto non percorrere nel nostro futuro. Il nostro passato non si cancella con un pennello, si racconta per non ripetere gli stessi errori.
 

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