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Capaci 30 anni dopo la strade di Mafia, a Spoleto esposto quel che resta dell'auto della scorta di Falcone

“Quarto Savona 15” - una Fiat Croma - non ha mai smesso di camminare grazie all’impegno di Tina Montinaro, moglie di Antonio. Ha macinato chilometri come simbolo indelebile della lotta alla Mafia

La brutalità e la spietatezza delle stragi di Mafia degli anni '90 portate avanti dai Corleonesi sono riassunte alla perfezione in quel che resta dell'auto “Quarto Savona 15”, il mezzo sulla quale viaggiavano gli agenti della scorta del giudice Giovanni Falcone - Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani - il giorno dell’attentato di Capaci. Un rottame che racconta di vite spezzate, di eroico coraggio e dedizione allo Stato. Un rottame racchiuso in una teca che oggi dimostra che il sacrificio non è mai vano e che anche i peggior nemici alla fine si possono battere. Oggi quel che resta dell'auto “Quarto Savona 15” - una Fiat Croma - non ha mai smesso di camminare grazie all’impegno di Tina Montinaro, moglie di Antonio. Ha macinato chilometri ed giunta a Spoleto: dove è stato motivo di dibattito con gli studenti dell’Istituto Pianciani di Spoleto  ai quali la signora Tina ha parlato della passione che quei giovani poliziotti avevano e dei valori che li portarono a sacrificare tutto per difendere legalità e giustizia.

WhatsApp Image 2022-07-01 at 17.40.29 (1)-2-2I resti dell’autovettura e il ricordo degli uomini della Polizia di Stato che hanno perso la vita a bordo della “Quarto Savona 15”, sono divenuti, unitamente al Giudice Falcone e a sua moglie Francesca Morvillo, simbolo della lotta alla mafia e della legalità.  Per questo, in occasione del trentennale della strage, l’Amministrazione Comunale di Spoleto ha voluto portare in città la teca al fine di promuovere, con una serie di iniziative, la cultura della legalità.  La teca, giunta a Spoleto nella giornata di ieri, è stata accolta presso la sede dell’Istituto per Sovrintendenti della Polizia di Stato per poi essere esposta, questa mattina, nei Giardini Matteotti dove si è svolta la cerimonia di svelamento. Fino a domenica 3 luglio, in concomitanza con lo svolgimento della 65esima edizione del Festival dei Due Mondi, la teca resterà esposta all’interno dei Giardini di Viale Matteotti a Spoleto. In questi giorni verrà omaggiata con momenti di preghiera, di riflessione, di musica e di dibattiti, con gli interventi e le letture degli studenti “I giovani di San Lorenzo”, che coinvolgeranno i partecipanti durante le giornate di sabato e domenica, quando la “Quarto Savona 15” lascerà Spoleto proseguendo verso altre mete la sua preziosa missione

WhatsApp Image 2022-07-01 at 17.40.30 (2)-2Con la voce rotta dall’emozione, il Questore Bellassai, attraverso il proprio intervento, è partito proprio dalla sua terra natale sottolineando quanto siano profondi i sentimenti della gente di Palermo e dell’intera Sicilia nei confronti di chi ha perso la vita, nell’attentato di Capaci, sacrificatisi per la lotta alla mafia e, soprattutto, per la libertà del nostro Paese.

“Dopo quell’attentato – ha continuato il Questore Bellassai – nulla fu più come prima: da quel momento il popolo siciliano comprese che non si poteva rimanere neutrali ma era necessario rafforzare l’impegno civile accanto all’azione dello Stato. La strage di Capaci fu l’inizio della fine della mafia. Non abbiamo ancora vinto, ma lo Stato, da quel giorno, ha dimostrato di avere una grande forza e una grande compattezza nelle sue Istituzioni sufficiente a far indietreggiare l’arroganza e la violenza bruta di ogni organizzazione mafiosa. I colleghi che hanno sacrificato la loro vita hanno creduto profondamente nelle persone che tutelavano e nei valori dello Stato democratico. Sono uomini che meritano il nostro ricordo”.

Dopo lo svelamento, in un momento di grande emozione, la signora Montinaro ha condiviso alcune riflessioni con i ragazzi presenti, sottolineando quanto sia importante che i giovani comprendano fin da subito quanto sia fondamentale stare dalla parte della legalità. 
“Questa teca – ha detto – è un monito affinché certi episodi non si ripetano. Mio marito non era un eroe, ma un poliziotto che ha fatto un giuramento e che ha svolto il proprio dovere fino in fondo. È importante far capire ai ragazzi cosa vuol dire fare il proprio dovere, stare dalla parte della legalità. Sono 30 anni che mi carico sulle spalle la Quarto Savona 15, quello che rappresenta, per evitare che il sacrificio di quei poliziotti non venga dimenticato. Non bisogna essere indifferenti, ma guardarsi intorno se vogliamo combattere la mafia e ricordare quegli uomini che hanno dato la vita per far rialzare la testa e per il cambiamento”.
 

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