rotate-mobile
Rubriche

L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | La Sanità Umbra ancora sta aspettando una guida e un piano sanitario... e il nervosismo sale

Le rassicurazioni sono da archiviare come bugie, il nuovo modello sanitario umbro, quello ospedaliero, perché quello territoriale merita altra riflessione, non esiste o, almeno, nessuno l’ha visto con anche la singolarità di un assessore che i più, eufemisticamente, definiscono lontano e a capo di un management simile ad una legione straniera. Non c’è più spazio nemmeno per la propaganda di parte, vista la tragicità delle cose. Perfino i sindaci di centro destra non riescono più a dissimulare nervosismi ed esplicite critiche. La sanità ospedaliera dell’Umbria non ha più una testa e neppure un modello intorno al quale organizzarsi. Le prime vittime di questa situazione sono i medici, tutti gli operatori sanitari, praticamente lasciati allo sbando senza più riferimenti professionali, senza certezze.

All’indomani di sanitopoli, a fronte della insistente domanda di un nuovo modello sanitario regionale, libero finalmente dagli orpelli del clientelismo politico, ingabbiato da una meritocrazia non data dalla professionalità ma dall’appartenenza partitica, il centro destra vittorioso, ai proclami di cambiamento,
modernizzazione su base meritocratica, in soli due anni è riuscita a trasformare quello che c’era, di certo non perfetto, inquinato dalle clientele , territorialmente squilibrato, in una specie di deserto dei tartari dove tutto quello che c’era, di bello e di brutto, complice anche la pandemia, è sempre più indefinito. Gli ospedali, grandi e piccoli, si stanno svuotando di professionisti delusi da una sanità pubblica che non li mette in grado di lavorare serenamente ed anche attratti da un sistema privato arrembante ed allettante. La menzogna della concorrenza tra pubblico e privato è definitivamente smascherata da una preferenza smaccata per il privato che ottiene convenzioni che sottraggono preziose risorse professionali e finanziarie alle strutture pubbliche. Eppure in Umbria professionalità, spazi moderni ed adeguati per una sanità pubblica ci sarebbero. Ospedali in gran parte nuovi o rimodernati, sottoutilizzati forse anche per dare spazio ai privati.

Gli esami strumentali, le visite specialistiche ed ambulatoriali vengono dirottati verso le strutture private che così attirano non solo pazienti ma anche i medici invogliati da maggiori soddisfazioni e guadagni. Si persevera nell’esercizio della attività professionale in extra moenia o anche intra moenia allargata così da richiamare medici, tecnici e spesso anche infermieri, dal pubblico al privato. Un clamoroso ed insostenibile conflitto di interessi; come se un ingegnere della Fiat nei ritagli del lavoro andasse a fare il consulente alla Mercedes. Tanto per capire Reparti negli ospedali da anni senza primari, concorsi che non vengono banditi così da impedire agli ospedali, ai singoli reparti, di impostare un progetto di lavoro ed anche di ricerca a medio, lungo periodo, agli scoraggiati medici di coltivare legittime ambizioni di progressione di carriera e dunque di aggiornamento. Negli ospedali pubblici si vivacchia in attesa magari di una proposta più vantaggiosa per
fuggire via.

Un impoverimento che impedisce una razionalizzazione dei servizi così da mantenere in una regione che ha un quarto degli abitanti di Roma doppioni inutili e costosi, due cardiochirurgie, Tac e risonanze magnetiche a gogo, magari funzionanti solo poche ore al giorno per mancanza di personale, che aizza la conflittualità tra territori e associazioni locali tutti agguerriti a difendere il particolare del proprio ospedale perdendo di vista un progetto regionale di riassetto organico e complessivo che invece rilancerebbe l’offerta sanitaria pubblica. Si è inquinato con il localismo più sciatto un serio ed informato dibattito sulle prospettive sanitarie regionali. In tutto questo le vittime sono i cittadini dell’Umbria che non sanno letteralmente dove sbattere la testa, hanno perso certezze e riferimenti. Magari i più abbienti possono ricorrere al medico “a pagamento”, gli altri, a dirla con eleganza, si attacchino.

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. (1 comma, art 32, Costituzione della Repubblica) Il rischio non più tanto improbabile, è il sovvertimento, in Umbria, di quello che in merito alla sanità dice la nostra Costituzione. La scelta assunta in questi ultimi giorni dalla dirigenza di ASL e ospedali di bloccare le prenotazioni per le visite specialistiche e strumentali oppure appuntamenti a mesi se non ad anni, vanno proprio in questa direzione considerando anche la impossibilità di diagnosi precoci fondamentali per la salute dei cittadini. Però la salute dei cittadini non è né di destra né di sinistra e non averlo compreso, un tempo da parte dai vecchi governanti di sinistra, oggi non assolve i nuovi di centro destra, anzi rischia di condannarli ancora più pesantemente.
 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

L'INDISCRETO di Maurizio Ronconi | La Sanità Umbra ancora sta aspettando una guida e un piano sanitario... e il nervosismo sale

PerugiaToday è in caricamento